domenica 21 giugno 2020

un secolo fa il Quinto Governo Giolitti


Un secolo fa un anziano ma molto perspicace piemontese che rispondeva al nome di Giovanni Giolitti, cuneese si apprestava a governare per un anno in un periodo di grande difficoltà sia interne che esterne. L’impresa di Fiume e di D’annunzio metteva ovviamente in difficoltà il Governo italiano, così come le innumerevoli violenze e scioperi perpetrate in quello che gli storici hanno poi ribattezzato il Biennio rosso. Periodo di grandi mutamenti la guerra pur se vittoriosa aveva lasciato molto strascichi. Le finanze dello stato versavano in cattive acque e il politico piemontese propose un prelievo fiscale che avrebbe introdotto la progressività delle imposte. Si trattava di legge che garantiva una certa equità e che permise soprattutto all’inizio di guardare con un certo ottimismo. Si gravava sui più abbiente, venne introdotto la tassa di successione, sui titoli azionari e sui profitti di guerra- Giolitti fu anche in grado di risolvere la questione fiumana e siglò il trattato di Rapallo nel novembre del 1920, trattato che dichiarava la città libera e portò in dote al nostro paese Zara. Sottovalutò forse la violenza delle squadre fasciste e le loro azioni o per lo meno pensò di poter riassorbire all’interno del sistema democratico tutte le pulsioni di violenza ma qui purtroppo non tenne conto nè del periodo ne nell’evoluzione delle lotte. Nel 1922 gli fu preferito Facta, aveva avuto il veto dei popolari di don Sturzo solamente perché al Vaticano non era piaciuta l’azione fiscale sui titoli azionari, sarebbe stato curioso vedere l’azione di Giolitti durante la marcia su Roma, lui avrebbe fatto come Facta ? oppure come contro Fiume e D’annunzio avrebbe mandato l’esercitò per risolvere la questione ? Durante il dibattito parlamentare diede la fiducia al primo governo Mussolini ai socialisti che esortavano lo statista piemontese alla "coerenza con i principi democratici". replicò: "Il Parlamento ha il governo che si merita... ah, voi socialisti! Proprio voi oggi non potete parlare di coerenza. Ve l'ho detto, ve l'ho scritto e oggi ve lo ripeto: non avete avuto coraggio e per questo non siete andati al governo".

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