Non c’è dubbio che l’Ungheria
sia nel bene e nel male il crocevia dell’Europa è storicamente i suoi
interventi anche se non determinanti sono stati al centro di tutte le grandi operazioni
di mutamento storico. Come non ricordare la Pannonia Superiore e Inferiore al
tempo dei romani, quella era terra di confine, di barbari, di nuove popolazioni
che si affacciavano ai bordi dell’Impero. Insieme con la Dacia misero in
estrema difficoltà molti imperatori e impegnarono fior di legioni. Attila passò
proprio di li nello sfondare le linee romane prima di incontrare i suoi
oppositori: il generale Ezio e il Papa Leone. In tempi più recenti a Mohacs, 1526,
si immolò contro Solimano il Magnifico tutta la nobiltà ungherese e gli Asburgo
presero le redini di ciò che restava dell’Ungheria e iniziò fino alla battaglia
di Vienna del 1683 il dominio turco. Nel 1867 ottennero un po’ di autonomia,
quella reclamata 18 anni prima da Lajos Kossuth poi espatriato e morto a
Torino, e si batterono con furia contro gli italiani durante il primo conflitto
(il nonno beppe mi parlava proprio di croati e ungheresi mai austriaci nelle
sue battaglie sull’Isonzo). Nel secondo conflitto mondiale accompagnarono gli
italiani in Russia e il cedimento dell’ala dell’armata ungherese porto all’accerchiamento
e alla successiva sconfitta dell’Armata di Von Paulus, alcune unità si
salvarono a rimorchio di quelle italiane a Nikolajewka. Horthy a differenza di
Hitler e Mussolini cercò l’armistizio con russi e americani ma il suo doppio
gioco fu scoperto e la nazione da invasore diventò occupata anche se solo per
pochi mesi. Nel 1945 il dominio tedesco cessò e inizio quello del Patto di
Varsavia finito nel 1989. La storia recente ci parla di un popolo perennemente
alla ricerca della sua dimensione ma di fatto attraversato dalla storia in modo
verticoso. Quale sarà il prossimo passo
lunedì 30 marzo 2020
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