Nata nel 1995 la Provincia di Biella non è durata nemmeno un ventennio, stretta tra necessarie esigenze di bilancio e di rapporti di vicinato mal congeniati. Con soli quattro presidenti in pectore attivi si è spenta per mancanza di risorse e anche di personalità. Troppo poco quello che è stato fatto, troppo poco il peso rappresentativo esercitato. All’alba del 2009 presentandosi vincitore alle elezioni l’ex Presidente attuale si autonominò ambasciatore del territorio, una doppia nomina che avrebbe dovuto portare onori e magari qualche risorsa in più. A distanza di pochi anni assistiamo invece a una sorta di orazione funebre nei confronti di un ente sempre più mal sopportato. Chi doveva essere alfiere di un territorio alla prima occasione fugge lontano, spaventato credo dal peso di responsabilità, ricordato solo per l’odiosa tassa sui passi carrai. L’ultimo sgarro nei confronti del territorio è stata la scelta, andando contro le istanze del territorio, di aderire al quadrante invece che all’unione con Vercelli, una sorta di vendetta postuma nei confronti probabilmente di un alleanza mal digerita. Sarebbe fin troppo facile dare un giudizio ora su questa fuga, interessi di partito, giusta ambizione personale, tutto lecito in tal senso. La realtà tuttavia è che a pagare questa strana ambivalenza democratica sarà il territorio, ancora una volta costretto a subire decisioni e volontà non proprie, un commissario prefettizio, per giunta inviato su designazione della Capitale, porterà a compimento uno smembramento amministrativo e così tutto finirà laddove era cominciato con un arbitro designato che non sappiamo come si rapporterà con il territorio. E così in una sorta di pena di contrappasso dalla Presidenza leghista e dalla difesa del territorio siamo passati allo statalismo romano. E’ proprio un otto settembre
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