Vercelli
terra di riso da sempre deve la sua fortuna economica a questa coltura ma non
tutto è stato facile, soprattutto in tempi antichi, c’è stato un periodo infatti
in cui la coltivazione ha rischiato di essere messa all’indice per un problema
ecologico. Verso la fine del 1400 la coltivazione si era estesa in gran parte
della pianura padana. Il Medioevo aveva trasformato la pianura in acquitrini,
ma Principi e Ordini religiosi (in modo particolare i cistercensi) si erano
dati da fare per estenderla prima in Lombardia poi nel novarese, nel vercellese
e infine nella zona di Saluzzo presso l’abbazia della Staffarda. Le zone
paludose e altre asciutte ma irrigate da un sistema molto diffuso avevano
permesso la diffusione della coltura, ma allo stesso tempo avevano favorito
anche la diffusione della malaria a un numero sempre crescente di persone. La
situazione cominciò a diventare grave proprio nella zona di Saluzzo intorno al
1523, si cercò di proibire la coltivazione del riso, ma seppure il vescovo di
Vercelli Bonomio, avesse sconsigliato agli ecclesiastici la coltivazione era
fuor di dubbio che il valore della terra in possesso del vescovato era enormemente
aumentato grazie proprio a questa coltura. Allora venne emanato un Ordinato nel
1592 in cui si chiedeva al duca Carlo Emanuele di stabilire confini e grandezza
delle risaie e il primo editto fu emanato nel 1607, e a questo ne seguirono
altri fino alle legge del 1866 che demandava alle province le competenze della
regolamentazione delle risaie sentito il parere competente del Consiglio
Superiore della Sanità. Erano previste anche sanzioni piuttosto salate contro
le risaie abusive, ma di fatto non fu effettuato mai un vero e proprio controllo,
anzi le coltivazioni continuarono a prosperare e in alcuni casi furono emessi
degli editti, praticamente una sorta di condono tombale. La malaria di fatto
scomparì e quindi anche gli editti che erano stati via via emessi non rimasero
altro che un ricordo. Le province di Novara e di Vercelli non diventarono altro
che un vero e proprio modello di coltivazione e una potenza gastronomica ed
economica del riso
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