domenica 31 gennaio 2021

Che derby che Biella


 foto Pallacanestro Biella Barbieri 

Il nuovo corso Pallacanestro Biella iniziato con Udine sta dando i suoi frutti e se con Orzinuovi era mancata la vittoria di un soffio, mentre con Treviglio la posta piena aveva dato un enorme fiducia con Torino Squarcina si è ripreso gli interessi. Certo si dirà che la squadra della capitale sabauda era reduce dal Covid, che le mancava Alibegovic ancora positivo, ma Biella non presentava Hawkins, una pedina sicuramente fondamentale (anche lui positivo al Covid). Quindi palla al centro e pronti a giocare, Biella non è mai andata in confusione anche quando ha subito un break deciso nel terzo quarto, ma con pazienza ha ricucito gli strappi ed è sempre rimasta lì, a un’incollatura, pronta ad azzannare l’avversario. E l’occasione è arrivata nel finale più lucido da parte di Laganà e compagni, che hanno portato alla fine una vittoria che vale molto di più dei due punti conquistati. Mvp per Biella manco a dirlo l’ultimo arrivato Carroll con 27 punti realizzati, frutto anche di cinque tentativi dalla lunga distanza, dalla linea della carità 10/12 dove si è dimostrato chirurgico e in grado ci provocare sconquassi alla difesa di Torino (7 i falli subiti). Ma anche la regia di Laganà non si è fatta attendere e con Miaschi e Kuba, questa si che è una bella notizia, sono stati i giocatori determinanti al Pala Gianni Asti. Buonissime anche le prestazioni di Bertetti e Pollone, mentre un po’ sottotono Barbante e Berdini. Torino ha un po’ surclassato a rimbalzo Biella, soprattutto in fase offensiva, ma ha mancato tanti canestri dalla linea del tiro libero. Diop, per certi versi immarcabile con Cappelletti, mentre Clark si è acceso nella ripresa. Biella con otto punti è ancora al penultimo posto, e peccato che oggi Trapani abbia sbancato Tortona, alla prima sconfitta, tuttavia la classifica è corta e il passo tra i play out e i play off è decisamente breve. Con questo spirito noi puntiamo decisamente sui secondi  

 

Reale Mutua Torino-Edilnol Pallacanestro Biella 85-90

Parziali: 21-19, 42-44, 69-65

Reale Mutua Torino: Clark 23, Pagani, Penna 8, Cappelletti 17, Campani 7, Toscano 2, Cerruti ne, Origlia ne, Mortarino ne, Ferro ne, Diop 24, Bushati 4. All.: Demis Cavina.

Edilnol Pallacanestro Biella: Laganà 13, Carroll 27, Miaschi 14, Vincini 7, Wojciechowski 15, Berdini 2, Bertetti 5, Pollone 5, Barbante 2, Moretti ne. All.: Iacopo Squarcina.

Terna arbitrale: Ursi, Maffei, Caruso.

 

Rimbalzi Torino 36 Biella 25  Tiri liberi Torino 15/24 Biella 21/25 Assist Torino 15  Biella 14


I rigori dell'Inverno

Sono cresciuto con la sindrome bianconera, gli inizi della carriera da tifosi sono stati pesanti due scudetti, quella della stella persi per un fuorigioco sommario e una serie di sviste arbitrali, pardon lo belle, che gridavano vendetta. Ma al tempo stesso dopo aver visto Milan Sambenedettese allo stadio (eravamo in 60 mila) ed aver vissuto a San Siro gli anni delle Coppe mi sono sempre detto che quando che quando sei forte, lo sei aprioristicamente e il conto, tra benefit e deficit, a fine stagione va quasi sempre in pareggio. Non mi sono stracciato le vesti dopo Marsiglia, una buffonata, mi ha fatto male la finale di Istanbul (maledetti sei minuti) ma poi pareggiati nel 2007, e, seppur a malincuore, ho sempre detto che la squadra non poteva pensare di essere stata sfavorita per la mancata concessione della rete a Muntari, quella squadra aveva le qualità e poteva vincere anche senza quei due punti. Più forti dell’invidia e dell’ingiustizia ha sempre recitato il mantra di Silvio, e aveva ragione. Guardiamo il campo punto e basta. Ora nell’età dei social, non vorrei abusare di Eco ma il riferimento è chiaro, tutti si sentono autorizzati a commentare di tutto e di più e nell’Italia che grida al complotto anche quando vai a comprare il pollo al supermercato, perché c’è sempre un grande vecchio burattinaio, il secondo fine. In questa stagione dopo aver sovvertito tutti i pronostici la squadra viaggia e gioca soprattutto, ma, il sistema (sic! Chi? Quale? per fortuna non c’è più Berlusconi nonostante Report insista), sempre secondo i soliti bene informati tifosi, sta aiutando i rossoneri a reggere regalando tiri dal dischetto manco fossimo nel futsal. Dei 14 tiri, alcuni peraltro sbagliati, solo uno è stato generoso (anche se andava a sanare quello contro veramente errato) gli altri (altrimenti non ci sarebbe il Var) erano palesi. E tralasciamo il fatto che coi cartellini, sempre il solito sistema verrebbe da dire non sia tenero, e anche che i legni, anche qui siamo in doppia cifra non ci diano ragione, ma tant’è ormai lo storytelling questo è. Ma che siano i tifosi a farlo tutto sommato ci sta, la colpa è sempre dell’avversario, ma che lo facciano scientemente anche pseudo giornalisti, non solo di calcio, lascia esterrefatto.  E così vivremo per sempre con la sindrome di “ah se c’era Nedved” un mantra classico che stabilisce che il trofeo tanto agognato non è stato raggiunto ma solo perché c’è stato l’aiutino (in questo caso è stato l’arbitro di Juve Real in semifinale e non la dabbenaggine di un giocatore sopravvalutato che a risultato acquisito ha fatto una sonora sciocchezza); dimenticavo siamo in Italia la patria del gomblotto.

