giovedì 26 giugno 2025

Dalla disfatta al trionfo: quando la storia (e il calcio) insegnano a rialzarsi


 Ci sono sconfitte che bruciano per anni. Ma a volte, proprio da quelle cicatrici, nasce la spinta per scrivere la pagina più bella. Nel calcio, l’esempio forse più iconico è quello del Milan. Nel 2005, nella finale di Istanbul, i rossoneri dominano il primo tempo contro il Liverpool, poi subiscono una rimonta clamorosa e perdono ai rigori. Una delle sconfitte più dolorose nella storia del club. Ma due anni dopo, nella finale di Atene 2007, con molti degli stessi giocatori in campo, il Milan si prende la rivincita, battendo proprio il Liverpool e alzando al cielo la Champions League. Una lezione di determinazione, di lavoro, di pazienza.

Ma non serve guardare solo al calcio per trovare storie simili. Basta tornare indietro di oltre duemila anni. Nel 53 a.C., l’esercito romano subisce una disfatta umiliante a Carre, in Mesopotamia. Il generale Crasso viene ucciso, le insegne legioni cadono in mano nemica, Roma ferita nell’orgoglio. Ma nel 38 a.C., a Monte Gindaro, i Romani guidati da Publio Ventidio Basso infliggono ai Parti una sonora sconfitta, uccidendo il principe Pacoro e vendicando simbolicamente l’onta subita. Due mondi lontani, due epoche diversissime.

Ma un’unica verità: la sconfitta non è mai definitiva, se si ha il coraggio di risalire. Nel calcio come nella storia, ciò che conta non è solo cadere… ma come si sceglie di rialzarsi.




lunedì 23 giugno 2025

La storia la fanno gli uomini


 

La storia, come sempre, viene decisa dall’operato di uomini che, a prima vista, possono sembrare insignificanti. Eppure, spesso sono proprio loro a determinare i destini del mondo. È da questa consapevolezza che nasce la mia decisione di cercare, scoprire e raccontare queste storie. Storie nascoste, di uomini ai margini della narrazione ufficiale, ma centrali nella trama profonda della storia comune. Oggi voglio lanciare due piccole anticipazioni. Non le troverete nel mio prossimo libro, ma danno bene l’idea del tipo di personaggi che ho scelto di raccontare. Il primo è Mad Jack Churchill – celebre per il suo coraggio folle e leggendario. Combatteva brandendo una spada negli assalti, suonava la cornamusa in battaglia, ed era convinto che la guerra non potesse essere vinta senza un tocco di anacronistica audacia. Il secondo è Fritz Kolbe, alias George Wood – un diplomatico tedesco che, negli ultimi due anni della Seconda Guerra Mondiale, passò migliaia di documenti riservati del Reich agli americani. Fu definito dalla CIA come “la più preziosa spia della guerra”, eppure è rimasto quasi del tutto dimenticato. Uomini come questi meritano un posto nella narrazione. Sono figure sepolte nelle sabbie della storia, ma senza le quali molte delle certezze del nostro presente non esisterebbero. Volete saperne di più? A breve data e dettagli sul libro in uscita.


Un Italiano


 

Un italiano. Così recita, con sobria dignità, la scritta sulla tomba che custodisce le spoglie mortali di Giovanni Spadolini. Due parole semplici, ma immense. Due parole che condensano una vita spesa al servizio dello Stato, della cultura, delle istituzioni repubblicane. A cento anni dalla sua nascita, il mio pensiero si rivolge a lui con rispetto e gratitudine. Studioso rigoroso, intellettuale libero, giornalista lucido, politico di grande statura morale e istituzionale: Giovanni Spadolini è stato tutto questo e molto di più. Un uomo che non ha mai rinunciato al valore della cultura come fondamento della coscienza civile. Un uomo che credeva nel sapere come strumento per comprendere e governare la realtà, per educare, per costruire una cittadinanza matura e consapevole. Spadolini è stato una guida silenziosa ma presente: con i suoi libri, i suoi discorsi, la sua dirittura morale, ha rappresentato un modello di uomo pubblico colto, sobrio, competente. Amava l’Italia profondamente.
Ne conosceva i limiti, ne vedeva le contraddizioni, ma ne esaltava le potenzialità, ne coltivava la memoria, ne proteggeva il patrimonio materiale e immateriale.
Ha vissuto la politica non come mestiere, ma come
dovere e responsabilità, con quella fermezza austera che oggi tanto ci manca. Una politica forse aulica, certo più alta, più seria, ma anche concreta, capace di decidere, organizzare, lavorare con metodo e dedizione. È stato il primo presidente del Consiglio non democristiano della Repubblica, ma prima ancora è stato un cittadino esemplare, un servitore dello Stato, un educatore della coscienza nazionale. Ha vissuto come storico, e come storico ha interpretato anche il suo ruolo politico, consapevole del peso delle parole e degli atti nella lunga durata del tempo. A un secolo dalla nascita, il suo ricordo non è soltanto omaggio, ma invito a riscoprire un'etica della responsabilità. Il suo esempio ci dice che competenza e cultura non sono orpelli, ma fondamenti per chi vuole servire la cosa pubblica con serietà e onore.

martedì 17 giugno 2025

Quando le difficoltà diventano trampolini di lancio


"Cosa fa di un uomo un uomo? Non come inizia le cose, ma come le finisce." Questa frase, iconica e profondamente vera, non è solo una citazione cinematografica: è la bussola di un modo di essere, una lente potente per osservare l'azione e la resilienza degli individui. Nel mio percorso professionale, ho avuto il privilegio di assistere a innumerevoli storie, e come direbbe la mia amica e collega di narrazione Jessica Pasqualon, ne abbiamo raccontate a iosa.

