venerdì 30 agosto 2013

Il volto giovane di Biella: Raspino e Lombardi


Il nuovo corso dell’Angelico Pallacanestro Biella riparte da giocatori nati e cresciuti in casa che hanno fatto le fortune del settore giovanile e che ritroviamo ora sul parquet del Forum provenienti da esperienze diverse due su tutti Raspino e Lombardi.

 Raspino, vincitore della gara delle schiacciate all’All Star Game di Biella ma che ha vissuto una stagione non propriamente felice all’ombra del Mucrone ed Eric Lombardi, altro figliol prodigo, cresciuto in esperienza in quel di Brescia con una società che ha sfiorato la promozione nella massima serie contesa fino all’ultimo a Pistoia, ma soprattutto Campione d’Europa Under 20. Li troviamo al Forum presenti al fuoco di fila delle domande dei colleghi seri e pronti a crescere nella loro esperienza cestistica e desiderosi di togliersi delle belle soddisfazioni nel corso della stagione.

Tommaso Raspino
Il coach ha avuto per te parole importanti e ripone in te molta fiducia?
Ma ringrazio il coach per queste belle parole sono contento che riponga fiducia in me io spero di restituirla; io credo nel suo lavoro e in quello di questo gruppo, radunato da poco, in questo momento potrebbe essere effettivamente la mia categoria ma ho bisogno di giocare per valutare la mia forza. Speriamo con le responsabilità dovute  e con uno spazio giusto di trovare minuti e soprattutto la fiducia in me stesso che nell’ultimo anno avevo perso

Cosa ti porti dell’anno passato ?
Esci molto più forte da anni come quello appena passato, sono maturato ancora di più, dal punto di vista cestistico è duro trovare qualcosa di buono, solo sei vittorie, il gruppo non era coeso, anche se il lavoro fatto con gli allenatori mi ha fatto crescere, ho trovato persone con cui ho legato e che ora ritrovo determinate a proseguire su questo percorso di rinascita

L’All Star Game e la gara delle schiacciate ?
Ricordo personale importante emozione indescrivibile,  che però non ha a che fare con la pallacanestro giocata si trattava di un esibizione. L’immagine di quei dieci tutti alzati per me che non mi riesco nemmeno a spiegare è stato il coronamento di un sogno che avevo da bambino

Quale sarà il profilo vincente di Biella ?
Velocità e rapidità e poi punteremo  sulla grande vena di Voskuill. Da come è stata costruita la squadra  sembra fatta apposta per correre per aprire le difese. Per tirare abbiamo Voskuill che da tre ci farà divertire e sicuramente ritroveremo l’entusiasmo.

Il derby ?
Indubbiamente è bello rivivere il derby, loro hanno sempre avuto il dente avvelenato con Biella giustificati o meno non lo so però i derby sono sempre tali e quando vengono sentiti sono partite importanti che non vedo l’ora di vincere
  
Coccolato dalla chioccia Infante spazio poi ad Eric Lombardi Potenziale immenso, fisico dirompente per un Angelico che dovrà andare a mille all’ora

Tornare a casa è bello ?
Sono contento di quest’anno per me è una stagione in cui posso lavorare molto sapendo di dover dare il massimo in ogni momento e cercare di ritagliarmi dei buoni minuti in campo, con disciplina per raggiungere dei buoni risultati

L’esperienza di Brescia ?
Buona ma più all’inizio speravo di riuscire a dare di più e a ritagliarmi qualche spazio in più, non ho avuto molti minuti in cui poter dimostrare le mie qualità, pazienza, cercherò di lavorare meglio quest’anno e soprattutto di dimostrare il mio valore. Dal punto di vista invece del campionato ho capito quali siano le difficoltà di un campionato competitivo come quello di A2 ora lega gold

Cosa serve per essere competitivi ?
Sicuramente l’attenzione, non mollare mai, devi avere energia anche quando sei stanco spingere ancora e sempre

Ma dove la trovi la tua energia ?
(ride) Energia me l’ha data Dio e lo ringrazio ma è soprattutto un fatto mentale

Sei anche campione d’europa ?
È stata una bella esperienza anche li c’eravamo proposti di fare bene ma poi cammin facendo siamo arrivati in fondo e abbiamo vinto, grande gruppo e poi alla fine abbiamo fatto un casino pazzesco.

Ride ancora Eric contento per questa importante prova che l’attende e noi non vediamo l’ora di vederli all’opera sul campo 

Analisi acuta e condivisibile dell'amica Chiara (leggete il suo blog http://squarcidisilenzio.wordpress.com/)

La decadenza.