31 gennaio 1943 - ultima chiamata Stalingrado


 

“Quando Stalingrado cadrà, tu lo sentirai e lo leggerai, e allora saprai che io non ritornerò. Ti prego, non dimenticarmi troppo presto” è una delle ultime lettere che vengono spedite dai tedeschi nel gennaio del 1943 a casa. Il carnaio che si è consumato nella città adagiata sul Volga è stato terribile. Una battaglia aspra casa per casa è stata decisiva nell’economia della seconda guerra mondiale. Uno scontro durato mesi e che ha visto morire centinaia di migliaia di uomini da una parte e dall’altra. Se già la guerra è di per se uno scontro brutale, come ricordava lo storico Hillgruber, la guerra ad est era puro annientamento, la vita umana non aveva un valore: soldati feriti schiacciati con i carri armati oppure lasciati a morire di freddo a temperature polari. Decine e decine di divisioni scomparvero nel nulla tedesche e russe e, poco più a nord, migliaia di rumeni, ungheresi e italiani subirono la stessa fine. Von Paulus accettò di resistere per settimane, ingannato dalle false promesse del Furher, di improbabili aiuti e così, condannò più di 250.000 soldati tedeschi. Alla fine di quella giornata del 31 gennaio erano rimasti solo in 90.000 e furono tutti mandati nelle retrovie con le marce del davai, che toccarono anche ai prigionieri italiani. Di questi 90.000 tornarono in patria a fine guerra solo in 5.000, un’altra tragedia nella tragedia. Tra tutte le trasposizioni cinematografiche quella realizzata dai tedeschi nel 1993 è forse quella più fedele, lontana dagli spettacolarismi di Bondarciuk e che consiglio di vedere.


https://www.youtube.com/watch?v=bN6bfVJmhbc  


sabato 30 gennaio 2021

Orange Forza Dieci


Una bella partita di futsal tra due compagini che hanno giocato a viso aperto per tutti i quaranta minuti della sfida. Il duello fra Surace e Celentano lo porta a casa il capitano Orange autore di una pregevolissima prestazione, culminata con il recupero sulla linea di un pallone che stava entrando. Una vittoria importante per la squadra di casa, in debito con la fortuna e il calendario, e per di più ottenuta contro un grande avversario sceso al Palaerrebisanquirico con la volontà di imporre il proprio gioco. L’inizio del match vede gli Orange cercare la profondità con una serie di corner che cingono d’assedio la porta di Arengi, ma a poco poco sono gli ospiti ad allungare e a cercare la penetrazione veloce nella difesa dei padroni di casa, prima un colpo di tacco, poi, con un paio di bei interventi di Casalone si capisce che la partita non sarà facile. Surace su calcio d’angolo trova il pertugio nella difesa per servire Ferrari, tutto solo sul secondo palo, per un comodo tap in. Sembra un film già visto quest’anno, ma la squadra non si scompone e con pazienza cerca di ributtarsi in avanti. Rivella ruba un pallone alla difesa e di precisione infila nell’angolino basso a metà tempo la porta avversaria. Qualche apprensione nel finale per via del computo dei falli, ma si va al riposo con la divisione della posta. Arrembante la Domus a inizio ripresa che pressa alto e costringe spesso al fallo laterale gli Orange, ma poi anche Cannella, Itria e Rivella con Morrone a fare da sponda creano qualche grattacapo alla difesa della Domus. Partita maschia e che aumenta di intensità, Cannella e Ongari finiscono sul taccuino dell’arbitro, Celentano si immola per respingere un colpo di testa sulla linea e mentre la Domus sta attaccando a pieno organico, Cannella recupera una palla in difesa e lancia Curallo in contropiede, il giovane astigiano resiste alla carica del difensore e sull’uscita del portiere incrocia l’angolino basso. Esplode la panchina che si scioglie in un abbraccio collettivo. Mancano 129 secondi alla fine e sugli assalti col portiere di movimento la difesa regge e Patanè si porta a casa tre punti fondamentali. Ma non c’è tempo per rifiatare, sabato occhio al derby contro Nizza in trasferta, partita sicuramente dalle forti emozioni  

