Ha fatto discutere e non poco il
parallelismo tra i defunti per la pandemia in Lombardia e i caduti civili per bombardamenti
alleati durante il secondo conflitto mondiale. Secondo il commissario Arcuri,
per mettere in evidenza la gravità della malattia ha messo in competizione i
morti sotto le bombe inglesi e americane tra il 1940/45 e quelli verificatesi
nelle strutture sanitarie e contagiati dal coronavirus. Ora che Bomber Harris,
come veniva affettuosamente chiamato il capo dell’armata aerea alleata, fosse
un virus probabilmente lo pensavano i gerarchi fascisti durante la guerra, ma
mettere in corrispondenza un evento luttuoso determinato da una malattia con
atti deliberati e scellerati frutto di una strategia della tensione mi sembra
quantomeno azzardato e fuori da ogni logica. La storia e il passato continuano
a essere analizzati senza tenere conto né della logica, né della contingenza
dei fatti e ogni tanto qualcuno, magari poco avvezzo allo studio della stessa
materia, usa a proprio piacimento numeri per fare audience ma che poco hanno a
che fare con la realtà dei fatti. Parallelismi però se ne possono fare, ad esempio perchè non mettere in evidenza un periodo storico in cui l’opulenza aveva raggiunto
livelli molto alti, in cui c’era pressione alle frontiere da parte di popoli
che spingevano alla ricerca di un destino migliore, di una spesa pubblica
incontrollata in cui l’assistenzialismo aveva raggiunto livelli non più sopportabili
e proprio alcune malattie rischiarono di far collassare l’economia di un continente con quello attuale.
Di cosa stiamo parlando? Ma della crisi del terzo secolo dell’impero romano,
stessi problemi e stesse cause, chissà se sarà risolta allo stesso modo. Se
invece vogliamo citare i bombardamenti possiamo farlo con quello di Tokyo del
marzo 1945, li i morti furono più di centomila quasi come l’attuale crisi (però
in quell’occasione la conta del disastro venne effettuata in una sola giornata.
Vale ? )
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