Standard
Il tempo passa e modifica i pensieri, spegne ed accende progetti e passioni; la mente molto spesso  è l’unico padrone che ci guida e dirige, anche se i fattori esterni possono contribuire ad influenzare le nostre condizioni mentali: allegria, tristezza, noia, rabbia, desolazione, apatia.
Vivo da sempre in una piccola cittadina di provincia del Nord, diventata, vent’anni fa, per qualche calcolo politico-economico, provincia, ed ora, per lo stesso incomprensibile motivo, decaduta. Non conserva grandi retaggi storici, a parte qualche piccolo reperto, e la sua storia è legata principalmente ad un florido periodo tra 1800 e la fine del 1900 ove il settore manifatturiero ha creato una vela che ha aperto orizzonti e lidi in tutto il mondo.
La crisi che tutto colpisce ed uccide, qui ha fatto danni abissali. Là dove il settore manifatturiero  aveva costruito palazzoni ed un indotto economico attivo, restano pochi immigrati che avevano creduto nello stipendio fisso e facile, i loro tappeti appesi ai balconi;  la smaniosa corsa all’oro di commercianti finita dietro a serrande abbassate e cartelli “Cedesi attività”; la prospera ricchezza dei suoi abitanti, scesi dai monti per abitare lussuosi appartamenti in centro, incarcerata nelle finestre spoglie il cui unico abbellimento sui muri è la scritta “Vendesi”.
Torno a casa dopo due settimane di vacanza.
La strada che collega il mondo con la mia città, è una superstrada che taglia la provincia da Sud a Nord. Una striscia di asfalto, le linee di mezzeria sbiadite, e, ad invadere la carreggiata, un groviglio di piante e rovi che non teme confronti con una florida giungla tropicale. Un pericolo per la circolazione e un pessimo biglietto da visita per una città che potrebbe puntare al turismo, ma non lo sa fare.
Due passi in centro per vedere chi è già tornato, e la via principale, quella del passeggio, appare avvolta in una desolazione da ex Jugoslavia, senza i fori dei cannoni. I negozi sono chiusi, e non per ferie; solo alcune grandi marche in franchising  per uno strano motivo ancora si fidano ad investire nella nostra scalcagnata ex provincia, ma la maggioranza delle attività commerciali storiche ha dovuto battere in ritirata prima del fallimento. Le serrande abbassate, la sporcizia che regna nei locali vuoti, vecchi cartelloni pubblicitari ormai sbiaditi e bruciati dal sole.
Mi rifugio in un bar, un caffè dona consolazione; è Domenica mattina, il bar ha quattro sparuti avventori. “Speriamo che da domani sia meglio, la gente dovrebbe tornare a lavorare” mi confida il barista, e ci scambiamo un sorriso di solidarietà, confidando nel fatto che peggio di così non si può andare.
Dal centro mi dirigo nel borgo antico, unica e rara salvezza per un turismo traballante e molto spesso muto. Quattro sono i bar, tutti aperti e per il resto il nulla; mi domando: “Ma un turista ha solo sempre fame? Magari un libro lo compera, o un gadget, una maglietta, una rivista…”. Pare che la squadra attiva al Comune stia collaborando alla decrescita e alla paralisi totale di una città semideserta, una città destinata a diventare un dormitorio, dalla quale tutti stanno fuggendo, e chi resta, resta solo per lamentarsi.
Dal borgo antico decido di godere della natura che, ancora ricca, avvolge questo spicchio di vita italiana. Non mi inoltro nei sentieri di montagna né in boschi incolti, ma seguo le indicazioni per un parco cittadino, un’aera di verde spontaneo rigoglioso ma salvaguardato e curato dalle manovalanze comunali. Uno scempio, un degrado assurdo, piante rotte secche a terra, erba e rovi a rendere quasi impossibile il passaggio. Cartelli illustrativi danneggiati, panchine distrutte. L’unico desiderio: venirne via al più presto.
Questa è la decadenza.
E si aggiunge in maniera pesante e forte, con atti concreti, a quella profonda in atto da tempo nella mia mente e in quella dei cittadini tutti, giovani e vecchi che siano. Un senso di stallo, di non ritorno, di blocco mentale e fisico. Ci si guarda intorno con diffidenza, con speranze vane e pochi, pochissimi desideri e fiducia nel futuro.
Questa è l’immagine di una città che sta morendo e trascina con sé i buoni propositi e le speranze di chi crede che arrendersi sia il peggior fallimento mai messo in atto.
Chiara 

giovedì 29 agosto 2013

Aspettando il derby con Cannella e Fiscante

Che non sia una partita come le altre è assolutamente chiaro, che i ragazzi ci tengano a fare una bella figura è altrettanto legittimo, che ci sia rispetto per l’avversario di un sabato pomeriggio è naturale. La Libertas Astense si avvicina alla prima uscita ufficiale al Palasanquirico con molta umiltà e voglia di fare bene. La tre giorni di preparazione al Mombarone Wellness Center di Acqui è servita alla squadra agli ordini di Gianfranco Lotta e di Marco Cortese a trovare i giusti equilibri, a caricare di lavoro fisico i ragazzi e a cercare anche quella velocità di movimento che nel calcio a 5 è quanto mai utile oltre che necessaria. L’attenzione agli schemi, la serietà del lavoro effettuato hanno decisamente sorpreso lo staff tecnico, consci della maturazione del gruppo e della gran voglia di scendere in campo per questa avventura della serie B che la società sta preparando nei dettagli.

Gioele Cannella
Com’è il tuo approccio con la nuova società ?
Decisamente positivo si lavora bene; sotto il punto di vista personale è un gruppo che mi piace, gioco in una squadra composta da italiani, vedo una squadra bene assortita e con la voglia di fare molto bene
Cosa porti della tua esperienza ?
Porto la voglia di vincere, quella mi è stata sempre trasmessa sono stato in una squadra con grandi campioni che ti tramettono tanto sotto il punto della carica e della voglia emotiva. Emozione importante e quanto mai necessaria in una competizione nazionale e poi spero di aver imparato qualcosa sul campo e di poterlo naturalmente dimostrare e poi mi sono portato dietro Edu (ride guardando il compagno)
Scontato chiederti cosa hanno i campioni brasiliani in più ?
Sono più avanti dal punto di vista tattico, sono anni luce davanti a voi, il loro stare in campo e la visione di gioco

Manuel Fiscante
Davanti a un buon caffe parliamo partendo dalla passata stagione
Eravamo un ottimo gruppo è stato solo un po’ difficile all’inizio, ma poi siamo arrivati io Adil e Fabio dal Carmagnola e strappare la promozione è stato molto bello e divertente
La serie B ?
In serie B un'altra faccenda ci siamo rinforzati abbiamo perso Adil ma con Edu abbiamo un giocatore di una categoria superiore, vedremo, siamo solo all’inizio
Com’è il girone ?
Non conosco bene le squadre del girone ma una delle pretendenti alla promozione credo sia il Bra, sarà un girone equilibrato c’è la possibilità di arrivare ai play off o almeno ci proviamo
Come sarà la prima in casa già sabato al Memorial Penna ?
Il 31 agosto quadrangolare difficile, metrature enormi, il Palasanquirico mette sicuramente soggezione, ci sarà tanto pubblico vedremo come andrà a finire.


E’ tempo di preparare il torneo sabato l’esordio nel derby il mister fa pretattica sullo starting five anche se una pedina fissa c’è, ed è Edu, alla prova contro i suoi ex compagni. Partita secca da venti minuti, fischio d’inizio alle 15,45

Allegri: Ciapa no


Metti una sera davanti alla tv a vedere la tua squadra, un match non facile contro una squadra sempre ostica, una partita indirizzata da un tiro potente ma non irresistibile, un centrocampo che non filtra molto, una difesa spesso preda di amnesie, un portiere all’altezza che blocca tutti i pericoli. Alla fine vinci tre a zero e porti a casa una qualificazione all’Europa che conta e, probabilmente, un budget maggiore che ti consente di programmare altre spese e investimenti ma senza esagerare. Una serata forse tranquilla e invece no, il livornese fumantino, indispettito per l’approccio mediatico alla partita, a modo suo, ma sbagliando tempi e uscite, cerca di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. 

Quello che emerge è un quadro decisamente nero degli umori che circolano in casa Milan. Allenatore sicuramente discusso dalla società (ma allora perché rinnovargli l’incarico); poco amato dagli spogliatoi e dal gruppo (le cessioni in questi anni ne sono emblematiche: da Pirlo fino ad arrivare ad Ambro) poco feeling con la Curva (punta su Matri ma i tifosi dicono di no). Certo riconoscergli il merito di aver vinto un titolo (ma con la campagna acquisti del 2010 forse sarebbe stato difficile fare il contrario), di aver rottamato la vecchia classe dirigente (da Ronnie a Seedorf, da Nesta ad Ambro passando per Pirlo – l’errore più grande) e di aver condotto la squadra lo scorso anno a un insperato terzo posto. 