 

Orange Futsal Asti vs Domus Bresso 2 – 1 ( 1 – 1 pt)

Marcatori 3’53” Ferrari (D) 10’ 37” Rivella (0)  secondo tempo 17’ 51” Curallo  (O)

Ammoniti Battaia (D) Ongari e Cannella (0)

 

Orange: Casalone, Scavino, Itria, Amico, Celentano, Curallo, Del Bianco, Rivella, Cannella, Ongari, Morrone Morando

Domus:Arengi, Marrone, Perico, Ferrari, Previtera, Battaia, Monti, Dragone, Rosa, Surace, Novia, Manservigi

lunedì 25 gennaio 2021

Umorismo Olandese


Sinceramente non ho mai compreso l’umorismo olandese, semmai ve ne fosse uno, ma mi sorprende che il più venduto quotidiano sportivo italiano spacci un oscuro marcatore di provincia come vate della risata. Sto parlando di De Roon pedatore della bergamasca, meglio conosciuta come Dea, che dopo aver brillantemente maramaldeggiato sul campo pretende di dare persino lezioni di stile, fuori dalla soffice erba di San Siro. Ho sempre ammirato il football olandese e sono cresciuto nel mito della leggiadria olandese dell’Ajax e del suo vate Johan Cruiff (che per inciso nei suoi comandamenti pedatori si esprime per il rispetto degli avversari), ho goduto allo stadio delle imprese del trio delle meraviglie degli anni 90 (Van Basten Gullit e Rijkard) e sono cresciuto nell’apologia del numero dieci perfetto Clarence Seedorf. Tutte icone che hanno sempre insegnato funambolismi sul campo e rispetto fuori. E’ per questo che faccio fatica a classificare De Roon (chi era costui ammiccherebbe il milanesissimo Alessandro Manzoni) che a distanza di un paio di giorni dall’impresa sportiva sbeffeggia l’avversario. Certo Zapata e Zlatan non se le sono mandate a dire e col pubblico non sarebbe nemmeno stata percepita dai microfoni a bordo campo, ma nel calcio Covid nulla è lasciato all’oblio. Mi sovviene allora ricordare al prode e truce orobico che un drammaturgo latino, tale Pubblilio Siro (da non confondere con il Santo a cui è dedicata la Scala del calcio) soleva dire “Bis vincit qui se vincit in victoria” (vince due volte chi domina se stesso nella vittoria) a buon intenditor.


domenica 24 gennaio 2021

La Grande Bellezza è credere nella cultura e nel proporla anche in TV

E’ notizia di queste ore che una tv generalista ha stoppato un programma di contenuti culturali, di fatto mandando in soffitta dopo appena quattro puntate, quello che doveva essere un viaggio nella grande bellezza animato dalla presenza e dalle belle parole dell’attore Cesare Bocci. Il fatto di per sé non stupisce, lo share basso, argomenti forse un po’ distanti o troppo aulici non ti portano la grande folla, ma tentar non nuoce. Allora forse vale la pena puntare sugli affabulatori e, per un Barbero o Angela che sono in grado di catturare le folle, non sempre è facile trovare il giusto appeal anche personale. Ricordiamoci poi che l’attenzione media di una persona nel periodo dei social (dio li stramaledica direbbe Eco) non è superiore a quella di un pesce rosso, i famosi pochi secondi a disposizione. Bisogna poi fare due distinguo, in un caso spesso cattedratici e persone di cultura sono distanti dalla vulgata popolare e anche poco inclini e condividere il sapere, in seconda istanza la scelta degli argomenti e il parametrarli all’attualità non riesce sempre bene, infine manca una cultura di fondo che permea soprattutto i popoli nordici e di cui spesso noi siamo privi.  

