Che in questo clima economico così particolare, con pochissimi che investono e tutti che sono in attesa di tempi migliori per lo sport non sia il massimo niente da eccepire. Che decine di società sportive in varie discipline stiano soffrendo una crisi di sistema (e in alcuni casi il fallimento) che non vede altri sbocchi altrettanto vero. Che un territorio che ha un suo fiore all’occhiello altrettanto indiscusso che da oltre venti anni allieta le platee non solo locali e che per una decina di anni abbondanti ha fatto da traino al mondo cestistico piemontese è una certezza. E allora dove sta l’errore ? qual è la soluzione al problema di una sopravvivenza finanziaria sempre più a rischio ? Chi scrive ha potuto assistere da un palco privilegiato, quello dell’Amministrazione Comunale di Biella, del reale interesse di in un territorio anni fa, dalla ricerca dei primi sponsor alla definizione dei due palazzetti; prima quello di Via Pajetta e poi quello degli Orsi. L’attenzione del Sindaco dell’epoca Gianluca Susta finalizzato poi da Vittorio Barazzotto di un gioiello a costo zero che è l’impianto degli Orsi. Ha potuto vedere le magie di Joe Blair al PalaPaietta e battere Benetton Treviso di 30 punti di scarto in quella sfida di –Coppa Italia,, la Nazionale di Tanjevic in allenamento con il sottoscritto che scarrozzava Denis Marconato sulla sua macchina, non ho ancora mai capito come fosse riuscito a entrarci. Le magie della semifinale scudetto con Brunner e Spinelli al Forum contro Milano del 2009. E ora !! Il comunicato emesso dalla società è più di un grido d’allarme, è una sorta di epitaffio consumato per tempo. Il territorio purtroppo salvo i soliti noti che ci mettono tempo soldi e passione ha smesso di crederci, tante belle parole forse, qualche scusa (c’è la crisi) e un totale disinteresse per una squadra e per un impianto che sono da considerare una risorsa e non solo una spesa. Purtroppo chi investe non può farlo all’infinito e deve essere aiutato pena l’ennesima cattedrale nel deserto costruita qui a Biella. Per anni abbiamo vissuto l’isolamento come un dato di fatto positivo, l’isola felice del tessile che ora non c’è più. Nessun investimento infrastrutturale, nessun collegamento veloce, e tempi biblici per ogni cosa. Disoccupazione e crisi la stanno facendo da padrone anche qui, i marchi reggono ma a fatica. Sintomatico che oggi un bisettimanale locale apra con un asta da Christie con un opera di un biellese – Pistoletto – battuta per due milioni di euro, mentre dall’altra parte ci sia il riferimento alla crisi della società cestistica biellese, basterebbe un opera di quel genere per rilanciare non una stagione ma addirittura due.. C’è chi propone di radere al suolo il Palazzetto – costerebbe di meno che gestirlo – le istituzioni che cercano di fare i commerciali per la società – ma quale può essere il peso di un amministrazione che ha già essa stessa problemi di spending review – occorrerebbe un miracolo. La protezione della Madonna Nera potrebbe essere forse un aiuto sostanzioso, più probabilmente verrà magari ceduto il titolo sportivo a altre società pronte a conquistare un palcoscenico di primo piano e in questo caso l’indizio potrebbe essere quella di Torino, che ben sta operando nel campionato dilettanti anticamera della serie A. Per la nostra provincia dopo aver perso la patente di provincia autonoma sacrificata sull’altare dell’abbattimento dei costi della politica (ma sarà così) sarebbe una sorta di certificato di morte. Destinata alle nebbie dell’anonimato e della residenza alle estreme periferie dell’impero, qualunque sia il centro dello stesso. Non voglio crederci, non posso crederci, ma la sensazione è quella e anche se il grido della curva con il buon Lino in testa è fino alla fine forza la Biella siamo veramente ai titoli di coda. A meno che …. Ma se qualcuno crede nel progetto è ora di intervenire adesso non domani.
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