domenica 4 dicembre 2022

Una storia che non sia faziosa ma reale


 

Che il ricordo della storia e del passato stia diventando sempre più un mantra per cercare di trovare risposte del presente è un dato di fatto, ma che si utilizzi il resoconto della storia di alcuni momenti della seconda guerra mondiale come scontro di due tipologie di genere (destra vs sinistra) francamente mi sembra esagerato. Il mio professore all’università, con cui mi sono poi laureato, era un maniaco dell’utilizzo delle fonti, e ne aveva ben donde, la storia è data da una sequenza di dati reali che hanno costituito un percorso chiaro e lineare. Le interpretazioni invece sono soggettive dello storico che le analizza, ma se lo studioso vuole compiere uno studio coerente dovrebbe sempre attenersi alla realtà e non andare su ricostruzioni spesso artificiose che nulla aggiungono se non addirittura mistificano lo stesso percorso. Dico questo perché mi sono recentemente imbattuto in una dichiarazione fatta da uno studioso che ha stabilito come il reduce dalla Russia fosse di sinistra e quello da El Alamein invece retaggio della destra, un po’ la stessa retorica usata per gli arditi della prima guerra mondiale che dovrebbero in teoria, secondo alcuni storici, essere retaggio dei primi raggruppamenti fascisti; niente di più falso. Proprio l’elenco di chi partecipò agli eventi della prima guerra mondiale, spesso, non seguì nel biennio successivo l’eversione di destra, anzi erano più i socialisti o coloro che avevano retaggio nelle formazioni di sinistra ad aver preso parte ai gruppi di assalto. Quanto poi all’accusa ai reduci della ritirata e dalla prigionia in Unione Sovietica basterebbe ricordare le lezioni e le filippiche di Fidia Gambetti, Cesare Correnti e Edoardo D’onofrio, i commissari politici comunisti dei campi di prigionia per ipotizzare che chi uscì dagli oltre 165 gulag l’unico elemento che avrebbe odiato in modo forte e chiaro era proprio quella parte politica. Ne si può ipotizzare per i reduci della Folgore un radioso presente e un passato legato al motto di “credere obbedire e combattere”. Questi uomini lottarono nel deserto per la loro vita contro forze soverchianti maledicendo chi li aveva mandati in Egitto a conquistare la spada dell’Islam. Questa voglia continua di massificare o di creare dei clichè ha portato a comprendere sempre meno la nostra storia patria, fatta di uomini e di azioni e non di fazioni, ribadisco sempre che uno studio preciso, scevro da influenze politiche, forse potrebbe farci fare la pace con il nostro turbolento passato e trarre magari da esso le giuste opportunità per programmare il nostro futuro. Abbiamo così tanti esempi illuminati, di statisti, di condottieri, di uomini e di donne che hanno dato tanto al nostro paese. Dall’alto di migliaia di anni di storia i nostri avi ci guardano meritiamoceli     

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