Detto questo non bisogna demordere ma comprendere i gusti italici, e cercare di capire come catturare l’attenzione. Un modesto suggerimento potrebbe essere quello di trovare storie semisconosciute ai più ma che fanno parte della storia, attualizzarle, parametrarle, renderle cinematografiche e poi i tempi giusti, nel fast food attuale di notizie ha più presa una notizia rapida, fresca e veloce che non lunghi e paludati servizi. Se poi uno vuole approfondire c’è sempre tempo. E poi la qualità video inframmezzata da immagine attuali con cosplay o immagini d’epoca. Le storie di uomini, la forgia degli abiti, gli oggetti, le armi, usando il nostro patrimonio sono una fonte inesauribile di argomenti. Credo siamo abbastanza stufi tutti de la Pupa o il secchione, piuttosto che del Grande fratello, ma studiare ad esempio o proporre il pettegolezzo nell’antica Roma o nel risorgimento, gli aperitivi inventati in piazza Castello a Torino a fine del 1700, le tipografie e gli scritti di Viesseux, la vita nelle trincee della prima guerra mondiale, i dibattiti politici con Giolitti, la scelta dell’emigrazione ed Ellis Island. Dai su ne abbiamo da dire proviamoci      

sabato 23 gennaio 2021

Sono Pessina Giuseppe vengo da Ponderano e sono morto a Bligny il 10 ottobre 1918 (1WW)


 Gli abitanti censiti a Bligny un piccolo paese francese del Dipartimento della Marna sono solo 119 il doppio di soli 50 anni prima, ma quel posto quel paese ha in deposito perenne le spoglie di oltre 3.400 italiani, sono quelli che nelle pagine di Achille Beltrame della Domenica del Corriere erano dipinti come gli eroi di Bligny. Nel gioco delle alleanze tra inglesi francesi e italiani durante la prima guerra mondiale, arrivarono in Francia 25.000 uomini a fronteggiare i tedeschi, un’armata agli ordini Alberico Albricci. Lo componevano la 3a e la 8a Divisione, due squadroni dei cavalleggeri di Lodi e il II Corpo degli Arditi. Ragazzi che si trovarono di fronte l’avanzata dei tedeschi ma che seppero respingere gli assalitori e di fatto a decretare la fine, come i loro commilitoni nella battaglia del solstizio d’estate sul Piave, degli Imperi Centrali (Austria e Germania). Battaglie furiose e spesso all’arma bianca, cruente dopo 4 anni di continue battaglie e massacri. Un nome su tutti Pessina Giuseppe figlio di Giorgio nato il 18 luglio 1897 e caduto il 10 ottobre 1918 proprio a poche settimane dalla fine della guerra, luogo di provenienza Ponderano. Un po’ di orgoglio patrio, stesso luogo natio, e un rammarico quello di essere morto straniero in terra lontana ma per donare quell’Unità d’Italia che si stava inseguendo da tempo. Con lui altre quattromila storie di uomini, spesso ragazzi, che riposano interra terra francese e che forse potrebbero essere ricordati meglio

giovedì 21 gennaio 2021

Un Orange futsal tutto cuore porta a casa un gran pareggio


 Il futsal da emozioni che non si possono dimenticare e la partita di questa sera ne è un chiaro esempio. Sembrava un’altra giornata storta, sfortunata, basta vedere il finale del primo tempo, traversa Orange e dopo pochi secondi la rete del 2 a 1 a un’inezia dall’intervallo su un campo molto corto e scivoloso. Nella ripresa palla persa banalmente davanti all’area e rete del 3 a 1, contropiede preso e un'altra marcatura sul groppone. Sul 4 a 1 la speranza vacillava sicuramente tra i supporter orange, invece con caparbietà, la squadra ha macinato gioco, dimostrando una tenuta fisica migliore degli avversari, e prima in contropiede con Ongari e poi con un gran tiro di Celentano si portava a un’incollatura. Mancavano ancora due minuti e mezzo e il pressing asfissiante di Rivella e compagni è stato determinante nello sfiancare i padroni di casa. Poi Ongari, nel ruolo di portiere di movimento, ha inquadrato il sette per il pareggio a venti secondi dalla fine. Un punto che fa sicuramente classifica, ma soprattutto tanto morale: la dimostrazione che la squadra c’è, che ha voglia e che forse deve solo aggiustare la mira in attacco, ma il cuore, quello no, rimane grande e torna a casa con la convinzione di credere ancora di più nei propri mezzi. Soddisfatto il Direttore Generale Marco Caccialupi: “Oggi abbiamo dimostrato grande carattere. Adesso abbiamo 10 gg fino alla prossima partita nei quali dobbiamo recuperare tutti gli infortunati e ritrovare la nostra migliore qualità di gioco. Questa dev’essere la svolta del nostro campionato”.

