giovedì 15 maggio 2014

Rispettiamo il nostro passato una volta per tutte



Ci risiamo ogni volta che ci avviciniamo alle date che rappresentano il valore fondante della Nostra Repubblica che celebrano il sacrificio e il valore di coloro che per coltivare l’idea e il pensiero di uno Stato libero dall’oppressione, dal nazifascismo, e in nome della libera espressione caddero di fronte al piombo nemico, parte la canea delle revisione storica e storiografica. Le domande e le affermazioni spesso non sono suffragate nemmeno dalla più elementare prova documentale – come l’affermazione gratuita secondo cui gli alleati trucidati all’Alpe Barbero furono traditi da un partigiano ( chi ? quali sono le fonti ? quali le testimonianze? ). La storia, il nostro passato, sono cose serie che non possono essere riscritte sulla base di convenienze politiche e di partito. I partigiani non appartenevano tutti alle Brigate Garibaldi e quindi comunisti, non agivano come briganti come si vuol far credere. Certo nessuno nega che ci furono anche eccessi alla fine di quel periodo. Ma i benpensanti, quelli che credono di avere in tasca tutte le verità dovrebbero domandarsi e chiedersi qual era lo stato di quell’Italia. Vent’anni di dominazione fascista, vent’anni in cui non esisteva il contradditorio, ma una linea unica di pensiero. Un paese al servizio di un oligarchia di potenti che realizzava il proprio tornaconto personale. Che spinse in guerra l’Italia mandando a morire i suoi figli a migliaia sui fondali dell’Atlantico, nel deserto africano, nelle steppe russe e che invece di arrendersi definitivamente spinse per rimanere al fianco di un alleato che portò sul baratro più di metà del paese uccidendo migliaia di persone dal 1943 al 1945. Si disse che fu una guerra: certo Anna Pardini di venti giorni trucidata con altri 570 persone per lo più donne e bambini a Sant’Anna era forse una pericolosa sovversiva ? così come le altre persone assassinate in tutta Italia in nome di cosa ? di un ideologia fascista al crepuscolo. E che dire della brigata Tagliamento che portò lo scompiglio nelle nostri valli biellesi e valsesiane. Certo è più comodo ricordare Gemisto e i fatti che lo riguardano, come se quegli episodi, di per se tragici, possano di fatto fare pari e patta con tutto il pregresso. Eh no signori miei non è la stessa cosa Rispetto e pietà per chi ha perso la vita, ma ricordiamoci come eravamo e qual era la posta in palio. A forza di rileggere a proprio uso e consumo il passato il rischio è che i giovani scarichino l’e book Main Kampf di Adolf Hitler come libello di un nuovo modello filosofico,  noi questo non lo possiamo permettere. Il passato è un tribunale che ha emesso i suoi verdetti, rispettiamoli e andiamo avanti, cercando di trarre spunti e insegnamenti nulla più.

Beppe Rasolo  Presidente Anpi Alta Valle Strona


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