martedì 24 dicembre 2019

Rattazzi l'Alessandrino che introdusse la moneta unica


Tra i tanti Presidenti del Consiglio piemontesi vale la pena di citarne uno, di origine alessandrina, che di fatto fece un passaggio di transizione tra il neo stato italiano di ispirazione cavouriana e la sua dimensione moderna. Stiamo parlando di Urbano Rattazzi, che fu a capo del Governo per due stagioni quella del 1862 e successivamente cinque anni più tardi nel 1867. Quella era un Italia turbolenta che non si era ancora placata di tutti i rigurgiti nazionalisti che avevano portato alla sua Costituzione, tutta improntata a trasformare lo stato da Sabaudo a Unitario. E se la parte geopolitica era quasi completata occorreva dedicarsi ad altri aspetti, quella più curiosa fu l’unificazione monetaria proprio a lui, a Rattazzi si deve l’introduzione della lira il 24 agosto 1862, che, di fatto, sanciva la moneta unica per tutto il suolo italiano sopprimendo tutte le monete degli altri stati pre unitari, sotto il consiglio del biellese Quintino Sella vennero poi unificati i sistemi tributari e monetari verso quel pareggio di bilancio, fiore all’occhiello di Sella che poi giungerà qualche anno più tardi insieme all’odiata tassa sul macinato. 

Ma uno stato così giovane con diversi problemi di rappresentanza esterna era un ghiotto boccone per le crisi di governo e le irrisolte questioni, venete e romana erano una brutta spina nel fianco assolutamente troppo gravosa. Garibaldi ancorchè bravo generale e tattico era un pericoloso ingombro, un primo tentativo di liberare il trentino con l’arresto di un gruppo di cospiratori portò a una sommossa con alcuni morti tra la folla che contestava gli arresti, ma l’episodio che ne decretò la fine del suo dicastero fu lo scontro e il successivo ferimento di Garibaldi sull’Aspromonte bloccato dall’esercito italiano/sabaudo per impedire una dura presa di posizione della Francia contro l’Italia. Farini e Ricasoli ne furono i successori ma Rattazzi tornò nel 1867 ma anche questa volta inciampo nella questione romana non prima però di di aver varato una legge che sopprimeva tutti gli ordini religiosi presenti nel Regno, ritenuti superflui alla vita religiosa del paese mentre gli enti ecclesiastici rimasti (seminari, diocesi, parrocchie e tutta una serie di altri fabbricati) fu imposto un aggravio fiscale del 30 %. Ma l’ombra di Garibaldi si stagliava all’orizzonte, i buoni risultati ottenuti in Trentino l’anno prima convinsero il generale a ritentare l’impresa romana ma anche questa volta i francesi ebbero la meglio e Mentana, il luogo in cui venne combattuta la battaglia sancì la fine dell’avventura dell’eroe dei due mondi e anche dello stesso rattazzi che non era riuscito a fermare il generale. Il 27 ottobre 1867 nuove dimissioni consegnate a Vittorio Emanuele. Di qui inizia l’oblio di Rattazzi che pur continuando a svolgere la carica di deputati di fatto non riveste più ruoli di primo piano. Il 5 giugno 1873 muore per un cancro al fegato

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