Rimane però un giudizio sospeso, perché non ha rivinto il titolo con una squadra oggettivamente più forte della Juve nel 2012, ha una visione del gioco particolare, poco incline alla velocità e soprattutto non legge molto bene le partite, prima di fare un cambio passa troppo tempo. Non è poi un grande comunicatore e la battuta delle dimissioni ieri è venuta decisamente male e ha ingenerato più confusione che altro. Ci aspetta un anno complicato e molto litigioso e forse con il senno di poi diremo che sarebbe stato meglio cambiare prima. Ma perché dobbiamo farlo sempre dopo. 

martedì 27 agosto 2013

La Santa Inquisizione ponderanese


Rimango decisamente basito, ma ormai non bisogna stupirsi più di nulla, degli ultimi fatti di cronaca intercorsi a Ponderano, che parlano apertamente di controlli a tappeto per “schiantare” il fenomeno dell’abusivismo edilizio soprattutto quello legato agli orti e alle piccoli appendici domestiche. In un clima così pesantemente vessatorio, in cui l’economia nazionale soffre, invece di aumentare la disponibilità degli enti pubblici verso il proprio cittadino, si palesa l’atteggiamento opposto, mi chiedo dove stia il buon senso. Se tanto mi da tanto, si tratta di piccoli fabbricati spesso utilizzati come depositi di strumentazione agricola nella stragrande maggioranza dei casi, non per grandi coltivazioni ma per piccoli appezzamenti che contribuiscono all’economia domestica producendo prodotti a chilometro zero. Insomma due pomodori e tre patate nel migliore dei casi.

Non parliamo poi dei benefit nei confronti, presumo, nella stragrande maggioranza dei casi di pensionati, di coloro che li coltivano che evitano magari di stare una giornata intera attaccati al tubo catodico e magari con un po’ di movimento beneficiano anche a livello di salute e non solo per ripianare il budget familiare. In questo senso occorrerebbe che il buon senso prendesse il sopravvento sia da parte delle istituzioni che da parte dei pubblici ufficiali, i quali facendo le dovute valutazioni di ogni singolo caso non vessassero ulteriormente i già spremuti cittadini.


Con le regole certo si sopravvive, ma con troppe regole e con il maniacale rispetto delle stesse probabilmente si corre il rischio di perdere il confine tra realtà e fantasia. I problemi del nostro paese sono ben altri che non gli editti di abbattimento. Si verificherebbe poi una cosa curiosa: forconi e rastrelli non più posizionati nei capanni sarebbero utilizzati e portati in giro per raggiungere i campi coltivati, dobbiamo a questo punto costringere tutti a comprare mezzi agricoli adeguati e ad eventualmente avere il porto d’armi per i medesimi forconi?

lunedì 26 agosto 2013

Libertas Astense una preparazione atletica



E’ una giornata di fine estate, il clima uggioso non promette nulla di buono, le nuvole basse non aiutano l’umore di prima mattina, ma in realtà, come all’inizio di un anno scolastico i ragazzi dell’Astense arrivano con le loro borse cariche di entusiasmo, del meritato riposo estivo, è già desiderosi  di mettersi in gioco. Nel campetto in sintetico prima del discorso da primo giorno del Mister Gianfranco Lotta, c’è tempo per una visita istituzionale quella del Sindaco di Asti, Fabrizio Brignolo, venuto fin qui al Mombarone Wellness Center di Acqui, a salutare i ragazzi. Dopo la foto di rito Lotta comincia a enunziare la filosofia della società e del lavoro di gruppo. E poi via verso le prime corse utili per fare un po’ di fiato. Ci sono anche le ragazze di questa nuova scommessa portata avanti dalla Libertas Astense. La mattinata prosegue con l’esercizio fisico intervallato da qualche nuotata e anche da un mini torneo di beach volley. Nel pomeriggio però si torna in palestra, sotto lo sguardo vigile dello staff tecnico, si provano lezioni di tattica, qualche schema per implementare la velocità e la rapidità di un gioco che è essenzialmente composto da due tocchi e via. Il gruppo storico della promozione si interfaccia con i nuovi innesti e sembra che abbiano giocato insieme da tempo. Vedere il buon Edu Dias sottoporsi alla fatica dei primi calci con l’umiltà di un giocatore appena arrivato dà il senso di questo sport, ma qualifica anche la grande famiglia dell’Astense. Dal Capitano Maschio fino a Fiscante, da Tropiano a Cannella tutti lavorano a piè sospinto per essere in forma fin da subito e Il 31 agosto al Palasanquirico attende già i ragazzi a una prova difficile ma molto didattica contro il team che milita in serie A

La parola ai protagonisti:


Coach Gianfranco Lotta (..) i ragazzi stanno prendendo molto bene l’approccio della prima seduta, abbiamo cercato di unire la fatica e il divertimento e vito il buon clima sviluppato direi che ci siamo riusciti
(..) La preparazione sarà svolta molto sotto il profilo atletico, prima dobbiamo avere degli atleti in forma  e poi dopo viene la tattica. Cercheremo di lavorare molto sulla difesa


Edu Dias (..) esperienza nuova dovrò adattarmi, ma sono molto molto motivato, ho già visto che i ragazzi sono molto bravi, spero di poter aiutare con il mio contributo ma non ci sono stelle io sono uno come tutti gli altri (..) Conosco il Bra, il Carmagnola è presto per dire delle eventuali difficoltà, speriamo solo di far bene è un’esperienza nuova per tutti. La tattica giusta ! Si vince sempre con una buona difesa, non prendere goal e poi con la qualità che abbiamo in mezzo dovremo riuscire a realizzarne.