Abbiamo avuto la fortuna straordinaria di incrociare due anime che, ognuna a suo modo, si rifiuta categoricamente di soccombere di fronte alle avversità. Al contrario, l’affrontano a viso aperto, trasformandole in sfide da superare, in vette da conquistare. Sono persone che ardono di una fede incrollabile in ciò che fanno, spingendosi oltre ogni limite per afferrare i loro sogni e obiettivi più ambiziosi.

Roberto e Hamid: un incontro, un'alchimia, un punto di fusione che genera speranza. Hamid, un uomo che ha sfidato l'ignoto fuggendo dalla sua terra in cerca di un futuro, ha affrontato una sventura capace di annientare lo spirito di chiunque... ma non il suo. E poi c'è Roberto, l'architetto delle soluzioni, il tecnico visionario, il facilitatore che possiede la rara capacità di scovare la via d'uscita anche nel buio più fitto. Le sue protesi, che evocano la magia tecnologica di un film di James Cameron, non sono solo capolavori di ingegneria efficienti e funzionali. Sono molto di più: sono custodi di una gioia di vivere inarrestabile, prova tangibile che, in questo mondo, nulla è davvero impossibile.



lunedì 16 giugno 2025

NIno Cerruti l'uomo del Ponte


 

In ogni comunità c’è sempre una persona che riesce a emergere e a stupire tutti. Persone che possiedono dentro di sé quel qualcosa in più: il genio. Nino Cerruti era uno di questi. Un artista capace di lasciare il segno non solo nel mondo della moda, ma anche nella sua comunità e nella cultura in senso più ampio. Amante appassionato della settima arte, Cerruti è stato uno dei primi a intuire e a valorizzare il rapporto tra moda e cinema, due mondi che fino a quel momento viaggiavano su binari separati. Grazie a questa visione, ha saputo creare non solo uno stile unico, ma un modo di vestire capace di raccontare storie, emozioni e atmosfere, come in un film.

Amava la Francia, il tocco plissé che dava leggerezza e movimento agli abiti, e riusciva a portare quell’eleganza anche nella vita quotidiana. Ricordo con affetto la soffitta della sua azienda, dove erano conservate una collezione preziosa di fotografie e abiti: testimonianze tangibili di una carriera vissuta con passione e umiltà. Un uomo affabile e attento, profondamente legato al territorio biellese. La sua sensibilità si riflette ancora oggi, nelle scelte di illuminazione di via Cernaia e negli arredi urbani, veri e propri segni del suo buon gusto.

Intitolargli un ponte è stato un gesto giusto e significativo. Quel ponte non è solo una struttura, ma un simbolo potente: un collegamento tra passato e futuro, un passaggio verso nuovi traguardi. Come Cerruti ha saputo unire tradizione e innovazione, cultura e modernità, così quel ponte rappresenta la continuità e la crescita di una comunità che guarda avanti senza dimenticare le proprie radici.

Al di là dei soliti commenti negativi sui social, questo è un tributo doveroso a un uomo che ha saputo fondere la moda e il cinema con eleganza e innovazione, portando lustro alla sua terra e alla cultura italiana.


giovedì 12 giugno 2025

Schegge di memoria


 

Il mese di giugno è da sempre legato a eventi che hanno attraversato il tempo per consegnarci pietre miliari della storia. Uno di questi è, senza dubbio, lo sbarco in Normandia.

Omaha Beach, Utah Beach sono nomi che oggi vivono come una cartolina indelebile, testimoni del luogo dove si decise l’esito finale della contesa tra il mondo libero e la tirannia, tra l’oscurantismo e la democrazia.

Chi ha visitato quei luoghi sa quanto potere evocativo abbiano quelle sabbie, quei bunker, quei cannoni rimasti a memoria imperitura di quei giorni del giugno 1944 I musei che ho trovato in Normandia sono i depositari della memoria storica, ma non hanno – o almeno non sempre – lo stesso potere evocativo di una natura che si interseca con l’opera dell’uomo. L’aria stessa, un po’ salmastra e un po’ tetra, racconta silenziosamente di quel tempo. Persino un fotografo esperto come Robert Capa fece fatica a immortalare appieno la drammaticità di quei momenti.

Ma la natura non dimentica. Secondo un recente studio scientifico, la sabbia di quelle spiagge, calpestata solo un paio di stagioni fa dal sottoscritto, contiene ancora oggi un 4% di residui della battaglia: frammenti metallici, particelle di differente natura insomma schegge di memoria.

Schegge che è nostro dovere conservare, perché ci restituiscono il senso profondo di uno scontro violento e sanguinoso, ma anche il valore inestimabile della libertà conquistata. Grazie a quegli uomini abbiamo potuto scrivere pagine nuove di democrazia e di speranza. Non sprechiamolo, oggi

giovedì 5 giugno 2025

Ciao Paolo


 

Ciao Paolo,

Che tristezza apprendere della tua scomparsa in un giorno che, per noi milanisti, aveva il sapore della rinascita: l’arrivo a Milanello di Luka Modrić che alimenta i sogni di una nuova grandeur, come quella che abbiamo vissuto nel primo decennio del nuovo secolo.

Non posso non ricordare quando, grazie alla tua generosità e disponibilità, siamo riusciti a organizzare decine di pullman verso San Siro. Quante ne abbiamo vissute insieme: vittorie indimenticabili, certo, ma anche delusioni — sempre però accompagnate da un’unica, immensa passione.

Quante scuole calcio abbiamo portato allo stadio! Ricordi quella volta che portammo i ragazzi di Cossato con le sciarpe azzurre della Nazionale dedicate a Gilardino? Peccato che fosse Milan–Empoli, e gli avversari indossassero proprio quel colore…

O quella volta che, inconsapevoli, finimmo nel backstage di Eccezzziunale Veramente 2, durante un derby vinto dai cugini grazie alle magie dell’Imperatore…

E come dimenticare la partita perfetta del 2 maggio 2007 contro il Manchester?

