mercoledì 5 settembre 2012

L'italia non è un paese per vecchi (almeno nel calcio)


Interessanti gli spunti forniti dalle analisi dei giornali sporti e dai quotidiani legate alla presenza maggiore di giovani nel panorama calcistico nazionale. In tempi di spending review, di bilanci tendenti allo zero, di poche disponibilità, si aguzza l’ingegno  alla ricerca di opportunità migliori e perché no di nuove occasioni. Le società riscoprono i vivai, ci si accontenta dei prodotti made in Italy. E in questa politica scopri poi che i Marrone, i Verratti, i Longo e i De Sciglio esistono; sono bravi e costano per le società che li hanno voluti relativamente poco. Se poi sono il frutto delle giovanili ancor meglio. La domanda allora è perché non investire di più fin dagli anni passati sulle nostre strutture, gli eredi dei Maldini, dei Rivera, dei Prati esistono, basta programmare, farli crescere seguirli con cura, non aver paura di farli debuttare e di farli giocare con continuità. Nel calcio come nella vita è giusto rigenerarsi, lo status quo a volte può generare dei mostri. E poi non si può vivere sempre di ricordi magari applicassimo queste leggi anche alla politica e all’economia forse non sarebbe poi così male.

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