Capitano Andrea Maschio
Finalmente non vedevo l’ora di iniziare questa nuova avventura. Abbiamo fatto un gran gruppo, tantissimi buoni acquisti Edu i giovani che hanno vinto la coppa Italia under 21 con l’asti e poi il gruppo storico. Son qui da cinque anni ed è sempre stato un crescendo.. Girone molto equilibrato le squadre piemontesi se lo giocheranno tutti per la media alta classifica. Prato e Grosseto le più forti e noi le affronteremo subito. Partire bene e fare più punti possibili in casa. Sabato sarà una bellissima vetrina, un onore. La presenza di Edu uno stimolo tanti di noi hanno solo da imparare da Edu, è un campione

  

sabato 24 agosto 2013

Minessi: Biella è una fede e i veri credenti non mollano



Una maglia: la numero 6, una fede: la Pallacanestro Biella che non si discute, un amore per la città incommensurabile, un attaccamento viscerale alla patria del basket piemontese degli anni 90 e dei primi 2000. Un territorio tranquillo che ha eletto a suo buen ritiro. Il Mine è uno sperimentatore di emozioni, si butta a capofitto in tutto quello che fa con l’energia di un ventenne la voglia di un bambino e la passione di un uomo che sa mettersi sempre in gioco. Gentilissimo e disponibile si concede di buon grado al fuoco di fila delle domande ma non perde di vista le cose semplici, se ritarda anche solo di cinque minuti ha la premura di avvisarti, in un mondo in cui la cortesia è spesso un lusso poco sbandierato, fa particolarmente piacere. Concetti chiari e semplici come la pallacanestro che ti faceva vedere in campo ma è la grinta che ci mette che ha sempre fatto la differenza e che lo ha eletto a vera bandiera di Biella. Lui si schermisce ma lo vedi quanto ci tiene proprio dal suo incipit (..) una fede è una fede e non c’è niente altro (..)
 
Banale forse chiedergli qual è il ricordo migliore (..) l’ultimo il canestro contro Cantù. Ho giocato un anno in serie A ringrazio la società per avermi dato quella possibilità e la mia carriera è finita con quell’emozione È stata il raggiungere un sogno, tutti noi abbiamo dei sogni che facciamo da bambini i sogni te li dimentichi, io no, ho avuto questo sogno quello di segnare nella massima serie e di farlo con Biella e quindi il mio proposito partito vent’anni prima ha avuto compimento . Mi può capire solo chi è riuscito a realizzarne uno, un sogno realizzato in una frazione di un secondo.
 
E allora è giocoforza chiedere al Mine chi si sentiva quando calcava i campetti da piccolo (..) tutti e nessuno in particolare, ero un po’ volubile (ride ndr) giovano mezzora a basket e mi sentivo Jordan e poi prendevo la palla dal calcio e si giocava a football e provavo a fare Maradona e poi mi mettevo a giocare anche a baseball. Insomma la sua era una vera e propria vita sportiva in cui il divertimento e l’agonismo la facevano da padroni
 
Ma la passione, quella vera, familiare trasmessa da genitore a figlio sono i motori, meglio se a due ruote, ma non tanto per una passione sportiva, anche se Valentino Rossi è un icona. Qui ci sta il concetto di libertà, inforcare una Harley Davison e di correre in sentendo i profumi della terra che ti circonda, senza essere collegato a telefonini e tecnologia è quanto di più bello ci possa essere. Lo vedi ancora oggi sfrecciare per le vie della città legato a questa passione. Minessi sarebbe il prototipo del free ride tipico che partecipa senza scuderia alla Parigi Dakar, ma non quella dei giorni nostri, quella antica e dal sapore agreste di  Thierry Sabine.
 
L’attualità vede il Mine a supporto della squadra e ha ingaggiato non solo il personaggio ma anche la sua grinta, contagiosa e utile per una squadra che ha l’obbligo di ritrovare freschezza ed entusiasmo. (..) E’ bello alzarsi la mattina avere migliaia di cose da preparare e poi chiudere con un intervista (erano le sette di sera ndr) Nel mio piccolo spero di portare il mio mattone, sono nella terra di mezzo tra squadra e società e io nella terra di mezzo ci sto benissimo, vedo un grande entusiasmo e lo sento. Biella è ormai una fede i veri credenti non mollano la fede.

Grazie di esistere Mine 

Il provocatore ???


Pota vi saluta un Bresciano. Se vi era un modo corretto per sdrammatizzare credo che Balotelli lo abbia trovato. Una partita che non è certo uguale alle altre per il Milan Verona vuol dire due scudetti persi a distanza di diciassette anni. Solo chi li ha vissuti entrambi può capire e non importa se nel 1973 avevi solo sette anni. La mattina dopo a scuola bruciava eccome, anche se eri piccolo. Anche perché quello era un mito, era la stella, era la squadra dei caciavit milanesi contro i bauscia meneghini. Erano altri tempi. E quando si andava alle riunioni della mitica Fossa dei Leoni (quanto ci manca) e in ogni coro il riferimento a Verona c’era eccome. Ma era un altro calcio e soprattutto anche in presenza di atleti provenienti da altre latitudini non vi erano quegli odiosi buu che spesso sentiamo provenire da diverse curve. Posso fischiare un giocatore avversario ma di certo gli devo il rispetto come uomo. Sarebbe meglio che un'altra cultura sportiva prendesse il sopravvento ovverosia quella di tifare, modello maggioranza inglese, i propri beniamini incitandoli a fare spettacolo. Ma tutto questo è una questione di etica così come fanno sorridere le difese di un sindaco, non mi interessa ovviamente la tessera politica, che difende a spada tratta i suoi concittadini. In realtà sarebbe meglio che desse il buon esempio e che incitasse si la propria squadra ma cercasse anche di educare il proprio popolo alla civile convivenza. Ma forse questo è chiedere troppo saremo dei provocatori ?? 

Riscopriamo le cose semplici e Biella tornerà grande


Il nostro viaggio all’interno dell’universo Pallacanestro Biella si arricchisce di altri due tasselli importanti che danno la dimensione di una struttura sportiva. Chi lavora spesso il dietro le quinte, la gestione del cosiddetto apparato non è facile, ci vogliono persone tignose, dure che lavorano sodo, che mettono in pratica i dettami di quanto programmato. Che non disdegnano magari di sporcarsi le mani con compiti che spetterebbero ad altri, ma in un gioco di squadra, sul parquet come davanti a un computer, non esistono ruoli definiti. Il risultato finale è l’unico giudice supremo, è una storia fatta di scoperte, di novità, ma anche di routine, che poi spesso routine non è. Il risultato a cui arrivare è la palla a due, il fischio degli arbitri ma tutto quello che sta dietro a questo è fatto di dure settimane di lavoro, ci vogliono persone preparate e serie che gestiscano anche i più semplici dettagli.

