mercoledì 14 dicembre 2022

L'impossibilità di essere Adani


 foto virgilio

 Tutto procedeva tranquillo con la nazionale fuori dagli schemi, le partite dei gironi, poi è scoppiata la febbre lasciati da parte i temi etici si è concentrati sull’arte pedatoria, Giappine che maramaldeggia con i tedeschi, serbi che escono, spagnoli che cozzano contro Ceuta (reminiscenze storiche) e poi lui il vate delle telecronache impossibili, il costruttore di sillogismi impensabili, l’adoratore del re sole, pardon della pulce al secolo Lele Adani. Una scarna carriera pedatoria persa in provincia tra Ascoli, Brescia e un paio di stagioni all’Inter, la presenza in nazionale agli inizi del 2000 e una carriera di aiuto allenatore. Ma è nell’etere che acquisisce credibilità partecipando a Sportitalia e a trasmissioni di Bobo Vieri fino a di ventare opinionista sky e ora della tv di stato. La vittoria contro il tottenham lo scatena e ne certifica la frase “la garra charrua” con cui definisce l’impresa di Vecino che porta la seconda squadra di Milano a vincere il match al 92. Qui al mondiale si trascina come tifoso sfegatato dell’albiceleste, il guaio è che ha creato un personaggio e lo alimenta partita dopo partita in modo pesante tale da indispettire il pubblico. Ora due le soluzioni o si guarda la partita modalità mute, oppure la Rai mette un telecronista al pari livello di Adani tanto da far diventare la telecronaca un reply di quello sudamericano, in tutti e due i casi ci guadagna l’audience, provare per credere  

 

 


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