Ci risiamo ogni volta che ci avviciniamo alle date che
rappresentano il valore fondante della Nostra Repubblica che celebrano il
sacrificio e il valore di coloro che per coltivare l’idea e il pensiero di uno
Stato libero dall’oppressione, dal nazifascismo, e in nome della libera
espressione caddero di fronte al piombo nemico, parte la canea delle revisione
storica e storiografica. Le domande e le affermazioni spesso non sono
suffragate nemmeno dalla più elementare prova documentale – come l’affermazione
gratuita secondo cui gli alleati trucidati all’Alpe Barbero furono traditi da
un partigiano ( chi ? quali sono le fonti ? quali le testimonianze? ). La
storia, il nostro passato, sono cose serie che non possono essere riscritte
sulla base di convenienze politiche e di partito. I partigiani non
appartenevano tutti alle Brigate Garibaldi e quindi comunisti, non agivano come
briganti come si vuol far credere. Certo nessuno nega che ci furono anche
eccessi alla fine di quel periodo. Ma i benpensanti, quelli che credono di
avere in tasca tutte le verità dovrebbero domandarsi e chiedersi qual era lo
stato di quell’Italia. Vent’anni di dominazione fascista, vent’anni in cui non
esisteva il contradditorio, ma una linea unica di pensiero. Un paese al
servizio di un oligarchia di potenti che realizzava il proprio tornaconto
personale. Che spinse in guerra l’Italia mandando a morire i suoi figli a
migliaia sui fondali dell’Atlantico, nel deserto africano, nelle steppe russe e
che invece di arrendersi definitivamente spinse per rimanere al fianco di un
alleato che portò sul baratro più di metà del paese uccidendo migliaia di persone
dal 1943 al 1945. Si disse che fu una guerra: certo Anna Pardini di venti
giorni trucidata con altri 570 persone per lo più donne e bambini a Sant’Anna
era forse una pericolosa sovversiva ? così come le altre persone assassinate in
tutta Italia in nome di cosa ? di un ideologia fascista al crepuscolo. E che
dire della brigata Tagliamento che portò lo scompiglio nelle nostri valli
biellesi e valsesiane. Certo è più comodo ricordare Gemisto e i fatti che lo
riguardano, come se quegli episodi, di per se tragici, possano di fatto fare
pari e patta con tutto il pregresso. Eh no signori miei non è la stessa cosa Rispetto
e pietà per chi ha perso la vita, ma ricordiamoci come eravamo e qual era la
posta in palio. A forza di rileggere a proprio uso e consumo il passato il
rischio è che i giovani scarichino l’e book Main Kampf di Adolf Hitler come
libello di un nuovo modello filosofico, noi
questo non lo possiamo permettere. Il passato è un tribunale che ha emesso i
suoi verdetti, rispettiamoli e andiamo avanti, cercando di trarre spunti e
insegnamenti nulla più.
Beppe Rasolo Presidente
Anpi Alta Valle Strona
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