E qui entra in gioco Giulia Marino, ti aspetteresti di tutto ma non una persona che ha studiato e si è laureata in lettere con una tesi dedicata al mondo aulico dell’Egitto e al ruolo della donna in quella società. Eppure, e non lo dice solo il sottoscritto che condivide con Giulia studi classici, coloro che si cimentano negli studi umanistici diventano risorse insostituibili nella gestione di una società, per via forse di una forma mentis che ti ha abituato a studiare e a programmare il lavoro in un certo modo. Poi puoi fare pubbliche relazioni e il pubblicista come il sottoscritto, e puoi dedicarti con successo anche nel mondo organizzativo di strutture anche sportive come fa Giulia.
E’ il destino di noi letterati ma dentro però devi avere il sacro fuoco della passione, e quella di Giulia è sicuramente il basket: figlia di un cestista della squadra dei Caimani, una formazione in voga negli anni ottanta a Biella, famosa per essere fallosissima, mi ricordo un derby alla Marruca con il San Biagio (io immodestamente ero in quella formazione) tiratissimo e vinto dagli alligatori nostrani, gente fissile ma dotata di precisione al tiro che ti incuteva timore. Giulia ha proprio l’imprinting dei Caimani: l’obiettivo sempre in testa, il risultato finale e la passione per la palla a spicchi costruita e maturata negli uffici di Pallacanestro Biella, del botteghino, del Palascatola e del Forum la creatura che le è stata affidata negli ultimi tempi
Ma com’è iniziato il suo rapporto con Biella

Davo un mano al botteghino e poi nel 2005, appena laureata Marco mi ha dato questa opportunità, Abbiamo fatto una prova e poi da li siamo andati avanti. Son  partita dalla biglietteria e poi la campagna abbonamenti, affiancavo prima Elena e poi Sonia, poi tutte le attività di supporto amministrativo e infine il progetto del Forum. Oggi seguo la parte istituzionale i rapporti con la parte pubblica: Comune di Biella e Regione Piemonte, campagna abbonamenti, le palestre in giro, insomma non manca il lavoro

Chiedere se è cambiata nel corso degli anni la Pallacanestro Biella la risposta è schietta e genuina: forse non siamo più stati quella vecchia pallacanestro che era al Palapaietta ci siamo imborghesiti negli ultimi anni dobbiamo tornare a girare la polenta con il bastone Negli ultimi anni si è imborghesito anche il pubblico non si era mai visto fischiare la squadra alla prima giornata Dobbiamo riscavare nelle nostre fondamenta e trovare il vecchio spirito. Il gioco deve essere di squadra

I ricordi sono tanti  ma:  Gara cinque dei playoff a Roma è uno dei momenti più belli gente che mi chiamava da ogni dove, tifosi impazziti. Ma è bello ricordare anche il match contro Ferrara per la salvezza nel 2010 la notte prima nessuno di noi dormì eravamo tesissimi

Un ambiente quello sportivo particolare dove le richieste sono particolari e a volte bizzarre e devi trovare una soluzione per tutti. Richieste che ti sembrano così impossibili che pensi di essere su scherzi a parte come quella volta nel 2007 che Baio mi disse che arrivava Steven Marbory e io non ci credetti fino che arrivò al parcheggio con autista e moglie al seguito .


Quando chiedi da dove deve ripartire Biella la risposta è semplice, molto biellese, dobbiamo tornare a fare girare la polenta con il bastone, un modo originale per dire che servono le cose semplici ma fatte con amore e parafrasando il vecchio motto di Federico Danna tirarsi su le maniche e pedalare e in questo Giulia e il gruppo della Pallacanestro Biella non hanno avversari se poi arrivasse qualche giocatore nubiano allora per Giulia sarebbe il massimo

mercoledì 21 agosto 2013

Libertas Astense di nuovo in pista – il 25 agosto si riparte


Agosto per chi fa sport non è il mese adatto per il riposo ma è tempo per cominciare a prepararsi per i prossimi appuntamenti. Smaltita la sbornia per il campionato vinto e dominato nella serie C e che ha spalancato le porte della categoria superiore la Libertas Astense  affila le armi o meglio le scarpette per la prossima stagione.
Domenica prossima 25 agosto  alle ore 10  presso il centro Mombarone Wellness Center di Acqui Terme gli atleti sotto la supervisione del Mister Gianfranco Lotta e sotto l’occhio vigile del Direttore Sportivo Marco Cortese si ritroveranno presso questo fiore all’occhiello dello sport piemontese partner per l’occasione della squadra astigiana. Si tratta di una vera e propria cittadella dello sport, immersa nelle colline del Monferrato:  che offre 6 ettari di impianti che hanno ospitato preparazioni di atleti e squadre di alto livello, ma anche famiglie e sportivi che cercano un luogo dove è possibile praticare ogni disciplina in tutta tranquillità, senza rinunciare al piacere di prendersi cura di se stessi (www.mombarone.it).






Il sodalizio sviluppato consentirà di temprare i venti giocatori in organico e di cominciare a provare schemi e velocità. Anche perché il primo test match della stagione, banco di prova importante, si terrà già sabato 31 agosto al Palasanquirico in un quadrangolare che vedrà esordire la Libertas in quella che diventerà la vetrina principale della prossima stagione. Il campionato invece vedrà la Libertas debuttare a Prato mentre l’appuntamento per tutti i tifosi è per sabato 12 ottobre contro i Bassotti
Come testimonia il Presidente Paolo Lasagna: (..) l’obiettivo è quello di fare un campionato tranquillo togliendoci qualche soddisfazione, la squadra si è rinforzata con giocatori che hanno militato in campionati di categoria superiore, e quindi ora sotto con la preparazione. Una società rinnovata ma che ha tenuto ben salde le sue radici. La scommessa della Libertas è anche il calcetto femminile una delle poche realtà piemontesi che parteciperà al campionato federale e che diventerà senza ombra di dubbio una delle eccellenze regionali in questo sport.


Antonio Sburlati del Centro Sportivo Mombarone  dopo aver ospitato in passato squadroni come il Genoa Juventus  e Torino é ben lieto di aprirsi al calcio a 5 con una delle squadre emergenti della regione (..)"la nostra intenzione è quella di diventare un centro di riferimento per il calcio a 5 nella regione, organizzando una scuola di calcio per i bambini e i ragazzi e quest'anno per la prima volta il campionato di serie D"(..)

SI parte.

Coach Corbani: il basket a Biella un emozione da costruire insieme ( basket inside)


Le vacanze sono finite, la gloria dell’Europeo under 20 è purtroppo un ricordo, anche se molto molto piacevole, Biella incombe, entro una settimana si riunirà al Palazzetto il nuovo corso voluto da patron Angelico. Alle sette di sera disquisendo con il barista del Palascatola (l’ex palazzetto) sui preliminari di Champions in attesa dell’arrivo dalla Valtellina del coetaneo Fabio Corbani, tra il cronista e l’head coach sono solo quindici i giorni di differenza. La classe, quella d’oro, è del 1966 anno di boom economico. E poi arriva a bordo della sua auto, look ancora da vacanziero ma solo per oggi e si concede due chiacchiere tra un Gabriele Fioretti indaffarato a curare i dettagli della nuova avventura e un Nick Air Minessi, perfettamente calato nel suo ruolo

Seduti nella prima fila delle tribune del Palazzetto ci accingiamo a conoscere meglio Corbani  che si concede in esclusiva ai lettori di basket inside

Sei stato giocatore, arbitro e allenatore di basket una vita per la palla a spicchi ma quale il ruolo preferito ?
Giocatore assolutamente perché è il ruolo più divertente, quello in cui riesci a scaricare tutta l’adrenalina; lo sogno anche di notte di giocare, poi però bisogna fare delle scelte, capire i propri limiti. Allenare mi ha entusiasmato fin da subito e ho deciso di percorrere questa strada sono stato fortunato, non so se bravo questo solo il tempo lo potrà confermare, ho conosciuto molti allenatori validi. Sono stato guardia e playmaker anche se preferivo tirare possibilmente da tre.