CCC vs Orange Futsal Asti  4 – 4 (pt 2 -1)

Marcatori Orange 2 Celentano, Ongari 

Stasera ore 21 tutti collegati per CCC vs Orange Futsal


 

Si torna in campo questa sera per il recupero della gara contro CCC in Sardegna in questo mese di gennaio che ci ha visto giocare proprio in virtù dei recuperi delle gare di andata del girone A della serie B. Dopo la sconfitta a Castellamonte gli uomini di Patanè sono chiamati al doppio impegno questa sera e sabato della prossima settimana (30 gennaio) in campo contro la Domus, mentre è saltato il recupero previsto per la prossima settimana contro Elledi. Insomma un calendario che mai come quest’anno mette alla prova la tempra degli sportivi e dei ragazzi. La squadra deve fare i conti ancora con qualche defezione ma scenderà in campo questa sera alle ore 21 determinata a fare risultato. Sarà possibile seguire le gesta di Celentano e compagni sul canale Directa Sport sul profilo facebook della testata sarda. Un’occasione per fare il tifo per i nostri ragazzi e per star loro vicino. Forza Orange

venerdì 15 gennaio 2021

14 volte Dakar Peterhansel


Ci sono emozioni che non si dimenticano tanto facilmente, ci sono sensazioni che permeano la tua mente e che non ti abbandonano, eventi che emanano fascino e avventura, che magari maledici nel momento in cui li affronti, ma che poi non smetti di ricordare e di raccontare. Eventi in cui fai la fame, sei stanco, corri il rischio di non sopravvivere, in cui metti in pericolo la tua stessa vita.

Eventi che però hanno un fascino superiore. Solo chi ha provato l’ebbrezza del parco chiuso, il bivacco, le prove, i lunghi trasferimenti, i problemi tecnici e si è trovato nella grande famiglia Dakar, prima quella storica di Thierry Sabine poi con tutte le varie prove fino ad arrivare a quella odierna che si corre in Arabia Saudita, può comprendere queste sensazioni.

Tornano alla mente ricordi lontani, quelli del 1990, il trasferimento da Milano (Assago) a Parigi, il parco chiuso a Rouen, il viaggio tra due ali di folla, soprattutto oltralpe con i ragazzini che si attaccavano alla tua jeep in cerca di gadget. Quattro chiacchere con Ambrogio Fogar, il rude carattere di Klaus Seppi, il fascino orientale di Kenshiro Shinozuka, prima guida di una grande casa giapponese, il suo team manager, un certo Jean Todt, le indicazioni del mentore Cassini, Clermont Ferrand con il prologo su una pista in terra battuta, i colloqui con altri giornalisti di prestigiose testate.

Il 1990 come il 2021, nulla è cambiato in questi anni, chi vi ha partecipato lo sa. Gennaio è il mese per antonomasia di questa corsa, di questa prova sovrumana in cui il mezzo meccanico si scontra con la natura e in cui spesso ci casca anche il morto, perché la strada non è lineare, una buca è sempre dietro l’angolo e l’attenzione non può mancare. La Dakar è un mito senza tempo e non finirà mai di stupire anche perché è un ricordo che vale. Non ditelo a Peterhansel che la vinta per 14 volte, compresa quella del 2021.

giovedì 14 gennaio 2021

Tigellino un uomo dissoluto per tutte le stagioni della politica romana


Mentre imperversa la crisi politica con politici che sono pronti a entrare in campo con maglie diverse da quelle abituali, propagandando un sistema di vita e di comportamenti che ai più suona desueto, ma che in realtà si perde nella notte dei tempi, vale la pena ricordare la figura di Tigellino. Uomo dissoluto e dai gusti abbastanza deviati che sotto Nerone imperatore ne combinò di cotte e di crude. Accusato di adulterio per aver impalmato la sorella di Caligola, Agrippina, esiliato, tornò nella capitale sotto l’imperatore Claudio e divenne amico di Nerone che lo nominò prefetto nei vigili nel 62. I vigiles praticamente erano gli antesignani dei pizzardoni che avevano il compito di sorvegliare sulla salute della città (sette corti da 1000 uomini l’una in cui era divisa l’antica Roma). Dopo la congiura dei Pisoni, nel 65, che portò tra l’altro alla morte di Seneca e di Petronio, divenne potentissimo e si mise in luce per eccessi sessuali di avarizia e di pura crudeltà. Abbandonò Nerone non appena si accorse che era caduto in disgrazia e si pose al servizio di Galba. Dopo nemmeno sette mesi offrì i suoi servizi a Otone, ma quest’ultimo subodorando un probabile futuro tradimento, lo condannò a morte costringendolo a suicidarsi. Anche Otone non sopravvisse a lungo prima dell’arrivo della dinastia dei Flavi con Vespasiano. Insomma a distanza di qualche millennio la politica romana non cambia