Tanti ricordi a tinte rossonere, lo ammetto, ma nati da una sinergia rara, autentica, che andava oltre il tifo.

Ecco perché, proprio al termine di una stagione non esaltante per i nostri colori, mi dispiace immensamente che tu ci abbia lasciati. Perché come ripetevi sempre anche tu, con quella luce negli occhi: “Dopo Istanbul, c’è sempre Atene.”

Buon viaggio, Paolo.

sabato 17 maggio 2025

Eroici. Gli Orange costringono MGM ai tempi supplementari al termine di una partita di grande personalità

 



Chi ha avuto modo di vedere la partita non può che alzare i calici e brindare a questa stagione di straordinaria maturità di un gruppo di ragazzini astigiani che si è elevato nella pratica del futsal.

Andare a Morbegno, su un campo ostico, e dopo essere andati sotto di due reti riuscire a dominare l’incontro, segnando quattro gol e costringendo i forti lombardi ai tempi supplementari, la dice lunga sulla garra dei ragazzi di Patanè.

Personalità, qualità e divertimento: uscire tra gli applausi degli avversari – ai quali auguriamo buona fortuna nella Final Four per la promozione – è la dimostrazione concreta del salto di qualità di un gruppo che, lo scorso anno, frenato dall’inesperienza, non aveva brillato.

Il terzo posto finale e la lotta fino all’ultimo certificano il grande lavoro svolto da uno staff di altissimo livello.

Orange è sinonimo di serietà, impegno e dedizione: dai ragazzi della prima squadra ai più piccoli, una cantera sempre capace di sfornare prospetti di talento.

E se oggi il risultato non ha sorriso alla squadra, le prospettive future sono tutte lì, pronte a scrivere nuove, gloriose pagine.

Forza Orange!


MGM VS ORANGE 2 - 4 dts (2 - 2 pt)

Marcatori Caracciolo, Ibra, Montauro, Merlo


E' il giorno della partita: destinazione Morbegno FORZA ORANGE

Ci aspetta lo scontro contro una squadra forte e sicuramente ostica, un team che — insieme a Reggio Emilia — ha dominato la regular season del campionato.

L’andata non è andata come speravamo: abbiamo lottato, combattuto, non abbiamo lesinato energie. Ma il 4 a 2 subito non lascia spazio a calcoli o tatticismi: ci sarà da lottare con il cuore e con la testa.

Quest’anno abbiamo dimostrato di non tirarci indietro, nemmeno quando i compiti sembravano impossibili. È questo il nostro marchio di fabbrica, la cifra che ha fatto fare un salto di qualità a una generazione di giovani che vestono con orgoglio i colori orange.

Ce la metteremo tutta per sovvertire il pronostico, perché nel futsal nulla è impossibile. E alla fine, comunque vada, ci abbracceremo o applaudiremo gli avversari, consapevoli di aver dato tutto e di aver vissuto un'altra grande pagina di sport.

Sursum corda, Orange!


domenica 4 maggio 2025

Orange avanti tutta. Spettacolo al Palabrumar


 

Non esistono partite impossibili, esiste solo la volontà di metterci l’anima, di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di provarci fino alla fine.
E quando una montagna sembra insormontabile da scalare, è allora che si trovano energie incredibili.

A Cornedo i ragazzi erano delusi: la mole di gioco prodotta e le occasioni create non avevano reso giustizia a un risultato troppo penalizzante. Ma bastava osservare la preparazione pre-partita, la concentrazione e la determinazione.

Vitellaro apre le danze e i primi quattro minuti sono un concentrato di tutto questo. Il mister avversario chiama time-out e motiva i suoi; ne esce un minuto terribile, come all’andata, con due contropiedi letali firmati Tres e Boschetto. È un attimo, ma determinante.

Patanè arringa il gruppo e, piano piano, l’Orange esce dal guscio; poi la ruota della fortuna gira. Ibra impatta, Merlo scaglia un tiro da venti metri e Montauro, con precisione, sigla il 4-2. I padroni di casa continuano a spingere e a insistere. La partita si incattivisce, agonisticamente parlando, ma non c’è più quella sudditanza che aveva caratterizzato la partita di andata.

Il secondo tempo scorre lento ma senza troppi sussulti, o meglio, ci sarebbero stati, ma per quattro volte i legni avversari e Petkovic hanno detto no.

Ci vuole Caracciolo, come portiere di movimento, a togliere le castagne dal fuoco a novanta secondi dalla fine. Patanè cerca di vincerla, ma poi si arrende all’extra time. Cinque minuti di studio e poi Cornedo gioca la carta del portiere di movimento nel secondo tempo supplementare.

Amico non corre pericoli e Ibra si concede il lusso del gol di nuca. È apoteosi.

Niente male per una squadra che doveva salvarsi e invece si giocherà l’accesso alle Final Four contro la corazzata MGM.
Sursum corda, Orange!

martedì 29 aprile 2025

Watergate il valore del giornalismo di inchiesta



Il caso Watergate rappresenta, ancora oggi, una delle pagine più iconiche del giornalismo d’inchiesta mondiale. Non si tratta solo di uno scandalo politico – e già questo basterebbe – ma del momento in cui la stampa americana ha dimostrato di poter mettere in discussione il potere assoluto, fino ai vertici della Casa Bianca.

Tutto cominciò nel 1972, con un fatto apparentemente marginale: l’irruzione di cinque uomini negli uffici del Partito Democratico all’interno del complesso Watergate, a Washington. Fu la tenacia di due giovani giornalisti del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein, a trasformare quella che sembrava una vicenda di criminalità minore in un’indagine capace di scardinare l’intero sistema politico. A fare la differenza non furono solo il coraggio e la perseveranza, ma il metodo con cui lavorarono: verifica delle fonti, prudenza, approfondimento, e un rispetto assoluto della verità. In un’epoca senza internet, senza smartphone e senza social media, la loro arma più potente era il telefono, la macchina da scrivere… e la fiducia delle fonti.

