Con la oramai sicura, tocchino
pure ferro i tifosi, promozione di
Torino in A2, la serie cadetta rischia di parlare un forte idioma piemontese il
prossimo anno con squadre che potrebbero recitare a soggetto e diventare
protagonisti nel campionato che spalanca la sua vista sulla serie A. Il
condizionale è d’obbligo anche perché i soggetti arrivano da tre esperienze
diverse e che potrebbero lasciare strascichi anche per il futuro. Biella è la
società che ha più dubbi sul suo futuro, gli incontri si susseguono, la data d’iscrizione
è ancora lontana ma oramai incombe, e tra i mormorii della gente, dei tifosi e
anche degli operatori del settore è ancora mistero su chi possa prendere in
mano il timone di un gruppo dalla buone potenzialità ma ancora in cerca di una
propria dimensione. Le voci si rincorrono e ogni giorno si assiste a una ridda
di ipotesi che forse hanno il potere di rendere il panorama ancora più confuso.
Il problema per le istituzioni è come
tenere aperto il Palazzetto, ma non si lavora a soluzioni, almeno sembra
percorribili. La strada di Biella si interseca con Casale che lo scorso anno
scendendo di categoria aveva tracciato un percorso nuovo quello del Consorzio,
un progetto concreto e un percorso agonistico che partito bene si è poi arenato
nelle ultime di campionato e contro Pistoia in semifinale Play off. Tra voci,
smentite, che vorrebbero la vendita del diritto sportivo e sponsor in ipotetica
fuga – vedi Novi che qualcuno dà in quota a Biella, il progetto dovrebbe
continuare. Per ultimo Torino che sta tornando nell’Olimpo di un basket da cui
manca da troppo tempo, con al timone proprio l’ex Presidente glamour di Biella,
che meno di dodici mesi fa consumò il suo divorzio all’ombra del Mucrone. Manca
solo l’ufficialità ma ormai anche Torino che tra l’altro ha un bacino di
partner e possibili sponsorship notevoli. Magari in un futuro non troppo remoto
potrebbe avere al suo comando quel Meo Sacchetti che due anni fa alle Final
Eight di Coppa Italia aveva manifestato il suo desiderio di tornare ad allenare
a Torino. Insomma ci sono tutti i crismi per una storia piemontese che ci si
augura a lieto fine per il basket. La passione dei piemontesi è forte, molto
forte
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