venerdì 17 ottobre 2025

Viareggio Lucchese maggio 1920 derby infuocato e con disordini


Nel 1920 non c’erano i social, né i forum, né le dirette polemiche dopo le partite. Ci si insultava in faccia. Ci si provocava di persona, negli stadi, nelle piazze, nei bar. E quando il clima era già carico di tensioni sociali e politiche, bastava poco perché una partita diventasse un pretesto.

Era il caso di Viareggio-Lucchese, maggio 1920. Un derby acceso, certo, ma inserito in un’Italia appena uscita dalla guerra. Un’Italia divisa, stanca, infiammata. Il cosiddetto “Biennio rosso” stava esplodendo: scioperi, occupazioni, scontri tra socialisti e forze dell’ordine. Viareggio era una città fortemente politicizzata. E quella partita arrivava dopo lamentele per presunti brogli arbitrali all’andata, accuse reciproche, tensione crescente.

Lo stadio, quel giorno, era pieno. C’erano tifosi, certo. Ma anche militanti, operai, reduci, carabinieri. La partita finì, ma la rabbia restò. Scoppiò il caos: invasione di campo, disordini, cariche. Un carabiniere sparò. Il proiettile colpì Augusto Morganti, guardalinee viareggino, ex ufficiale. Morì sul colpo, colpito in volto. Aveva 25 anni. Quella morte non fu solo un fatto di cronaca. Fu, probabilmente, il primo caso di vittima legata al calcio italiano. Ma anche il caso di una violenza che passava dal verbale al fisico e che di li a poco spalancò il paese nel baratro di una dittatura. E il calcio, da sport, diventava specchio di un Paese ancora troppo vicino alla guerra — e troppo lontano dalla pace.


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