Ho smesso di giocare a 18/19 anni ho avuto dei problemi alla schiena e nel momento in cui aumentavano i carichi di lavoro ho dovuto purtroppo scegliere di abbandonare il basket attivo. La meta era il negozio di All basket naturalmente zona piazza cinque giornate, poi frequentavo il Verziere, il campetto di Marinai d’Italia e quello di Milano II zona est di Milano

Prima maglia comprata ?
Son sempre stato tifoso di Varese pur abitando a Milano, ho sempre avuto passione per questi colori – Ignis Ciaocrem  le mie maglie, ma poi dopo aver allenato una squadra di fatto diventi tifoso delle società per cui alleni, sette anni a Milano non si dimenticano di certo, quindi il tifo è rivolto alla società per cui tu ti metti in gioco e per  cui vivi per tutta la giornata
da osservatore esterno cosa manca a Milano per tornare sul trono d’Italia ?
Sono su un bellissimo gradino hanno riportato entusiasmo in città, vincere non è facile, bisogna passare attraverso momenti difficili, anche delle sconfitte che sono in grado di farti maturare. Poi con il tempo si impara a vincere e quindi ci si diverte, mi auguro possano assaggiare la vittoria e possano tenersela e godersela. Io penso arriveranno a questo e poi potrebbero aprire un ciclo. Le metropoli sono importanti come volano del grande basket italiano, esemplare il caso di Roma quest’anno

Da avversario cosa ti piaceva e temevi di Biella ?
Pubblico fantastico quello di Biella si temeva quando venivi a giocare in questo impianto e vedere e sentire la gente era piacevole perché ti gasi tantissimo, ogni canestro lo senti di più. Biella ha fatto grande pallacanestro per oltre dieci anni e qui si è respirata grande professionalità e qualità.

Ritrovi giocatori che conosci molto bene come hai costruito questa squadra e cosa ti aspetti da questa stagione ?
Viaggiando mentre venivo qui avevo molti pensieri e particolari li ho allenati quasi tutti e in contesti completamente diversi, ogni giocatore è diverso a seconda dell’ambiente in cui cresce e gioca. La squadra è stata costruita con criterio rispettando budget e obiettivi e spero tutti possano letteralmente incastrarsi nella maniera migliore per una stagione proficua

L’esperienza con i giovani e la conquista dell’alloro europeo quali le sensazioni e quando hai capito che poteva arrivare l’oro ?
Ci siamo radunati con l’idea che volevamo andare a medaglie, non avevamo pressione, non eravamo i favoriti, anche la Federazione non ha messo pressione, un trofeo costruito giorno dopo giorno, siamo sempre stati sereni e abbiamo voluto provarci in assoluta serenità. Mai  un episodio spiacevole o di tensione tutto molto tranquillo e sereno e così è stato anche più facile smaltire tensione e gare.

Obiettivo Lega Gold ?
A priori non si può dire, nelle mie esperienze in questo campionato con piacenza puntavamo a salvarci abbiamo invece fatto i playoff, è tutto molto relativo Torino e altre squadre hanno costruito bene, ma lo stiamo facendo anche noi e poi il giudice supremo sarà il campo

Presenta la tua squadra ?

Murta – gli ho detto che stavamo cercando un sesto esterno che giocherà poco e farà più il tifoso ma ti permetterà di crescere ma a casa. Ha accettato e con molto serenità si ritaglierà qualche soddisfazione

Chillo non gli ho promesso minuti ma un progetto ha scelto di venire con noi e glie ne sono grato

Raspino grande atleta pongo molta fiducia in lui questo è il suo campionato il suo palcoscenico ideale, lui deve stare sereno, ma può dare tantissimo alla causa

Laganà è un talento, acerbissimo non ha un ruolo definito, ma settimana dopo settimana scopriremo per lui le caratteristiche migliori e sarà un giocatore su cui puntare tantissimo

Infante è un giocatore di gruppo, di generosità, di combattimento sempre positivo

Lombardi è un giocatore che può fare tutti i ruoli che può fare qualsiasi cosa ha un potenziale atletico immenso, trasmette energia

Mathis ho avuto la fortuna di averlo anni fa; fa giocare bene i suoi compagni di squadra un leader

Voskuill è un giocatore pazzesco, un gran realizzatore un tiratore un cecchino non sarà forse un atleta ma il range di tiro è qualcosa di impressionante

Hollis giocatore molto tecnico particolare nel ruolo del 4, giocatore con grande tiro, molto elegante ci dovrà dare consistenza, a rimbalzo sarà la nostra chiave

De vico è stato bravo Federico Danna a portarlo a Biella ha fatto benissimo le giovanili, si deve completare, ma con lui dovremmo avere pazienza non dobbiamo bruciarlo


Se dico Venti ottobre cosa ti viene in mente ?
Derby; partita importante Torino ha fatto una grande squadra quella partita sarà una grande sfida perciò sicuramente sarà intrigante

Cosa ti aspetti da Biella ?
Un nuovo ciclo ma nessun paragone con il passato noi siamo in grado di riportare questo club a buoni livelli ma dobbiamo prima di tutto ricreare entusiasmo squadra diversa rispetto a quelle viste negli ultimi anni – la cosa fondamentale sarà avere entusiasmo, partecipazione e condivisione di quello che si sta facendo tra giocatori, staff, società e tifosi. Quello che chiedo ai tifosi e alla gente è di  venire al palazzetto se non ci sono le emozioni diventa tutto molto triste.

Sicuramente ci dobbiamo provare insieme e il pubblico ci deve dare emozioni un tiro di Voskuill da dieci metri con i tifosi che ti sostengono sarà una gioia impagabile e da raccontare agli amici così come una schiacciata di Raspino con il Palazzetto pieno. Un emozione da costruire insieme.