domenica 10 gennaio 2021

I ragazzi del 99

Ci risiamo la storia questa volta viene abbinata allo sport. E a proposito di giovani calciatori appartenenti alla classe del 99 – fine secolo – viene fatto il parallelismo con altri giovani che un secolo prima all’alba dei loro 18 anni vennero mandati a combattere sul fronte del Piave. Per dire mio nonno classe 1897 al fronte era già da tre anni, purtroppo per lui. Se il paragone non regge dal punto di vista delle opportunità, da una parte i ricchi figli di un’arte quella pedatoria che non comporta soverchi sacrifici, dall’altra una classe di coscritti chiamati a rendere meno amaro un periodo difficilissimo dopo Caporetto; il parametrarsi al 99 e a una ventata nuova fu un atto di marketing militare quanto mai utile per risollevare lo spirito di una nazione sull’orlo del collasso. Il disastro di Caporetto, la ritirata lasciando decine di chilometri di suolo patrio in mano agli odiati nemici croati, sloveni e ungheresi non era il massimo. Fu cambiata la classe dirigente dell’epoca, militari di stampo antico come Cadorna, e si diede il via a una sorta di cambiamento e di positività che contagiò un po’ tutti. Meno punizioni e più razioni era il motivo dell’epoca. E fu cosi più che le divisioni di ricalzo francesi e inglesi di stanza a Mantova che la nostra nazione seppe far fronte al nemico. La battaglia del Solstizio fu una sorta di prova generale per quello che sarebbe successo a ottobre, il Piave diventò il limite invalicabile, le storie di quei ragazzi divennero leggenda, come gli eroi di Bligny (mandati in Francia a combattere i tedeschi e a sancire il sodalizio con le Potenze dell’Intesa). Amilcare Bertozzi, Rodolfo Carabelli, Pietro Caruso, Bixio Cherubini, Ugo de Carolis, Carlo Margottini, Emanuele Morselli, Giovanni Battista Stucchi e Adamo Zanelli sono solo alcuni dei ragazzi del 99 che la storia ci tramanda. Sarebbe dovuto essere il futuro radioso del 900 e invece vuoi la pandemia della Spagnola, vuoi la nascita dei totalitarismi si spalancò il mondo a un ventennio di lutti e di tragedie     


sabato 9 gennaio 2021

Gli Orange tornano alla vittoria e passano a Morbegno 5 a 2


Trasferta dal sapore dolcissimo per gli Orange Asti in quel di Morbegno. Mr Patanè arriva all’appuntamento privo di Itria, Morellato, Rivella, Vitellaro e con in distinta tre giovani del 2002. Una partita non facile e con un avversario molto agguerrito come il MGM 2000. E infatti Di Gregorio e compagni partono con un pressing molto alto che mette in difficoltà Celentano e compagni anche se i lombardi non impensieriscono Casalone. Su una ripartenza invece Casile trova con una scavetto davanti a Casalone la rete che manda avanti i padroni di casa. Ma gli Orange non si scompongono e con pazienza trovano il pareggio grazie a una magia di Morrone che trova il pertugio da una percussione laterale. Pareggio sostanzialmente giusto per quello visto in campo nel primo tempo. Nella ripresa parte di nuovo forte l’MGM, ma è Casalone a dire di no in più di un’occasione a Villa, Casile e a Di Gregorio e su un bell’assist invece Amico si fa trovare pronto per ribattere in rete il vantaggio per gli Orange. Quando poi su schema di punizione Ongari si inventa un tiro imparabile al sette la partita si indirizza a favore di Celentano e compagni. C’è pure lo spazio per un tiro libero parato dal portiere lombardo, poi, Cannella di forza e Curallo di precisione, quando i padroni di casa cercano il recupero col portiere di movimento, sigillano la partita. Per il tabellino solo la seconda segnatura dei lombardi a sei secondi dalla fine. Insomma l’anno che si era aperto con l’amarezza per il Videoton, diventa molto più dolce dopo questo risultato. Ma non c’è tempo di rifiatare, martedì sera, alle 19, sfida delicata con il Lecco, che oggi ha avuto ragione della capolista Leon per 6 a 5 in trasferta.

