venerdì 3 aprile 2020

Cerea. Il canottaggio agonistico nasce a Torino



Come sempre Torino e il Piemonte sono sempre stati in prima linea nel far partire per la prima volta attività di impresa o sport. Non ne è da meno una delle categorie sportive che è facile vedere anche oggi sul Po mentre si allenano. Stiamo parlando del canottaggio e in effetti proprio il 16 luglio del 1865 si svolge sul bacino del Po la prima gara di canottieri italiani organizzata con il patrocino del Municipio di Torino con imbarcazioni a due o quattro vogatori in piedi alla veneziana oppure seduti. Un evento per il periodo e uno sport che tonifica muscoli e cervello e mette a contatto con la natura. La prima società nasce nel 1863 per iniziativa di alcuni gruppi di giovani decisi a trasformare la passione per una gita in barca in uno sport dal sapore agonistico. Fatto curioso siccome era in voga tra gli sportivi salutarsi con l’intercalare tipico sabaudo; la prima società si chiamò proprio Cerea, subito seguita da altri sodalizi che si chiamavano Eridano o Flick Flock. La manifestazione del luglio 1865 ebbe un vastissimo seguito di pubblico con molti spettatori assiepati sulle rive del fiume e grazie anche ai colori sgargianti che disegnavano i costumi degli atleti. Secondo alcuni storici tuttavia queste gare venivano effettuate anche in passato pare infatti che già nel lontano 1624 all’epoca della guerra dei trent’anni per svagare i concittadini vi fossero manifestazioni simili. Inoltre per celebrare vittorie o genetliaci si tennero riunioni particolari come il 14 giugno 1801 quando Napoleone festeggiò l’anniversario della sua vittoria a Marengo ottenuta l’anno prima contro l’esercito austriaco ottenuta proprio nell’alessandrino, oppure il 12 aprile 1842 quando si festeggiò il matrimonio tra l’erede al trono Vittorio Emanuele che poi diventò il primo re d’Italia alle sue nozze con Maria Adelaide d’Austria. Chissà a quell’incontro se partecipò anche il maresciallo austriaco Radetsky, con ogni probabilità si, anche perché quando lo incontrò sul campo di battaglia di Novara, esattamente sette anni dopo, il vecchio soldato austriaco non volle infierire contro quello che considerava non a torto una persona vicina al casato asburgico

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