Tra queste, una ha assunto un’aura quasi leggendaria: “Gola Profonda”, il nome in codice usato per proteggere l’identità di una fonte anonima, che si rivelò poi essere Mark Felt, alto funzionario dell’FBI. Felt non fornì mai documenti clamorosi, ma indicò la strada, suggerì dove guardare, cosa incrociare, chi interrogare. È lui a dire a Woodward la celebre frase: “Segui i soldi”. Quell’invito divenne la bussola morale e investigativa dell’intera inchiesta.

La forza del caso Watergate sta anche nel contesto in cui si sviluppò: un’America divisa, uscita da poco dalla guerra del Vietnam, con una crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni. Quando la verità emerse – intercettazioni, abusi di potere, tentativi di insabbiamento – l’opinione pubblica e la magistratura non poterono più tacere. Il risultato? Le dimissioni di Richard Nixon nel 1974: la prima e unica volta nella storia americana in cui un presidente ha lasciato la Casa Bianca prima della fine del mandato.

Il Watergate ha avuto un successo giornalistico enorme perché ha dimostrato che il giornalismo può davvero fare da contrappeso al potere. Ma soprattutto ha insegnato una lezione che vale ancora oggi: la verità richiede tempo, pazienza, rigore e indipendenza. Non basta la notizia “scoop”, servono prove, responsabilità e il coraggio di andare controcorrente.

Ecco perché, a distanza di oltre cinquant’anni, il Watergate resta un modello di riferimento. È il simbolo di un’informazione che non si limita a raccontare i fatti, ma li cerca, li smaschera e li rende pubblici, anche quando fa paura. Perché, come diceva proprio Woodward, “il giornalismo è il primo abbozzo della storia”.



venerdì 25 aprile 2025

Il Cornedo si aggiudica la prima sfida, otto giorni per preparare il ritorno in un Palabrumar che dovrà sostenere i ragazzi


 

Non è stata una trasferta fortunata per l’Orange Asti nel primo turno dei playoff, conquistati con merito qualche settimana fa. Il terzo posto finale ha messo sulla strada di Ibra e compagni una compagine che aveva già fatto male in campionato agli Orange: due sconfitte di misura, rimediate sia al Paladegasperi che al Palabrumar.

Oggi è andato in scena il terzo rendez-vous, e mai come questa volta il risultato è apparso decisamente bugiardo, viste le numerose occasioni non sfruttate e la bravura del portiere avversario, vera saracinesca umana contro cui si sono infrante le velleità degli astigiani.

Un primo tempo di studio, in cui le squadre si sono affrontate a viso aperto: più rude e fisico il calcio veneto, più tecnico quello degli uomini di Patanè. Decisivo il minuto 13, in cui prima un contropiede, poi un rimpallo fortunoso hanno favorito il Cornedo. Si è rischiata l’imbarcata quando, per ben due volte, gli attaccanti veneti hanno graziato la porta difesa da Cesari.

Nel finale del primo tempo, Montauro – dalla linea del libero – ha ridato fiato alle speranze Orange.

Una ripresa che si è aperta con l’espulsione di Curallo per doppia ammonizione. Al termine dei due minuti, Tres ha colpito per il 3-1 che ha di fatto indirizzato il match, in cui i padroni di casa hanno poi colpito altre due volte, mentre Montauro ha sorpreso da lontano Petkovic.

Inutile l’assalto finale, con il portiere di casa ancora protagonista di diversi interventi. Un risultato che punisce oltre misura e che potrebbe aver compromesso il doppio confronto.

Tra otto giorni si replica al Palabrumar: per passare il turno serve un’impresa, o meglio una vittoria con tre reti di scarto. Certo, servirebbe anche una discreta dose di fortuna, ma per la legge dei grandi numeri nulla è precluso. Anche nel futsal, come nel calcio, le serie negative sono fatte per essere abbattute.

Certo, occorrerà una grande spinta del pubblico, e su questo i ragazzi fanno affidamento.


sabato 19 aprile 2025

Droghe in guerra Pervitin e Philopon

 


La guerra ha sempre richiesto al corpo umano più di quanto fosse lecito chiedere. Resistenza, lucidità, forza, prontezza. E spesso, per ottenere prestazioni oltre i limiti naturali, si è fatto ricorso a un alleato silenzioso e inquietante: le droghe. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il loro uso fu massiccio e sorprendentemente “istituzionalizzato”. In Giappone, ai soldati veniva somministrato Philopon, una metanfetamina che annullava il bisogno di dormire e la paura. In Germania, il Pervitin – conosciuto anche come “cioccolata dei carri armati” – veniva distribuito in milioni di compresse per sostenere le truppe nelle offensive lampo. In pochi anni, queste sostanze divennero parte integrante della macchina bellica. Non erano più semplici stimolanti: erano strumenti per potenziare il soldato, per renderlo più efficace, più obbediente, meno umano. Ma sotto l’effetto di queste sostanze, i soldati diventavano sì più resistenti, ma anche più instabili, più impulsivi, a volte allucinati. La guerra li voleva efficienti, ma a quale prezzo? Per molti, quel prezzo è stato un crollo psicologico da cui non si sono più ripresi

Ma fu durante la guerra del Vietnam che la questione assunse una portata inedita. Tra il 1966 e il 1969, l’U.S. Department of Defense distribuì oltre 225 milioni di compresse di anfetamine, soprattutto Dexedrina (dextroamfetamina), ai soldati americani. Lo scopo ufficiale era mantenerli svegli, concentrati e reattivi nelle lunghe missioni nella giungla. Le pillole venivano consegnate dai medici militari, su richiesta o come dotazione di reparto.

