mercoledì 21 agosto 2013

c'è sempre una differenza


Penso sia incredibile che una sentenza della Cassazione ci induca a parlare della Resistenza, ma l’improvvida citazione del senatore Pdl Malan e le successive polemiche seguite sulla comparazione Berlusconi/Gemisto di fatto portano, anche a livello locale, a parlare della lotta di Liberazione. Lungi da me dal polemizzare con l’On. Delmastro, credo che alla fine ognuno rimarrà convinto delle proprie idee. Lui che la Resistenza non sia stata altro che il frutto di una guerra civile in cui, alla fine, i comunisti si son fatti giustizia da soli. Il sottoscritto reputa invece quegli anni come il principio fondante della nostra Repubblica, pur vituperata e probabilmente troppo sbeffeggiata da politici che si son dimenticati della collettività a favore degli interessi personali.

So che non piacerà all’On. Delmastro, ma il ventennio subito dagli italiani sotto Mussolini non fu così felice e non solo per la mancanza di un contradditorio politico, e del confino per chi non la pensava come il regime. Non eravamo quella grande potenza che Mussolini e il regime fascista volevano far credere. Dovemmo far uso dei gas per avere ragione degli etiopi per creare un impero inesistente. Stringemmo alleanza con il regime nazista abbracciando credo e ideali inumani, ci facemmo trascinare in un conflitto che ci devastò e ci umiliò.
Migliaia di soldati furono mandati a morire nelle steppe e nelle desolate lande russe, nel deserto africano, nei fondali dell’atlantico in virtù di una gloria effimera. Quanti lutti ebbe a sopportare l’Italia prima di liberarsi del gioco fascista? Dopo l’otto settembre si perpetrò l’ennesimo tradimento nei confronti dell’Italia. Mussolini acconsentì, di fatto, all'occupazione militare della penisola da parte della Wehrmacht, si costruì un impero personale, la Repubblica di Salò, con cui cercò di perpetrare la sua fortuna a scapito degli italiani.

Quanti furono i lutti degli italiani in quel periodo? Tantissimi. Mi è capitato spesso di ricordare i tanti che si immolarono: Salussola, Curino, Mottalciata, Borgosesia, Varallo, Ronco, Trivero, l’Alpe Noveis, Biella in Piazza Martiri e a San Cassiano, Villa Schneider e mille altri posti disseminati nelle nostre province. Luoghi in cui ogni sasso, ogni strada, ogni sentiero è stato macchiato dal sangue di italiani/italiane, per lo più giovani, fucilati, impiccati e uccisi dalla ferocia dei tedeschi e dalle Milizie della RSI.

Ci saranno state probabilmente anche alcune pagine oscure nella lotta di liberazione ma mai come le tante lacrime e il sangue versato copiosamente da tanti biellesi in quel periodo, riconosciuto con una medaglia d’oro al valor militare che il Presidente Sandro Pertini appuntò sul Gonfalone della città di Biella nel 1981 a imperituro ricordo della nostra storia. Quest’anno ricorre il settantesimo dell’inizio di quel periodo che cominciò, con lo sciopero degli operai, con il rifiuto di andare avanti in un delirante conflitto, il ricordo è doveroso, così come la memoria perché è giusto ricordare per cosa si combatteva. La libertà di espressione e di pensiero contro le paure e i ricatti, l’eguaglianza delle persone di ogni credo razza e religione contro la supremazia della razza.

Beppe Rasolo –Presidente Anpi Alta Valle Strona 

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