Non sono uso comprare quotidiani sportivi ma sabato per la
Gazzetta ho fatto un’eccezione, l’occasione era ghiotta per assaporare la lunga
intervista in cui Zlatan svelava retroscena del mondo del calcio e del Milan.
Lo svedesone è sicuramente un asso del marketing e ha costruito sulla celebrità
di un personaggio e sui suoi atteggiamenti una vera e propria macchina di
comunicazione. Chapeaux veramente perché a fronte di un atleta integerrimo sul
campo ha creato il mito. Beninteso non si discute l’uomo e i risultati più
personali che di squadra sono li a testimoniarlo. Prodezze e reti incredibili
ma di trofei ben pochi a parte scudetti (mancano coppe e trofei continentali)
emblematico il caso nel 2009 quando va al Barcellona al posto di E’too e l’inter
si porta a casa il triplete dopo aver salutato Zlatan. Ma non è questo l’argomento
di cui voglio parlare ma l’intervista venduta come l’ultima verità sulla prima
squadra di Milano. Ebbene fior di banalità, scherzi, è un vero burlone, e mezze
frasi su un futuro che è già scritto, soffiate di qualche dirigente, magari ex,
pronto a gettare un po’ di veleno sul progetto futuro. E così nella settimana
che ha visto la vittoria roboante sui resti di quella era la squadra che aveva
dominato il nono campionato di fila, siamo riusciti nell’impresa di gettare
ulteriore benzina sul fuoco di un cambiamento che sarà definito sulla squadra
(meno bandiere e più finanza) perché questo è il futuro di un gruppo, anche nel
mondo pedatorio. Risultati e stabilità economica, con questi, costruisci storie
che sono destinate a durare nel tempo e come dicono, sempre a Milano, “ofelè fa
il to mesté”. A buon intenditor.
domenica 12 luglio 2020
Ofelè fa il to mesté
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