Accanto a questa distribuzione ufficiale, proliferava un uso parallelo e non controllato di altre sostanze: marijuana, eroina, LSD, alcol (spesso grappa o whisky portati da casa o reperiti sul campo). Secondo una stima del Congresso del 1971, oltre il 15% dei soldati americani in Vietnam era dipendente da eroina. Non si trattava più solo di migliorare le prestazioni: molti cercavano un rifugio psicologico per sopravvivere all’assurdità della guerra, o per disconnettersi dal trauma.

E oggi? Potremmo pensare che con l’evoluzione tecnologica tutto questo sia finito. In realtà, l’uso di sostanze psicoattive nel contesto militare non solo non è sparito, ma si è raffinato.

Nell’epoca dei droni e delle guerre asimmetriche, l’obiettivo non è più solo resistere alla fatica fisica, ma sostenere la pressione mentale, gestire turni estenuanti, mantenere lucidità per ore o giorni interi. Ecco perché alcune sostanze vengono usate — talvolta sotto controllo medico, talvolta in modo più ambiguo — in diversi contesti militari moderni.

Il Modafinil, ad esempio, è uno dei farmaci più diffusi tra i reparti speciali. Usato originariamente per trattare la narcolessia, permette di restare svegli fino a 40-50 ore consecutive senza i cali di attenzione tipici delle anfetamine. Viene definito spesso una “smart drug”, e ha trovato applicazione in missioni a lunga durata, soprattutto in aviazione.

Un altro stimolante usato è la Dexedrina (dextroamphetamine), impiegata ancora oggi per aumentare vigilanza e riflessi. In alcuni casi, i soldati ricevono “go pills” (pillole per “andare”) prima delle missioni, e “no-go pills” (sedativi o ansiolitici) per calmarsi una volta terminata l’operazione. È un equilibrio chimico pensato per gestire la tensione della guerra moderna, dove tutto può succedere in pochi secondi, ma l’adrenalina resta nel sangue per giorni.

C’è anche l’aspetto farmacologico legato alla gestione del trauma. Sempre più spesso si utilizzano antidepressivi, ansiolitici e beta-bloccanti in via preventiva o come protocollo standard in situazioni di stress estremo. Il rischio, ovviamente, è quello di affidarsi a una “normalizzazione farmacologica” del conflitto: curare chimicamente le ferite invisibili, senza affrontare la radice psicologica.

Il corpo del soldato, quindi, non è più solo il mezzo attraverso cui si combatte: è diventato un territorio da modificare, da adattare, da migliorare. Ma ogni pillola presa per restare lucidi, per non dormire, per non sentire la paura… è un passo verso la disumanizzazione del combattente.






domenica 13 aprile 2025

Quell'ultimo appello alla pace, purtroppo inascoltato


 

In un contesto generale di continue lotte, di massacri, e di incapacità dell’uomo di prosperare nella pace, a pochi giorni dalla Pasqua torna alle mente quello che successe più di 86 anni fa. “Le notizie degli ultimi giorni mi inducono a pensare che la crisi mondiale potrebbe essere molto vicina.” Con queste parole, nel 14 aprile 1939, Franklin Delano Roosevelt lanciò un appello diretto a Hitler e Mussolini, chiedendo garanzie che non avrebbero aggredito, per almeno dieci anni, 31 paesi tra Europa, Medio Oriente e Asia. “Tale assicurazione, se data da tutte le nazioni, potrebbe contribuire grandemente alla stabilizzazione e al progresso della civiltà moderna.” In un momento in cui il mondo sembrava sull’orlo del baratro, Roosevelt parlava di pace, cooperazione e responsabilità morale. Ma la risposta fu un tragico segnale dei tempi. Hitler, il 28 aprile, lesse il messaggio davanti al Reichstag con tono sarcastico, ridicolizzando l’appello e suscitando le risate del parlamento tedesco. Disse ironicamente: “Herr Roosevelt mi chiede di garantire la pace a trentuno paesi, alcuni dei quali non ho mai nemmeno pensato di visitare.” Le parole di Roosevelt risuonano oggi come un monito dimenticato, l’ultimo tentativo di fermare una guerra che, pochi mesi dopo, avrebbe cambiato per sempre il volto della storia

La tela di Ceretti è fatta col pluriball - spettacolo


 

Cos’è il genio ? E fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione. Questo l’incipit di Monicelli per celebrare le zingarate di amici miei. Ma nel mondo dell’informazione, dei mestieranti e di chi fa della comunicazione la propria attività amanuense è una scintilla che ti parte dentro e ti fa realizzare prodotti e lavori che all’inizio sembrano sconosciuti ai più ma poi diventano delle vere e proprie opere d’arte. Ammetto che avevo sempre sentito parlare del pluriball come di strumento di imballaggio ma mai avrei pensato di trovarlo come tela delle immagini dell’amico Stefano Ceretti. Se Biella è città creativa Unesco lo deve anche a persone come Stefano che sono in grado di inventare sempre nuovi percorsi e opportunità. Non è più solo una questione di immagine ma tattile una sorta di terza dimensione che ti porta dentro l’opera. E se le immagini della natura possono sembrare statiche l’occhio di un equino che ti scruta dalla parete dello Studio di Stefano da’ una sensazione di freschezza e di novità. Novello Prometeo Stefano aspettiamo la prossima invenzione

domenica 6 aprile 2025

Su le mani per questo Orange. Terzo posto in classifica e play off da giocare


 

