La storia dell’uomo è piena di
momenti e di date che vengono ricordate e tramandate ai posteri come momenti
fondanti, episodi che alle volte cambiano il corso della storia e altre volte ne
definiscono i contorni. Nell’800 al di là della lotta per la supremazia continentale
che vide scontrarsi imperi centenari come quello austriaco e russo con potenze
di nuovo conio come la Germania e l’Italia ci fu la corsa ai domini oltremare. Ultima
arrivata alla spartizione dei domini oltremare l’Italia andò a incancrenirsi
nel Corno d’Africa, mentre Francia e Inghilterra invece furono decisamente più
attive su tutto il continente. Alle potenze continentali sembrava fosse
sufficiente mandare qualche battaglione di soldati con le armi più moderne per
avere ragione di quelli che consideravano selvaggi e, invece, tutti incapparono
in sonore e brucianti sconfitte. Il 1 marzo 1896 per l’Italia avvenne quella
più cocente, ad Adua, un vero disastro. Eppure le truppe coloniali italiani si
erano ben comportate in Eritrea, contro il Mahdi, un fanatico Bin Landen dell’800
a kassala e in altri teatri e scontri. Adua rappresentò un’onta difficilmente
cancellabile, eppure se si guarda la storia degli inglesi i rovesci subiti dai
soldati della Regina, in quel caso Vittoria, non furono meno clamorosi di quello
italico. Isandlwana nel 1879 contro gli zulù, oppure Khartoum nel 1884/1885 con
l’uccisione di Gordon Pascià ad opera dei fanatici islamici (ma guarda un deja
vu), ma anche la guerra anglo boera, sono stati tutti episodi che dimostrano come
i soldati britannici abbiano avuto anche loro vicissitudini negative. C’è una
differenza sostanziale però noi le sconfitte le viviamo male, la ricerca del
colpevole con il ritiro immediato abbandonando la posizione acquisita, gli
inglesi, invece, con pazienza hanno sempre minimizzato e si sono preparati alla
rivincita in poco tempo. Tutta una questione anche di comunicazione, come
dimostrato anche nella seconda guerra mondiale con l’operazione Dynamo a
Dunkirk. Un disastro epocale per l’esercito inglese, a fronte di 338.000
soldati salvati, i britannici persero tutta l’artiglieria, la sussistenza, un’armata
completamente distrutta con la nazione in balia di una probabile e futura invasione.
Eppure nell’ora più buia, come celebrato da un film didascalico su Wiston
Churchill, nella difficoltà più nera fu una brillante comunicazione a infondere
coraggio e dare le giuste motivazioni a una squadra, un popolo che sembrava in
balia della disperazione. Noi italiani dovremmo imparare da questi
atteggiamenti, sarebbe stato utile in passato e avremmo evitato tanti sbagli, ma
potrebbe diventare anche un utile strumento per il futuro perché come diceva sempre
Churchill: “Nella guerra, determinazione; nella sconfitta, resistenza;
nella vittoria, magnanimità; nella pace benevolenza”, a cui aggiungerei
nella comunicazione lungimiranza
martedì 5 gennaio 2021
Comunicare la sconfitta. Noi italiani non siamo proprio in grado
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