E’ il termine che inquieta 60 milioni di italiani, lo spettro della crisi che abbiamo dietro l’angolo, presunta o reale che sia, agita i sonni di tutti. Non c’è giornale o televisione che non emetta ogni ora, come un bollettino di guerra, l’elenco dei tagli da operare, settore sanitario, economico, amministrativo, salariale. Tutti ne siamo compiti o per le meno sembra tutti. E’ naturale che il mondo del calcio sia toccato da questo fenomeno. Ieri tutti presi dalla presentazione della nuova stagione del Milan forse pochi hanno dato credito o hanno letto lo speciale di Italia Oggi dedicato alle spese dello sport più amato dagli italiani. Un quadro a tinte fosche dipinge lo scenario venturo del calcio italico. A fronte di un monte stipendi esagerato, per la scorsa stagione, il Milan ha speso 206 milioni di euro – il guaio è che al fisco ne vanno più della metà – alla società rimane ben poco. Il fronte biglietti, sempre più cari, fruttano alla nostra società poco più del dieci per cento di quanto speso con i giocatori, con 29 milioni, gli sponsor altro quindici %, mentre i ricavi dei diritti televisivi sono pari a 113 milioni. Il bilancio dello scorso anno ha pertanto previsto un buco di 67 milioni, voragine finanziaria che se non hai delle basi dietro rischi, nel volgere di un paio di stagioni, di fare bancarotta. Ricordiamo poi le difficoltà dei pagamenti ecc. Insomma un quadro nero e con altre realtà messe ben peggio di noi, pensiamo al Siena che ha chiuso con un disavanzo di 20 milioni di euro o la Juve stessa con 95. Insomma tempi grami e quindi ci sarà difficoltà a vedere grandi campioni o presunti tali. Bisogna puntare sul vivaio e costruire con pazienza una squadra carica di campioni per poter poi alzare altre coppe. Il calcio come tutta l’economia è malata, occorre che ci sia veramente un ridimensionamento dei conti ma sarebbe bello – e forse impossibile – che le regole valessero per tutti.
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