Corbani sorride ti saluta con un abbraccio caloroso e via a parlare con Fioretti e Minessi perché si deve costruire la Biella che tornerà a sorridere e masticare il buon basket perché la spalla a spicchi è un emozione che ti trascini dentro (basketinside)

c'è sempre una differenza


Penso sia incredibile che una sentenza della Cassazione ci induca a parlare della Resistenza, ma l’improvvida citazione del senatore Pdl Malan e le successive polemiche seguite sulla comparazione Berlusconi/Gemisto di fatto portano, anche a livello locale, a parlare della lotta di Liberazione. Lungi da me dal polemizzare con l’On. Delmastro, credo che alla fine ognuno rimarrà convinto delle proprie idee. Lui che la Resistenza non sia stata altro che il frutto di una guerra civile in cui, alla fine, i comunisti si son fatti giustizia da soli. Il sottoscritto reputa invece quegli anni come il principio fondante della nostra Repubblica, pur vituperata e probabilmente troppo sbeffeggiata da politici che si son dimenticati della collettività a favore degli interessi personali.

So che non piacerà all’On. Delmastro, ma il ventennio subito dagli italiani sotto Mussolini non fu così felice e non solo per la mancanza di un contradditorio politico, e del confino per chi non la pensava come il regime. Non eravamo quella grande potenza che Mussolini e il regime fascista volevano far credere. Dovemmo far uso dei gas per avere ragione degli etiopi per creare un impero inesistente. Stringemmo alleanza con il regime nazista abbracciando credo e ideali inumani, ci facemmo trascinare in un conflitto che ci devastò e ci umiliò.
Migliaia di soldati furono mandati a morire nelle steppe e nelle desolate lande russe, nel deserto africano, nei fondali dell’atlantico in virtù di una gloria effimera. Quanti lutti ebbe a sopportare l’Italia prima di liberarsi del gioco fascista? Dopo l’otto settembre si perpetrò l’ennesimo tradimento nei confronti dell’Italia. Mussolini acconsentì, di fatto, all'occupazione militare della penisola da parte della Wehrmacht, si costruì un impero personale, la Repubblica di Salò, con cui cercò di perpetrare la sua fortuna a scapito degli italiani.

Quanti furono i lutti degli italiani in quel periodo? Tantissimi. Mi è capitato spesso di ricordare i tanti che si immolarono: Salussola, Curino, Mottalciata, Borgosesia, Varallo, Ronco, Trivero, l’Alpe Noveis, Biella in Piazza Martiri e a San Cassiano, Villa Schneider e mille altri posti disseminati nelle nostre province. Luoghi in cui ogni sasso, ogni strada, ogni sentiero è stato macchiato dal sangue di italiani/italiane, per lo più giovani, fucilati, impiccati e uccisi dalla ferocia dei tedeschi e dalle Milizie della RSI.

Ci saranno state probabilmente anche alcune pagine oscure nella lotta di liberazione ma mai come le tante lacrime e il sangue versato copiosamente da tanti biellesi in quel periodo, riconosciuto con una medaglia d’oro al valor militare che il Presidente Sandro Pertini appuntò sul Gonfalone della città di Biella nel 1981 a imperituro ricordo della nostra storia. Quest’anno ricorre il settantesimo dell’inizio di quel periodo che cominciò, con lo sciopero degli operai, con il rifiuto di andare avanti in un delirante conflitto, il ricordo è doveroso, così come la memoria perché è giusto ricordare per cosa si combatteva. La libertà di espressione e di pensiero contro le paure e i ricatti, l’eguaglianza delle persone di ogni credo razza e religione contro la supremazia della razza.

Beppe Rasolo –Presidente Anpi Alta Valle Strona 

martedì 20 agosto 2013

Tua Madre è morta : Cronache dal Collegio Dal Pozzo

(fonte www.arkistudio.eu)


TUA MADRE E’ MORTA

La parola Collegio ha sempre evocato nelle menti di tutti una connotazione negativa, un sostantivo che evoca punizioni e reclusioni e quando da adolescente leggevi qualche testo antico i riferimenti al collegio e ai convitti erano latenti come forieri di caserma e punizioni.
La prima volta che nel mio cervello risuonò tale sostantivo era il giugno/luglio del 1983 annata disgraziata l’ennesima stroncatura scolastica aveva fatto risuonare quel nome nel cervello; occorreva riparare e rimediare all'errore e se si voleva un futuro diverso bisognava rinchiudersi lontano da casa.
Fu così che il Collegio Dal Pozzo diventò una realtà per la mia esistenza. Dubbi, ansie, perplessità e non lo nascondo una fottuta paura cominciarono a prendermi. Cos’era quel posto distante cinquanta chilometri da casa in cui si andava ? Cosa sarei riuscito a combinare in Via Duomo che non avrei potuto fare a casa ? Chi avrei incontrato ? Ne ero proprio sicuro ??. Più si avvicinava la data più i dubbi aumentavano. Era un cambio epocale, una sorta di militare ante litteram, un carcere forse.
A distanza di trent’anni ritengo quell'esperienza formativa ed educativa anche se all'epoca non riuscivo a comprenderla appieno.

Ho conosciuto molti personaggi in quel luogo: persone che ho imparato a temere, a rispettare e con il corso del tempo ad apprezzare e ad amare come se tutti facessimo parte di una stessa famiglia, perché quella del CDP è stata una grande famiglia.

Ma partiamo dall'inizio.

L’arrivo 269 all’alba
25 settembre 1983 era una domenica che annunciava l’autunno, il tempo era uggioso, il pranzo fu trangugiato in pochi attimi e l’ansia cominciò a prendermi alla gola, stavo per entrare in un luogo che mi avrebbe ospitato per i prossimi due anni. Al momento non sapevo che ne sarebbe stato di me, avrei resistito un giorno, un mese, un anno, qual era la mia tempra ? Sarei riuscito a rimanere in quel luogo,  avrei anche superato il doppio salto terza e quarta, era non solo un obbligo verso di me e verso la mia famiglia era una scommessa l’avrei vinta ?
Mentre si scendeva a Vercelli in macchina a passo d’uomo, mia padre non ha mai amato la velocità a differenza di me, ma in quell’occasione non me ne lamentai, era un’occasione per stare ancora qualche momento in più con la mia famiglia.

Sono sempre stato tifoso del Milan e la mia infanzia salvo rare eccezioni è stata contraddistinta da delusioni calcistiche, il Milan degli anni settanta e dei primi anni ottanta non era un squadrone e un personaggio come Gianni Rivera era un lusso che forse non ci potevano permettere. Avevo già perso due scudetti all'ultima giornata (72/73) eliminazioni dalle coppe, il simulacro della stella era stato un punto d’arrivo e poi le due retrocessioni una sul campo e una per meriti extra-calcistici  quindi come me (due sonore bocciature) il Milan aveva subito due volte. In quel pomeriggio il Milan dopo essere tornato in serie A soccombeva a Roma (3 a 1) dopo una buona partenza. Gli auspici e le stelle erano quindi nuovamente contro. 

