Stavo pensando alla retorica che
spesso il fascismo usava per pavoneggiarsi e per fare vedere i muscoli
ostentando il classico clichè della forza bruta. Frasi ne abbiamo sentite a
bizzeffe: se avanzo seguitemi se indietreggio uccidetemi (in effetti), oppure "meglio
il pianto di una sconfitta che la vergogna di non aver mai lottato (sic.)"
Insomma il carattere temuto e irriverito di una persona che si mette in discussione
sempre e comunque e che lotta per le proprie idee. Facendo un leggerissimo
passo indietro andiamo a scoprire chi era veramente Benito Mussolini noto interventista che
anelava a una patria combattente per riprendersi Trento e Trieste. Animo nobile
e gentile verrebbe da dire, ma, se poi, si scava a fondo l’umile bersagliere,
che termina la guerra col grado di caporalmaggiore, Benito Mussolini, la prima
linea l’ha vista poco.
Secondo il testo redatto dallo
storico Franzinelli Mussolini si trovò impegnato in zone periferiche rispetto
ai grandi attacchi e alla dura vita del soldato, anzi aveva tutto il tempo per
raccogliere e serrare le sue filippiche e invettive a favore della guerra e del
sacrificio dell’Italia. Infine venne ferito durante un’esercitazione il 23
febbraio 1917, un infortunio banale, ma che sfruttò ad arte, non solo esaltando
il suo sprezzo del pericolo ma, come un imboscato qualsiasi, fece ben 18 mesi
di convalescenza (la sua cartella venne falsificata ad arte per evitargli il
ritorno sul campo, e quindi Caporetto e Vittorio Veneto furono vissute in panchina).
Da li si esercitò e fece quello che gli veniva meglio, scrivere a profusione
contro l’invasore tedesco. Più avanti i suoi diari vennero fatti sparire per il
suo forte spirito antitedesco, come si dice la carità di patria e il nuovo
alleato imponevano ben altri riti.
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