Ultima di campionato tempo di verdetti e sulla ruota di Asti esce la vittoria che certifica il terzo posto dell’Orange e condanna l’Aosta alla girandola dei play out. Un pomeriggio di emozioni quello al Palabrumar con la squadra di Patanè che aumenta subito forte i giri del motore con Ibra e Vitellaro che tengono in apprensione la difesa di Tiago. Ma gli Orange non sfondano e anzi subiscono qualche pericoloso contropiede che non va a buon fine. Ma quando tutto sembra apparecchiato per il classico pareggio a occhiali Vitellaro trova il pertugio giusto e a 27 secondi dall’intervallo porta in avanti i suoi. Più grintoso il secondo tempo con le due squadre che giocano a viso aperto, aumenta il pressing con Ibra, Montauro, Vigliecca e Vitellaro, ma è Curallo di punta a trovare il meritato goal del 2 a 0. Nemmeno il tempo di esultare ed ecco che Jacopo Grosso trova una rete degna del suo marchio di fabbrica che aveva già fatto male all’Orange all’andata al Montfleury. Il 2 a 1 rimane fino alla fine. Nemmeno l’ingresso del portiere di movimento per Aosta cambia l’inerzia, anzi sul finale due volte Ibra manca il tris su un pallonetto che manda il pallone a scheggiare la traversa e sull’ultima azione quando colpisce il palo. Finisce 2 a 1 e da internet planano al Palabrumar due diverse sensazioni. Il pareggio del Cornedo certifica il terzo posto dell’Orange, mentre la vittoria dell’Avis Isola condanna Aosta ai play out. Ora qualche giorno di riposo e poi testa al post season


Orange – Aosta 2 – 1 ( 1-0 pt)

Marcatori: 19’33 Vitellaro 25’ 09” Curallo 25’30 Grosso J

giovedì 3 aprile 2025

Dazi un freno all'economia, l'eredità di Cavour ci insegna

In un'epoca in cui il dibattito sui dazi doganali torna prepotentemente alla ribalta, è fondamentale ripercorrere le lezioni della storia. Camillo Benso conte di Cavour, statista lungimirante e padre dell'Italia moderna, comprese l'importanza del libero scambio per la crescita economica. La sua visione, basata sull'abolizione delle barriere commerciali, si rivela oggi più attuale che mai.

I dazi, lungi dal proteggere le economie nazionali, si traducono in un freno allo sviluppo. Aumentando il costo delle importazioni, riducono il potere d'acquisto dei consumatori e limitano la competitività delle imprese. L'esempio di Cavour, che promosse accordi commerciali con le principali potenze europee, dimostra come l'apertura dei mercati favorisca la specializzazione produttiva, l'innovazione e la crescita del benessere collettivo.

L'imposizione di dazi genera inevitabilmente ritorsioni da parte degli altri paesi, innescando guerre commerciali che danneggiano tutti i soggetti coinvolti. Le imprese, private dell'accesso a materie prime e componenti a prezzi competitivi, vedono ridursi i propri margini di profitto e sono costrette a trasferire i maggiori costi sui consumatori.

In un mondo globalizzato, in cui le catene del valore sono interconnesse, i dazi rappresentano un anacronismo. L'esperienza di Cavour ci insegna che la prosperità economica si costruisce attraverso la cooperazione e l'integrazione, non attraverso l'isolamento e il protezionismo.

L'Italia, paese esportatore per vocazione, ha tutto da guadagnare dall'apertura dei mercati. Le nostre imprese, eccellenze nel settore manifatturiero e agroalimentare, necessitano di un accesso agevolato ai mercati internazionali per competere con successo. I dazi, al contrario, minacciano di compromettere la nostra competitività e di frenare la nostra crescita economica.

In un momento storico in cui le sfide globali richiedono soluzioni condivise, l'Europa deve riaffermare il proprio impegno a favore del libero scambio. L'esempio di Cavour, precursore dell'integrazione europea, ci ricorda che la prosperità si costruisce attraverso l'apertura, non attraverso la chiusura.

I ragazzi di Patanè vincono a Isola e vanno al quarto posto

 

Partita per cuori forti a Isola d’Asti, è un derby, i ragazzi si conoscono bene ed è una partita molto maschia in cui nulla viene lasciato al caso. Un primo tempo in cui le due squadre si affrontano a viso aperto e in cui non mancano le occasioni da una parte e dall’altra. Un equilibrio che viene spezzato da Borgnetto abile a trovarsi al posto giusto e a mettere in rete un passaggio sotto porta, per il resto Amico e Lai i due estremi difensori controllano le incursioni dei rispettivi avversari. La ripresa inizia con una magistrale azione di Merlo che tira fuori dal cilindro una conclusione a effetto che da il doppio vantaggio. Ma la partita non è in discesa Piazza accorcia e poi subito dopo Montauro trova il pertugio giusto per il momentaneo 3 a 1. Quando l’arbitro fischia un rigore per l’Orange e Angelino va sul dischetto la partita sembra ai titoli di coda. Invece Luca tira alto e sul rovesciamento di fronte Scavino accorcia. Poi Corsini d’esperienza trova il pareggio che rimette tutto in discussione. Ci vuole una magia di Ibra per trovare nuovamente il vantaggio. Tabbia si affida al portiere di movimento ma Vitellaro prima e poi Francalanci trovano il pertugio giusto e chiudono la contesa nell’ultimo minuto. Un successo che ha il sapore dei play off e una ritrovata grinta di un gruppo che ha saputo crescere e molto in questa stagione


Isola vs Orange 3 - 6 (0 - 1 pt)

Marcatori

Corsini, Piazza Scavino (isola) Montauro, Borgnetto, Francalanci, Merlo, Ibra e Borgnetto (Orange)

giovedì 20 marzo 2025

Rush finale con vista play off


 