 

MGM 2000 vs Orange Futsal Asti 2 – 5 (1 -1 pt)

Marcatori Orange: Morrone, Amico, Ongari, Cannella, Curallo    

mercoledì 6 gennaio 2021

Solo grazie


 

304 giorni senza una sconfitta, un gioco ritrovato, dei giovani di belle speranze, la spensieratezza di un gruppo che è cresciuto, giovani e non primedonne. Sono tutti elementi di una squadra che mi ha stupito e che mi ha accompagnato in questo anno di Covid lockdown. Passare da una scoppola come contro l’Atalanta, 5 a 0 a stasera, altra scoppola ma di altra levatura, fa solo incacchiare con chi rimediata, ma come dice Pioli, una pacca sulle spalle va fatta a questo gruppo. Ha fatto tornare il sorriso, la voglia di vedere una partita, la gioia anche di un’appartenenza, che da sempre ci accompagna. Come finirà? Non lo so. Non amo conoscere il finale, potrà essere bello, ci potrà essere un traguardo raggiunto, non importa. Ho passato ben altre buriane, due retrocessioni, delusioni in finali e attese mancate per colpa di arbitraggi fraudolenti. Ma la ruota della fortuna o della vita mi hanno sempre insegnato, e me lo ricordava sempre anche mio padre, che occorre godere del momento e pensare che se, ben operi, qualcosa torna. E io ne sono sicuro. Per cui grazie ragazzi orgoglioso dei due colori, il rosso e il nero, e continuate a farci divertire  

Orange Futsal Asti vs Videoton Crema 1 – 3 ( 0-1 pt)


 

Un vero peccato il risultato di oggi perché la squadra ha lottato fino alla fine contro una compagine tosta e arcigna che ha messo a frutto un gioco di rimessa che l’ha portata a incamerare i tre punti in palio. Capitan Celentano ha guidato a più riprese il gioco in attacco supportato da tutti i ragazzi Orange ma una certa difficoltà nell’ultimo tocco ha di fatto limitato le occasioni Orange soprattutto nel primo tempo concluso in svantaggio al termine di un’azione di rimessa conclusa da Di Maggio a sei minuti dalla sirena. Un primo tempo in cui le due squadre si sono equivalse. Di tutt’altra levatura la ripresa con gli uomini di Patanè molto più aggressivi e capaci di collezionare occasioni non sfruttate fino al tap in vincente di Del Bianco che ha rimesso in parità le sorti dell’incontro. Subito dopo diverse altre opportunità con un pressing che ha mandato in confusione la difesa lombarda, ma proprio nel momento migliore della squadra, Porceddu ha trovato con perizia la rete del vantaggio per Crema, rete che ha tolto forze e grinta ai padroni di casa. Il vantaggio è stato legittimato anche da un paio di legni in contropiede e poi sigillato a due minuti dalla fine, quando l’Orange ha cercato con il portiere di movimento di pareggiare, con una palla recuperata e la rete del 3 a 1 che ha sancito di fatto la vittoria del Videoton. Mister Patanè sconsolato a fine partita ha analizzato il match, gli automatismi devono ancora essere portati al meglio, la squadra ha giocato con impegno e a parte le assenze di Rivella e Vitellaro anche altri giocatori non erano al meglio, il ritmo partita lo trovi solo giocando e questo sarà un gennaio con molte partite

Marcatori

1 tempo: 14’08 DI Maggio (C )

2 tempo: 8’48” Del Bianco (O) 13’54” Porceddu ( C) 17’50 Videoton (C )

Orange: Casalone, Montauro, Itria, Amico, Celentano, Curallo, Scavino, Del Bianco, Cannella, Ongari, Morrone, Morando

Videoton Crema: Mastrangelo, Di Maggio, Lopez, Vanelli, Martinelli, Roncalli, Porceddu, Maietti, Caobianco, De Freitas, Poggi, Ghezzi

Ammoniti: De Freitas e Lopez (Crema) Amico (Orange)  

martedì 5 gennaio 2021

Comunicare la sconfitta. Noi italiani non siamo proprio in grado


 

