Non
esistono partite impossibili, esiste solo la volontà di metterci
l’anima, di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di provarci fino
alla fine.
E quando una montagna sembra insormontabile
da scalare, è allora che si trovano energie incredibili.
A Cornedo i ragazzi erano delusi: la mole di gioco prodotta e le occasioni create non avevano reso giustizia a un risultato troppo penalizzante. Ma bastava osservare la preparazione pre-partita, la concentrazione e la determinazione.
Vitellaro apre le danze e i primi quattro minuti sono un concentrato di tutto questo. Il mister avversario chiama time-out e motiva i suoi; ne esce un minuto terribile, come all’andata, con due contropiedi letali firmati Tres e Boschetto. È un attimo, ma determinante.
Patanè arringa il gruppo e, piano piano, l’Orange esce dal guscio; poi la ruota della fortuna gira. Ibra impatta, Merlo scaglia un tiro da venti metri e Montauro, con precisione, sigla il 4-2. I padroni di casa continuano a spingere e a insistere. La partita si incattivisce, agonisticamente parlando, ma non c’è più quella sudditanza che aveva caratterizzato la partita di andata.
Il secondo tempo scorre lento ma senza troppi sussulti, o meglio, ci sarebbero stati, ma per quattro volte i legni avversari e Petkovic hanno detto no.
Ci vuole Caracciolo, come portiere di movimento, a togliere le castagne dal fuoco a novanta secondi dalla fine. Patanè cerca di vincerla, ma poi si arrende all’extra time. Cinque minuti di studio e poi Cornedo gioca la carta del portiere di movimento nel secondo tempo supplementare.
Amico non corre pericoli e Ibra si concede il lusso del gol di nuca. È apoteosi.
Niente
male per una squadra che doveva salvarsi e invece si giocherà
l’accesso alle Final Four contro la corazzata MGM.
Sursum
corda, Orange!
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