Sig. Sindaco di Trivero, sig Sindaco di Soprana, autorità civili, militari e religiose, associazioni combattentistiche e d’arma cari ragazzi delle scuole di Trivero e Soprana, amici dell’Anpi eccoci qui a ricordare e a celebrare questo atto fondativo dell’Italia repubblicana. Un Italia nata anche in queste valli. Una data e una ricorrenza lontana 67 anni, ma che deve essere sempre viva nei nostri cuori, nelle nostre memorie individuali e collettive; un periodo in cui si lottava per la sopravvivenza, un periodo in cui si lottava contro l’oppressione, contro la coercizione, un periodo in cui non si vedeva la luce in fondo al tunnel di una guerra e di una miseria che spingevano l’Italia e gli italiani nel baratro.
Gli uomini e le donne che hanno fatto la resistenza, che si sono battuti in quel periodo, sacrificando spesso e volentieri le loro giovani vite, ci hanno consegnato la democrazia e la libertà, ma a guardare le cronache di oggi ci viene da chiedere se il loro sacrificio sia valso.
Un presente in cui prevale il furbo sull’onesto, in cui si nega persino l’evidenza di certi comportamenti e si giustifica l’esigenza del singolo sugli interessi della collettività. Oggi quando chi ci guida, non importa il colore del suo schieramento, spesso e volentieri non tiene fede al suo giuramento di guardare e di gestire onoratamente la res pubblica, la domanda che sorge spontanea è: dove abbiamo sbagliato ?? Troppa ricchezza ? troppa opulenza ? troppi interessi ?? e i bisogni del prossimo ? abbiamo perso di vista le cose semplici probabilmente.
Nel leggere la repubblica che riporta le testimonianze degli ultimi ragazzi che fecero la resistenza mi sono rinfrancato, il xxv aprile deve sopravvivere alla retorica e anche a anni di rilettura di discorsi in cui non sembra più tanto chiaro un principio cardine e cioè che la democrazia e la costituzione sono figli degli uomini e delle donne che hanno combattuto contro l’occupazione nazista e contro il fascismo che l’appoggiava. La libertà è faticosa e non vuol dire fare quello che ti pare, come ricorda un signora di novanta anni. Un elementare spirito di riscatto umano era secondo Calvino a spingere i nostri avi nell’urgenza di quei giorni e ancora preme nei nostri di giorni, lontanissimi e diversi, ma riconducibili alla stessa semplicità con un preciso impegno: essere sempre e comunque contro ogni forma di oppressione di fascismo di discriminazione e di violenza. I nostri nonni hanno saputo cogliere l’essenza di quel periodo guardando oltre le macerie che si erano addensate sull’Italia per ridare un senso alle cose, un senso alla vita.
Lasciatemi citare uno dei Presidenti della Repubblica più amati della nostra storia, Sandro Pertini che parlando ai giovani pronunciò queste parole: “Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste? Un appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato. Di difendere la Repubblica e la Democrazia. E oggi ci vogliono due qualità, cari ragazzi: l’onestà e il coraggio”.
Quanto sono vere e attuali queste parole. Onestà e coraggio. Impegno e convinzione. Dobbiamo pensare ai giovani. Ma la domanda che dobbiamo porci è sempre la stessa: che cosa stiamo lasciando ai giovani? Quale nazione e quale futuro ci stiamo impegnando a lasciar loro?
queste sono le riflessioni ancora più vive in questa giornata. In questo 25 aprile che è il simbolo della liberazione, il momento in cui la nostra nazione ha rialzato la testa. Il momento in cui è iniziata la ricostruzione, non solo economica e concreta, ma una ricostruzione di democrazia e di libertà.
Abbiamo saputo rialzare la testa da uno dei momenti più bui e più brutti della nostra storia. E oggi non sappiamo più ritrovare il senso di quei valori? Non sappiamo più avere uno slancio profondo e convinto verso un senso della libertà e della democrazia che sappia tradursi nella voglia di essere protagonisti della ricostruzione di un nuovo futuro? Stiamo vivendo un momento molto delicato e difficile, sia per il contesto internazionale che quello nazionale. Siamo di fronte ad un momento che passerà di certo alla storia e che lascerà un segno profondo.
