giovedì 14 gennaio 2021

Tigellino un uomo dissoluto per tutte le stagioni della politica romana


Mentre imperversa la crisi politica con politici che sono pronti a entrare in campo con maglie diverse da quelle abituali, propagandando un sistema di vita e di comportamenti che ai più suona desueto, ma che in realtà si perde nella notte dei tempi, vale la pena ricordare la figura di Tigellino. Uomo dissoluto e dai gusti abbastanza deviati che sotto Nerone imperatore ne combinò di cotte e di crude. Accusato di adulterio per aver impalmato la sorella di Caligola, Agrippina, esiliato, tornò nella capitale sotto l’imperatore Claudio e divenne amico di Nerone che lo nominò prefetto nei vigili nel 62. I vigiles praticamente erano gli antesignani dei pizzardoni che avevano il compito di sorvegliare sulla salute della città (sette corti da 1000 uomini l’una in cui era divisa l’antica Roma). Dopo la congiura dei Pisoni, nel 65, che portò tra l’altro alla morte di Seneca e di Petronio, divenne potentissimo e si mise in luce per eccessi sessuali di avarizia e di pura crudeltà. Abbandonò Nerone non appena si accorse che era caduto in disgrazia e si pose al servizio di Galba. Dopo nemmeno sette mesi offrì i suoi servizi a Otone, ma quest’ultimo subodorando un probabile futuro tradimento, lo condannò a morte costringendolo a suicidarsi. Anche Otone non sopravvisse a lungo prima dell’arrivo della dinastia dei Flavi con Vespasiano. Insomma a distanza di qualche millennio la politica romana non cambia

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