La storia dell’uomo è piena di momenti e di date che vengono ricordate e tramandate ai posteri come momenti fondanti, episodi che alle volte cambiano il corso della storia e altre volte ne definiscono i contorni. Nell’800 al di là della lotta per la supremazia continentale che vide scontrarsi imperi centenari come quello austriaco e russo con potenze di nuovo conio come la Germania e l’Italia ci fu la corsa ai domini oltremare. Ultima arrivata alla spartizione dei domini oltremare l’Italia andò a incancrenirsi nel Corno d’Africa, mentre Francia e Inghilterra invece furono decisamente più attive su tutto il continente. Alle potenze continentali sembrava fosse sufficiente mandare qualche battaglione di soldati con le armi più moderne per avere ragione di quelli che consideravano selvaggi e, invece, tutti incapparono in sonore e brucianti sconfitte. Il 1 marzo 1896 per l’Italia avvenne quella più cocente, ad Adua, un vero disastro. Eppure le truppe coloniali italiani si erano ben comportate in Eritrea, contro il Mahdi, un fanatico Bin Landen dell’800 a kassala e in altri teatri e scontri. Adua rappresentò un’onta difficilmente cancellabile, eppure se si guarda la storia degli inglesi i rovesci subiti dai soldati della Regina, in quel caso Vittoria, non furono meno clamorosi di quello italico. Isandlwana nel 1879 contro gli zulù, oppure Khartoum nel 1884/1885 con l’uccisione di Gordon Pascià ad opera dei fanatici islamici (ma guarda un deja vu), ma anche la guerra anglo boera, sono stati tutti episodi che dimostrano come i soldati britannici abbiano avuto anche loro vicissitudini negative. C’è una differenza sostanziale però noi le sconfitte le viviamo male, la ricerca del colpevole con il ritiro immediato abbandonando la posizione acquisita, gli inglesi, invece, con pazienza hanno sempre minimizzato e si sono preparati alla rivincita in poco tempo. Tutta una questione anche di comunicazione, come dimostrato anche nella seconda guerra mondiale con l’operazione Dynamo a Dunkirk. Un disastro epocale per l’esercito inglese, a fronte di 338.000 soldati salvati, i britannici persero tutta l’artiglieria, la sussistenza, un’armata completamente distrutta con la nazione in balia di una probabile e futura invasione. Eppure nell’ora più buia, come celebrato da un film didascalico su Wiston Churchill, nella difficoltà più nera fu una brillante comunicazione a infondere coraggio e dare le giuste motivazioni a una squadra, un popolo che sembrava in balia della disperazione. Noi italiani dovremmo imparare da questi atteggiamenti, sarebbe stato utile in passato e avremmo evitato tanti sbagli, ma potrebbe diventare anche un utile strumento per il futuro perché come diceva sempre Churchill: “Nella guerra, determinazione; nella sconfitta, resistenza; nella vittoria, magnanimità; nella pace benevolenza”, a cui aggiungerei nella comunicazione lungimiranza

sabato 2 gennaio 2021

In Italia le grandi storie esistono già. Basta saperle raccontare


 

Trovo che questo pay off di Netflix per promuovere alcune serie e film sia di una bellezza rara e potrebbe essere anche un manifesto politico per il futuro prossimo venturo. Ammorbati da un clima spesso funereo nei commenti sulla qualunque in rete varrebbe la pena di scoprire il lato positivo nella quotidianità. Nell’enogastronomia, nei mille e più rivoli di prodotti che deliziano il palato degli italiani, nei prodotti vitivinicoli, ogni collina, ogni vitigno potrebbe raccontare storie di vita e di passione. E se ci apprestiamo a guardare anche le aziende che vivono e prosperano sul territorio, ci sono tantissime storie da raccontare fatte di testardaggine, di fallimenti ma anche di nuove opportunità e di successi imprenditoriali che mettono l’ingegno al primo posto. Per non parlare di turismo, di storia, di tessuti, di qualità, di ingegno, di sport, di teatro, di ricerca, di cinema, di arte, di scrittura insomma non possiamo certo lamentarci. E allora lasciamoci sfiorare dalla bellezza e dal gusto di saperle raccontare, questa forse è una caratteristica che dovremmo fare evolvere, evitando di fracassarci i cosiddetti guardando solo ed esclusivamente aspetti negativi. Sappiamo essere migliori di come ci dipingono.  

venerdì 1 gennaio 2021

Un arte sempre in voga: prevedere il futuro con il lituo


 

Ha fatto un gran discutere una delle ultime scoperte a Pompei il Thermopolio, una sorta di fast food romano in cui gli antichi fuori casa si recavano per mangiare, l’atto decorativo, i cibi ancora li depositati raccolti in quel mese di agosto/ottobre in cui la città fu seppellita per tramandarla ai posteri e conoscere usi e costumi di una società lontana. E allora così sovviene pensare come all’alba del 79 d.c. nel farsi i cosiddetti auguri di fine anno si comportassero gli antichi. Gli auguri erano presi molto seriamente dai romani ed erano di doppia valenza, sia privata che pubblica. L'arte degli auguri era chiamata augùrio o auspìcio.

L'àugure, come insegna, aveva un bastone ricurvo a forma di punto interrogativo: il lituo (in fin dei conti il futuro era sempre incerto). Stessa importanza avevano i segni (i signa) inviati dagli dei e che dovevano essere interpretati c’erano quelli provenienti dal cielo (fulmini, saette) quelli proferiti da animali (quadrupedi e rettili) e poi quelli utili alla battaglia (i polli sacri che a seconda di quanto mangiavano predicevano vittorie difficili oppure grandi trionfi. Insomma l’arte della predizione ha sempre suscitato grande interesse. Chissà il primo di gennaio del 79 quali erano le aspettative alla falde del Vesuvio?

    Contro la Corrazzata Reggio Emilia si lotta fino alla fine

      Si andava in casa della capolista contro un gruppo che non ha mai perso e ha solo concesso un pareggio nelle partite precedenti. L’abbiam...