80 minuti alla fine del campionato ma la classifica sorride ai ragazzi di Patanè una stagione di lottà con partite combattute e che premiano probabilmente con un post season Ibra e compagni. I 4 punti di vantaggio depongono a favore dei play off anche se ci sono due partite da disputare contro Isola e Aosta. La partita contro l’Alto vicentino è stata una summa di emozioni. Un primo tempo in cui il portiere Ninic dei veneti è intervenuto parecchie volte per salvare la propria porta mentre su due contropiedi Lino Caique ne ha finalizzato uno. Quando la porta sembrava stregata ci ha pensato di forza Ibra a undici secondi dalla sirena dell’intervallo a impattare. Al rientro in campo è tutta un altra musica la difesa veneta si apre e in rapida successione Curallo e due volte Montauro dilatano il vantaggio. L’allenatore dei veneti è costretto a mettere il portiere di movimento e ritorna sul 4 a 3, stessa mossa di Patanè e Merlo e Angelino rimettono le cose a posto. L’ennesima segnatura di Lino sigilla il match sul 6 a 4. una settimana tosta tra finale under 19 e campionato ora una settimana di riposo e poi il rush finale


domenica 16 marzo 2025

Una partita con infinite emozioni. Grazie ragazzi


 La coccarda tricolore alla fine prende la via di Roma ma ai ragazzi va fatto un grandissimo applauso per aver giocato ad armi pari una partita tenuta in piedi fino all’ultimo secondo. E stato un match tra due filosofie diverse più di forza quella della squadra della capitale, più leggere e veloce quella astigiana. Ne è nata una partita in cui i continui capovolgimenti di fronte hanno fatto palpitare i cuori di tutti i tifosi di futsal. Asti che parte meglio e con Alves va in vantaggio e poi il pari di Roma che chiude il primo tempo. Una ripresa che si apre in modo tremendo per gli uomini di Patanè al doppio svantaggio e la capacità di Merlo e compagni di riprenderla e di ritagliarsi anche lo spazio per un paio di occasioni in cui chiuderla (mancava veramente pochissimo) Nell’extra time il pivot romano si inventa la rete che decide il match. Ai capitolini l’alloro, il secondo consecutivo, agli astigiani il premio per il miglior giocatore, Alessandro Merlo e il miglior portiere Cesari. Ai ragazzi e allo staff il ringraziamento per averci fatto passare un weekend di emozioni per gli allori potremo riprovarci, d’altronde la squadra fino ad oggi non aveva mai perso (e oggi ha pareggiato al 40’)

Alle 16.30 la finale contro Roma. Ragazzi regalatevi un sogno

 

Una battaglia sportiva che alla fine apre alle porte di una finale conquistata con le unghie e con i denti, un cinque a zero che può sembrare rotondo ma che è il frutto di una caparbietà incredibile. Merlo e compagni volevano questa finale e l’hanno ottenuta. Una partenza forte com’è nello stile dell’Under ma un portiere insuperabile, Fionchetti, che sventa fior di minacce. In queste partite basta un episodio per cambiare l’inerzia del match e può essere a 12 secondi dalla fine del primo tempo per un retropassaggio oppure una doppia ammonizione a inizio ripresa che lascia la squadra con un uomo in meno, Ma in nessuna di queste occasioni la squadra si scompone anzi, ragiona e agisce di conseguenza. Quando dopo una serie di batti e ribatti si trova il pertugio allora il match va in discesa per l’Orange. Merlo prima abbatte una ragnatela al sette poi, Caracciolo, mentre il Pomezia usa il power play, trova un missile balistico da quindici metri, Angelino e ancora Merlo sigillano il match e ora la finale. Alle 1630 contro Roma contro una squadra plurivincitrice non si parte battuti e i ragazzi la giocheranno con la giusta grinta. Mancherà Cavallo ma siamo sicuri che sarà, con la sua voce, il primo tifoso così come tutti quei cori Orange che eccheggiavano al Palasalvelli. Forza ragazzi regalatevi un sogno


giovedì 6 marzo 2025

Orange direzione Porto San Giorgio per le Final Four di Coppa Italia under 19


 L’Orange stacca il biglietto per le Final Four di Coppa Italia under 19 e lo fa con la furia della squadra mai sazia che vuole arrivare fino in fondo. Il Cornedo alza le barricate e regge come può ma sotto la regia di un ispirato Alessandro Merlo i ragazzi terribili di Patanè attaccano fin dal primo secondo. Nei primi cinque minuti si contano almeno una ventina di tiri e tre reti realizzate che indirizzano la gara. La fame in questi casi aumenta l’adrenalina e il primo tempo si chiude con un perentorio 7 a 0 che la dice lunga sulla prestazione con un Cesari mai seriamente impegnato. Accademia nel secondo tempo con ancora diverse marcature Orange e con una attenzione che non scema mai del tutto e che permette anche alla formazione vicentina di trovare il pertugio per il goal della bandiera. L 11 a 1 finale certifica la voglia della squadra di casa di prendersi le Final Four per un gruppo che due anni fa ha sfiorato l’impresa nelle finali scudetto.

mercoledì 5 marzo 2025

Io e Bruno. Mandi


 

