Ci risiamo in un campionato decisamente mediocre in cui non
brillano giocate sopraffine e decisamente non esiste una squadra superiore alle
altre il rischio è di perdersi in polemiche continue. Certo è che, da quando è atterrato
sul tetto della presidenza della società juventina, il buon Agnelli ha fatto di
tutto per recuperare lo scettro di squadra più antipatica italiana, scettro
detenuto dall’Inter negli anni precedenti. Non potendo opzionare il grande Mou,
ha dato fiducia al salentino allenatore di Serie B, viste le sue precedenti
squadre, e con fior di milioni ha comprato una moltitudine di giocatori in barba
a elementari regole di far play finanziario e con l’aiuto del Ds Marotta ha
cominciato una lotta dura contro il palazzo – il potere, come dice il rampollo
della Fiat. Le polemiche son montate subito, richieste di rimborsi,
restituzione titoli e poi anche sul campo, per tener fede al detto “sul campo”
con le prime vittorie si è alzata anche l’asticella dell’attenzione sul vittimismo
arbitrale a cui poi è subentrata una sorta di pax dopo gli scippi subiti dal
Milan (sulley e robinho) errori fondamentali per l’acquisizione dello scudetto.
Persa la coppa Italia quest’anno l’asse tra la società di Torino e il settore
arbitrale si è rinsaldato con un saldo decisamente attivo per la Juve sia nella
farsa della super coppa a Pechino sia nelle prima partite della serie A di
questa stagione. Quello che da più fastidio è l’impunibilità della società di
Venaria, una squadra quella di Conte che non è super, ma che è capace di
capitalizzare al massimo gli aiuti ricevuti, prova ne sia che quando si cimenta
in Europa il risultato cambia. Sarebbe anche bello che i tifosi non fossero
tali e riconoscessero presunti favori ricevuti, ma nell’Italia dei furbi e dei
corrotti conta sempre di più la vittoria non il modo con cui arriva e poi è
rigore quando Juve fischia,pardon l’arbitro
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