I marciapiedi di Vercelli non sono stati mai ostici come quel pomeriggio, un gelato per il commiato, una passeggiata in piazza Cavour e vedere i miei genitori che mi salutavano un po’ sommessi e piangenti era una pugnalata. Davanti a via Duomo cominciavano ad arrivare macchine, automobili potenti e rombanti, sinonimo di un opulenza forse troppo grande per me, signore ingioiellate e uomini inappuntabili scendevano a scaricare la prole, in qualche caso recalcitrante.

Mi sentivo un pesce fuor d’acqua, Entrato nel corridoio iniziale cominciai a incrociare i compagni di corso c’era una montagna umana: lo Smilzo che continuava a sbraitare e a urlare e sinceramente incuteva un certo timore, mi vide e come prima frase di benvenuto disse: Tua madre è morta. Ma lui era un vecchio.

Vecchio e nuovo termini che avrei cominciato a comprendere presto non si trattava solo di enunciare due aggettivi, erano due sostantivi belli pesanti il confine tra i privilegi e i soprusi, tra il permesso di muoversi e di parlare e quello di ascoltare rigorosamente in silenzio.


La differenza risaltava agli occhi ma come avrei poi imparato a conoscere più tardi, i nuovi li vedevi tutti con lo stesso sguardo allunato perso nel vuoto che vagavano alla ricerca di un unico elemento positivo. I vecchi ti guardavano già con l’occhio del predatore che pregusta la sua preda.

Nella palestra, ma chiamarla tale era una pura bestemmia contro le più elementari norme di sicurezza con grate alle pareti che la facevano somigliare alla New York di Jena Plinski, troneggiavano pile di cartelle blu, cariche di libri e con ognuna allegata una scheda, e un cartellino quello del convittore.

Non poteva il mio sguardo non ricadere sulla frase dantesca tratta dal Paradiso (..) Apri la mente a quello che ti paleso ecc. (..) La mia mente vagava alla ricerca di un unico elemento che potesse farmi sopportare quel delirio che già si stava manifestando. Cominciai a vagare in quei dieci metri di corridoio che avrei percorso a chilometri nei mesi successivi, sguardo basso e poca confidenza, ogni tanto risuonavano suoni sinistri e inquietanti. Si trattava degli urti che le porte del bagno facevano sbattendo contro il muro, era un suono usato sapientemente per terrorizzarci da parte dei vecchi. Un po’ come quando i celerini per disperdere i manifestanti battono gli sfollagente contro gli scudi, l’effetto ero lo stesso.

Alla sirena delle ventuno tutti contro il muro nel corridoio, pistolotto del precettore e poi a due file su per le scale a raggiungere il ricovero per la notte, al primo piano una gruppo si staccava, al secondo un altro e noi, quelli più sfigati, al terzo la camerata. Si trattava di uno stanzone venti per venti in cui quella sera ci trovammo in una quindicina.

Li cominciammo a scioglierci gente che proveniva dalla stesso luogo, differenti storie, qualche racconto una situazione più rilassata, anche se per poco, dopo un po’ prendemmo subito conoscenza con il sistema di controllo stile Alcatraz. Il precettore via cavo al microfono ci informava che di li a poco si sarebbero spente le luci, quindi sotto le coperte. Ma dopo aver sistemato la propria roba, come potevi dormire alle 9,30, nemmeno quando avevo sei anni riuscivo ad addormentarmi a quell'ora  imparai poi in seguito a rimanere in studio almeno potevi star su fino alle undici. I vecchi della camerata dettero ancora prova di sé, al mattino successivo mi sarei risvegliato completamente foderato di carta igienica e con il dentifricio nelle orecchie.

Quella notte fu una sorta di inferno ma più per l’ambiente che non per la compagnia, quella luce rossa che mi avrebbe accompagnato per due anni e che alimentava anche le cellule fotoelettriche ti entrava negli occhi. Era iniziato un nuovo periodo mancavano 269 giorni all’alba.

mercoledì 14 agosto 2013

Biella con Hollis squadra al completo e pronta (basketinside)


Mancano pochi giorni al raduno per impostare una stagione che dovrebbe essere quella del rilancio, cambiata radicalmente la struttura societaria, anche se la base da cui ripartire è stata ritrovata in casa puntando sulla voglia di riscattare un annata decisamente storta, ora bisogna dedicarsi ai giocatori. L’incognita ma è legittimo a questo punto della stagione è determinata dalla parte sportiva. Un coach nuovo anche se reduce da una vittoria di prestigio agli europei under 20 con due pedine biellesi (Laganà e Lombardi) e una pattuglia di nuovi giocatori che fatta esclusione per Raspino e De Vico oltre ai sopracitati babies avranno l’ardito compito di ricreare un ambiente propositivo per il basket a Biella. 

Con l’arrivo di Damon Hollis Biella ha chiuso ufficialmente il suo mercato; iniziato con Infante e proseguito con Voskuil,  Donte Mathis e gli italiani Matteo Chillo e Luca Murta. Nomi forse non famosissimi e capaci di evocare la piazza così come fatto dalla vicina Torino che con Mancinelli e Amoroso sembra aver pescato il jolly. L’idea che magari ci confermerà Corbani a partire da lunedì prossimo  è quella di un team coeso senza grandi stelle in grado di giocare un basket rapido e veloce, penetrante e bruciante e con pedine di sicura esperienza nella serie cadetta come Mathis, Voskuil e anche Infante. La freschezza e la gioventù anche dei babies italiani potrebbe fare il resto. Inoltre una new entry come Damon Hollis fresco vincitore in Ungheria potrebbe dare quella vitalità in più. 

Come hanno già detto tutti, Presidente Angelico in testa, si vorrebbe vedere al Forum un basket spettacolare e possibilmente vincente. Nessuna promessa di pronto riscatto il fatto di essere già qui a giocarsela vuol già dire tanto, le sorprese nello sport sono dietro l’angolo e anche la finale di A2 dello scorso anno ha dato dimostrazione di uno sport dove, più che il grande nome conta il progetto e la coesione del gruppo. Ancor prima di Ferragosto Fioretti e Minessi erano alle loro scrivanie a lavorare pronti a far scattare la gran voglia di Biella e per un ritiro in cui non è ancora sicuro se sarà a Novarello la voglia di tirare a canestro al Forum è già a un buon livello

Contro la Corrazzata Reggio Emilia si lotta fino alla fine

  Si andava in casa della capolista contro un gruppo che non ha mai perso e ha solo concesso un pareggio nelle partite precedenti. L’abbiam...