Non era ancora il periodo dei cellulari ma se volevi avere un collegamento con il mondo anche se eri all’università distante da casa dovevi mettere il telefono. E così in via Sottocorno 7 a Milano buon retiro universitario a due passi dalla Statale, passando davanti al Tribunale con Brosio perennemente acquartierato sul marciapiede, installammo una linea telefonica. La Sip mi diede così un numero che era già stato usato e lo scoprii subito perché la prima telefonata ricevuta (un po’ basito direi) fu quella di Bruno Pizzul. Già, the voice, che col suo tono caldo e da telecronaca, mi chiese gentilmente se potevo passargli Valberto Migliani. Il fatto comico che scoprii quel giorno è che mi avevano affibbiato il numero di telefono della sede dell’Inter. A me ? Milanista doc. E così ironicamente mi misi a conversare con Pizzul della storia e di calcio, non fu scocciato anzi parlammo per qualche minuto ridendo e pontificando di tattiche. La seconda volta lo vidi a Chieri, a un torneo dedicato a babyface Rosato e lui si prestò tantissimo alle interviste comprese a quelle del sottoscritto facendoci incidere anche un colorito “inzaghiiiiii non va”. Nel panorama dei telecronisti un signore e per inciso anche un grande letterato, in alcuni casi il suo interloquire davanti al microfono era un ripercorrere anche i classici (mi resterà in mente il fromboliere Massaro). Da buon veneto non disdegnava un calice di vino e anche qualche smoccolatura certo che il suo commento al pareggio della Turchia nella partita di esordio dell’Europeo rimarrà celeberrimo con rete di Okan che assomigliava più a una contumelia che non alla cronaca. Mandi Bruno

domenica 2 marzo 2025

Gli Orange fermano la capolista, gli emiliani raggiungono il pari a due secondi dalla fine


 

Le partite del futsal sono infinite ma trasmettono emozioni uniche. La partita contro la capolista è stata una di queste, una squadra che non ha mai perso un partita in questa stagione e che si è presentata al Palabrumar con le stimmate della squadra difficile da mettere sotto. Eppure i primi tre minuti della sfida sono stati un inno alla velocità, alla pervicacia, e alla tenacia degli uomini di Patanè. Ibra inventa e Montauro finalizza. Un due a zero persino stretto per quello che si era visto. Poi però sale in cattedra il pedigree della squadra in testa e in un amen pareggia. Un primo tempo giocato a viso aperto, una bellezza da vedere. Più spigoloso il secondo, complice anche la stanchezza con l’Orange che ha il merito di crederci e mettere la freccia per il sorpasso. Anche quando rimane con l’uomo in meno per una doppia ammonizione di Ibra l’Orange non si disunisce e cuce un muro di fronte ad Amico che resiste fino a due secondi dalla fine quando Fatjo trova il pertugio per il rocambolesco 3 a 3 finale. Peccato i ragazzi ci avevano creduto ma quello che abbiamo assistito è la completa maturazione di un gruppo sempre più coeso sempre più performante che in futuro potrà essere assiso in mezzo ai grandi del futsal. Per oggi accontentiamoci di aver fermato la capolista. 

Orange 3 Reggio 3 ( 2 - 2 pt)

Marcatori 2 Montauro 1 Ibra

domenica 23 febbraio 2025

Orange buona prestazione ma non basta per sconfiggere MGM


Contro una squadra reduce da cinque successi di fila lanciatissima nei piani alti e in un palazzetto tesoro dei successi lombardi l’Orange non ha sfigurato e pur priva del suo capitano ha sfoderato una prestazione ad altissimi livelli che fa intravedere le potenzialità di un gruppo decisamente maturato in dodici mesi. Una partita che si sblocca con una magia di Pais, già giustiziere all’andata degli uomini di Patanè, ma che Vitellaro e compagni hanno il merito di riprendere e di ribaltare con Montauro e Francalanci. Entra in cattedra Licco che, come sempre ha fatto intravedere, ha enormi potenzialità realizzative. Il 2 a 2 al riposo è un giusto premio alla partita dei ragazzi e anche per buona parte del secondo è in equilibrio. Solo nel finale viene fuori il maggior tasso di esperienza dei lombardi che la chiudono sul 5 a 3. Una sconfitta onorevole che non toglie certo il merito ai ragazzi astigiani lanciati in un finale di campionato che potrebbe evidenziare alcune sorprese. Ora attendiamo la capolista Reggiana al Palabrumar.



domenica 16 febbraio 2025

Orange grande prova di maturità contro Val dlans


 

Una partita tosta non semplice da affrontare contro un avversario solido e formato da giocatori di grande esperienza come Ongari e Perino oltre a Diciommo valido sia in porta che al tiro. Gli orange impongono il loro ritmo fin da subito con un pressing asfissiante che mette in crisi i torinesi. Ad aprire le marcature è Ibra con un imbucata e un tiro da biliardo che si perde nel sette basso. Il Val dlans va in difficoltà e viene colpito altre due volte da babyface Angelino abile a sfruttare il lavoro di Ibra in veste di assist man. Gli ospiti provano a giocare con Diciommo in veste di powerplay ma gli Orange non subiscono e si va al riposo su un comodo 3 a 0. Ripresa più spigolosa, fioccano le ammonizioni, quattro alla fine per gli Orange tra cui quella pesante di Ibra e due per gli ospiti. Su uno slalom di Ongari, Yassine sulla riga di porta mette dentro e la rete che mette le ali a Perino e compagni i quali si rendono pericolosi in più occasioni, tra cui una clamorosa con un salvataggio, sempre lui, di Ibra sulla linea. A 17 secondi dalla fine Montauro per la più facile delle reti con gli ospiti tutti votati all’attacco. Una vittoria pesante che regala il quarto posto agli uomini di Patanè. Come sono lontane le ultime due stagioni, i ragazzi sono maturati e sanno resistere ed essere cinici. Un futuro sempre più roseo anche se all’orizzonte si stagliano due confronti proibitivi MGM e Reggio Emilia. I conti, come sempre si faranno alla fine.


Orange – Val dlans 4 – 1 (3 – 0 pt)

Marcatori: 2 Angelino 1 Ibra, Montauro Hassine

Dalla disfatta al trionfo: quando la storia (e il calcio) insegnano a rialzarsi

  Ci sono sconfitte che bruciano per anni. Ma a volte, proprio da quelle cicatrici, nasce la spinta per scrivere la pagina più bella. Nel ca...