lunedì 15 dicembre 2025

jacques savary il teorico del libero commercio e preconizzatore dell'Europa ante litteram


 

Nel panorama economico del Seicento, Jacques Savary rappresenta una delle voci più lucide e innovative nel descrivere l’Europa come uno spazio commerciale integrato, pur nella frammentazione politica che lo caratterizzava. Con Le Parfait Négociant egli non si limita a offrire un manuale pratico per mercanti, ma delinea una vera e propria teoria del commercio europeo fondata sull’interdipendenza tra gli Stati, sull’importanza della circolazione delle merci e sul ruolo crescente delle norme che regolano gli scambi. Pur operando in un contesto ancora dominato dalle dottrine mercantilistiche, Savary si distingue per una visione sorprendentemente moderna: egli concepisce il commercio come un motore di civilizzazione, capace di favorire la prosperità dei popoli più di quanto riescano a fare le sole politiche di potenza.

Savary riconosce che ogni Stato europeo possiede caratteristiche economiche proprie, frutto di clima, tradizioni, competenze artigiane, accesso ai mari e alle vie di terra. Questa diversità non è un limite, bensì la condizione che rende possibile un mercato continentale dinamico. I tessuti inglesi, le sete italiane, le spezie che giungono attraverso la penisola iberica, i metalli tedeschi, le competenze finanziarie olandesi: tutto concorre a formare un sistema di scambi in cui nessuna nazione può dirsi autosufficiente, e in cui la ricchezza aumenta quanto più aumentano le relazioni reciproche. Questa lettura, per l’epoca, è rivoluzionaria: Savary suggerisce che il benessere degli Stati non dipende dalla chiusura dei confini o dall’accumulo sterile di metalli preziosi, ma dalla capacità di inserirsi in una rete di traffici regolata da fiducia, contratti e istituzioni condivise.

In tal senso Savary può essere considerato un antesignano del libero commercio. Egli non teorizza l’abolizione totale dei dazi — impensabile nel suo tempo — ma afferma con forza che gli ostacoli eccessivi agli scambi impoveriscono chi li impone e rompono quell’equilibrio delicato che tiene insieme l’Europa. La concorrenza, se ben regolata, stimola la qualità; la libertà di circolazione crea specializzazione; la chiarezza delle leggi e dei tribunali mercantili favorisce la fiducia tra operatori di diversa nazionalità. In questa prospettiva, l’Europa emerge nel pensiero di Savary come un organismo economico vivente, in cui la diversità degli Stati non genera conflitto ma complementarità.

Il suo contributo resta perciò fondamentale: Savary anticipa l’idea che la cooperazione economica sia la premessa della stabilità politica e del progresso, gettando le basi di una concezione dell’Europa che non è soltanto geografica, ma profondamente commerciale e culturale.


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