venerdì 27 dicembre 2019

Ultima lettera dal fronte .... a Vescenkaja 16 dicembre 1942


Ciao Papà
Sono da poco passate le otto di sera del 16 dicembre 1942 qui a Vescenkaja fa un freddo cane, un buio spettrale che non promette niente di buono, il termometro ieri è arrivato a meno 15, il fiume è ghiacciato e ogni sera i bagliori che vediamo all’orizzonte in direzione di Stalingrado sono sempre più forti, chissà cosa sta accadendo là. Qualche giorno fa abbiamo visto un’autoblindo carica di mitragliatrici MG42 con moltissime munizioni a bordo e alcuni soldati tedeschi che avevano una faccia che non lasciava trasalire emozioni, Quasi rassegnati al corso della guerra. Dicono che in quella città si stia combattendo casa per casa, una guerra dura, sporca, senza quartiere, senza domani. Qui invece in confronto sembra tutto molto più calmo, ma da quello che sentivamo presto toccherà anche noi. I rumeni che stanno più sotto, così dicono alcuni commilitoni, hanno preso alcuni prigionieri che dicono che l’attacco russo sia imminente. Io ho paura, sono a più di mille chilometri da casa, riusciremo a reggere ? perché ho accettato questo incarico ? certo in tempi di magra, uno stipendio, da soldato, va bene. Ma mi manca la Belaria, mi manca la campagna, penso ai figli di Beppe, Ester e il piccolo Adriano, con quegli occhietti vispi e curiosi, penso alle mie sorelle, a tutti voi che vi ho lasciato a Ponderano e mi chiedo se rivedrò ancora il Ciucarun. Le sensazioni e le speranze ci sono ma qui siamo in mezzo al nulla, alla neve, al gelo in una terra ostile, con un abbigliamento militare che lasciamo perdere, fare la guardia vuol dire rischiare di perdere le dita per il gelo. Scrivo questa lettera con le mie sensazioni, ben sapendo che potrei incorrere nella censura ma cosa siamo venuti a fare qua……..

Questa mi immagino sia l’ultimo scritto dal fronte di mio zio, una lettera pensata e mai scritta, o forse scritta e andata perduta in quel caos che fu la ritirata. Lui faceva parte del 54 reggimento Umbria (artiglieri) della divisione Sforzesca che costituiva insieme al 53 fanteria, che partì da Biella il 22 giugno 1942, una delle sette divisioni che costituiva l’Armir. Ricordi e testimonianze dicono che forse saltò in aria il 20 dicembre 1942 a seguito di un bombardamento nei pressi della stazione ferroviaria. Mi auguro che sia stato così una morte, pur se orribile, immediata e che non abbia dovuto patire la ritirata, la prigionia e stenti di una follia che fu la seconda guerra mondiale. Quest’anno ricorre il centenario della tua nascita, un atto doveroso ricordarti e se le tue spoglie mortali sono rimaste nella steppa russa, il tuo ricordo vive in mezzo a noi che ne siamo i tuoi eredi.

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