Che il ricordo della storia e del passato stia diventando
sempre più un mantra per cercare di trovare risposte del presente è un dato di
fatto, ma che si utilizzi il resoconto della storia di alcuni momenti della seconda
guerra mondiale come scontro di due tipologie di genere (destra vs sinistra)
francamente mi sembra esagerato. Il mio professore all’università, con cui mi
sono poi laureato, era un maniaco dell’utilizzo delle fonti, e ne aveva ben
donde, la storia è data da una sequenza di dati reali che hanno costituito un
percorso chiaro e lineare. Le interpretazioni invece sono soggettive dello
storico che le analizza, ma se lo studioso vuole compiere uno studio coerente
dovrebbe sempre attenersi alla realtà e non andare su ricostruzioni spesso
artificiose che nulla aggiungono se non addirittura mistificano lo stesso
percorso. Dico questo perché mi sono recentemente imbattuto in una
dichiarazione fatta da uno studioso che ha stabilito come il reduce dalla Russia
fosse di sinistra e quello da El Alamein invece retaggio della destra, un po’ la
stessa retorica usata per gli arditi della prima guerra mondiale che dovrebbero
in teoria, secondo alcuni storici, essere retaggio dei primi raggruppamenti
fascisti; niente di più falso. Proprio l’elenco di chi partecipò agli eventi
della prima guerra mondiale, spesso, non seguì nel biennio successivo l’eversione
di destra, anzi erano più i socialisti o coloro che avevano retaggio nelle
formazioni di sinistra ad aver preso parte ai gruppi di assalto. Quanto poi all’accusa
ai reduci della ritirata e dalla prigionia in Unione Sovietica basterebbe
ricordare le lezioni e le filippiche di Fidia Gambetti, Cesare Correnti e
Edoardo D’onofrio, i commissari politici comunisti dei campi di prigionia per
ipotizzare che chi uscì dagli oltre 165 gulag l’unico elemento che avrebbe
odiato in modo forte e chiaro era proprio quella parte politica. Ne si può
ipotizzare per i reduci della Folgore un radioso presente e un passato legato
al motto di “credere obbedire e combattere”. Questi uomini lottarono nel
deserto per la loro vita contro forze soverchianti maledicendo chi li aveva
mandati in Egitto a conquistare la spada dell’Islam. Questa voglia continua di
massificare o di creare dei clichè ha portato a comprendere sempre meno la
nostra storia patria, fatta di uomini e di azioni e non di fazioni, ribadisco
sempre che uno studio preciso, scevro da influenze politiche, forse potrebbe
farci fare la pace con il nostro turbolento passato e trarre magari da esso le
giuste opportunità per programmare il nostro futuro. Abbiamo così tanti esempi
illuminati, di statisti, di condottieri, di uomini e di donne che hanno dato
tanto al nostro paese. Dall’alto di migliaia di anni di storia i nostri avi ci
guardano meritiamoceli
domenica 4 dicembre 2022
Una storia che non sia faziosa ma reale
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