I rischi di una forte tensione sociale, di contrapposizioni, di un crescente malessere sono segnali che non possiamo trascurare. E allora proviamo a dare un senso ulteriore a queste ricorrenze, che siano il rivivere parte della storia del nostro Paese e che siano, soprattutto, il ritrovare, il riscoprire, il raffermare i valori che ci hanno permesso di vivere un tempo di pace.
Ricordiamo quanto è costato restituire alla democrazia il nostro Paese. Ricordiamo quanto ci è voluto l’impegno e la determinazione, ricordiamo che non è stato tutto facile, che non è stato semplice e che la strada è stata dura, impegnativa. Questa libertà, che oggi diamo per scontata, che oggi diamo per certa ed acquisita. Questa libertà che non è stata sempre tale. E allora, ricordiamoci che per vivere in democrazia e in pace serve impegno.
Non basta stare a guardare ed aspettare che il mondo migliori.
Siamo noi il mondo
Calamandrei, diceva “Era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”. Ecco il senso profondo di questo 25 aprile. Caricare su di sé la volontà di portare avanti valori di giustizia, libertà e democrazia. In quegli anni si è dovuto combattere il nazi fascismo, l’intolleranza, il razzismo, le cose più cruente e orrende che la mente umana possa immaginare. Ma non possiamo credere che quanto è stato fatto sia dato per sempre. Partiamo da questo 25 aprile, da questa Liberazione per rinnovare il grande impegno che servirà nei prossimi mesi per servire il nostro paese. Ma affrontiamoli con la profonda convinzione che da qui possiamo ripartire, che da qui dovranno scaturire valori importanti di convivenza civile.
L’ex Presidente Ciampi, in un intervento di qualche anno fa, disse: “In quei mesi scoprimmo che la patria era un insieme di valori di libertà che dovevamo non solo riconquistare ma porre a fondamento di una costruzione solida fatta per durare nelle generazioni. La costituzione della repubblica è il frutto di un miracolo, delle lungimiranza di un’intera classe dirigente divisa su tante questioni anche fondamentali che si trovò unita da valori morali, senso dello stato, amor di patria.”
Siamo reduci da un anno, il 2011, che ha visto rifiorire un grande amore per la nostra Patria. Questi 150 anni di Italia unita hanno restituito un forte senso di appartenenza, un forte attaccamento alla nostra nazione. Ci siamo sentiti uniti, abbiamo riempito di tricolori le nostre vie e le nostre piazze. E non sono stati gesti casuali. E allora ripartiamo da qui. Da questo grande attaccamento alla nostra Patria, a questa ITALIA capace di grandi miracoli. Siamo capaci di essere all’altezza di cambiamenti storici ? Affrontiamoli con unità, con compattezza, con la voglia di costruire un futuro migliore, insieme. In un anno che ha visto la scomparsa di grandi uomini e donne della resistenza come Giorgio Bocca Miriam Mafai onoriamoli con il nostro impegno
Mi sia permesso di chiudere citando un partigiano: Aldo Sodero di Chieri nome di battaglia Nano
(..) Le storie sono quelle, c’era la miseria, si andava a scavare le patate, che crescevano selvatiche nei prati la notte. Si riusciva a trovare un pezzo di pane bianco.
Era un sogno per noi. Si portava in famiglia e si divideva tra tutti, nove persone per una pagnotta.
Si facevano i chilometri in bicicletta per trovare qualcosa da mangiare, lo si metteva nei barattoli di vetro. Il momento era quello. L’ho raccontato a mia figlia, ai miei nipotini appena hanno avuto le orecchie per sentire.
Lo racconto a voi pur sapendo che certe cose non si possono capire. Erano tempi di scelte. Io ho scelto la parte giusta.
W l’Italia unita. W l’Anpi W la Resistenza
bello
RispondiEliminagrazie
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