Sono cresciuto con la sindrome
bianconera, gli inizi della carriera da tifosi sono stati pesanti due scudetti,
quella della stella persi per un fuorigioco sommario e una serie di sviste
arbitrali, pardon lo belle, che gridavano vendetta. Ma al tempo stesso dopo
aver visto Milan Sambenedettese allo stadio (eravamo in 60 mila) ed aver
vissuto a San Siro gli anni delle Coppe mi sono sempre detto che quando che
quando sei forte, lo sei aprioristicamente e il conto, tra benefit e deficit, a
fine stagione va quasi sempre in pareggio. Non mi sono stracciato le vesti dopo
Marsiglia, una buffonata, mi ha fatto male la finale di Istanbul (maledetti sei
minuti) ma poi pareggiati nel 2007, e, seppur a malincuore, ho sempre detto che
la squadra non poteva pensare di essere stata sfavorita per la mancata concessione
della rete a Muntari, quella squadra aveva le qualità e poteva vincere anche
senza quei due punti. Più forti dell’invidia e dell’ingiustizia ha sempre
recitato il mantra di Silvio, e aveva ragione. Guardiamo il campo punto e basta.
Ora nell’età dei social, non vorrei abusare di Eco ma il riferimento è chiaro,
tutti si sentono autorizzati a commentare di tutto e di più e nell’Italia che
grida al complotto anche quando vai a comprare il pollo al supermercato, perché
c’è sempre un grande vecchio burattinaio, il secondo fine. In questa stagione dopo
aver sovvertito tutti i pronostici la squadra viaggia e gioca soprattutto, ma, il
sistema (sic! Chi? Quale? per fortuna non c’è più Berlusconi nonostante Report
insista), sempre secondo i soliti bene informati tifosi, sta aiutando i
rossoneri a reggere regalando tiri dal dischetto manco fossimo nel futsal. Dei 14
tiri, alcuni peraltro sbagliati, solo uno è stato generoso (anche se andava a
sanare quello contro veramente errato) gli altri (altrimenti non ci sarebbe il
Var) erano palesi. E tralasciamo il fatto che coi cartellini, sempre il solito
sistema verrebbe da dire non sia tenero, e anche che i legni, anche qui siamo
in doppia cifra non ci diano ragione, ma tant’è ormai lo storytelling questo è.
Ma che siano i tifosi a farlo tutto sommato ci sta, la colpa è sempre dell’avversario,
ma che lo facciano scientemente anche pseudo giornalisti, non solo di calcio,
lascia esterrefatto. E così vivremo per
sempre con la sindrome di “ah se c’era Nedved” un mantra classico che
stabilisce che il trofeo tanto agognato non è stato raggiunto ma solo perché c’è
stato l’aiutino (in questo caso è stato l’arbitro di Juve Real in semifinale e
non la dabbenaggine di un giocatore sopravvalutato che a risultato acquisito ha
fatto una sonora sciocchezza); dimenticavo siamo in Italia la patria del gomblotto.
domenica 31 gennaio 2021
I rigori dell'Inverno
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