mercoledì 14 marzo 2012

La palla non è mai rotonda


Calcio fa sempre rima con spettacolo, visto l’arrivo di Michel Telò a Milanello e sinceramente è l’unica volta nell’ultimo periodo in cui si è visto Pato sorridere e danzare, detto delle 19 rose arancioni inviate a Vera Spadini, dopo l’incipit svedese, che c…o guardi, ti accorgi come sempre che sono i dettagli dello spettacolo ad animare lo sport più praticato al mondo, dove lo spazio per il gioco, come sempre, è lasciato ai minimi termini e dove il chiacchiericcio e le piccole quotidianità la fanno da padrone. Persino il titolo di Tuttosport di sabato scorso diventa un elemento di gioco (Ibra alla Juve – si certo, martedì quando c’è la semifinale di ritorno della Coppa Italia) e le chiacchiere tra tifosi, sul web, nelle estenuanti trasmissioni dove improbabili opinionisti, persino il sottoscritto ahimè, si sottopongono e sottopongono a i telespettatori a visioni oniriche, a finte litigate e a siparietti da avanspettacolo da anni trenta. Il problema è che queste cose piacciono e quindi web, tv private, fanzine di tifosi ma anche giornali che dovrebbero avere uno stile più di pensiero e meno cronachistico si piegano a questo gioco. A parole diciamo tutti che siamo contro questa eccessiva spettacolarizzazione e poi corriamo a leggere di gusto e a partecipare a questo teatro. Ma forse il calcio è bello anche per questo l’italiano medio, a cui appartengo, è prima di tutto un filosofo di strada consapevole, solo lui di avere tutte le risposte, ed è anche per questo che la palla non è mai rotonda.

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