Ieri sera tra il faceto e l’incazzato
mi sono abbuffato sul divino alla ricerca del perché di una stagione per i
colori rossoneri che potrebbe rivelarsi farsa, se non addirittura tragedia. L’invettiva
migliore era per Suso, quando non per il turco 10. Pronto a brandire come un
Robespierre qualsiasi la ghigliottina per tutti i colpevoli di questa ennesima
partita finita in disastro. Poi, come sempre, la notte porta consiglio e ti fa
affiorare i ricordi, soprattutto per chi è di lunga data e ha passato sulla propria
pelle fior di gioie e di delusioni. Allora ti torna alla mente il periodo più
bello, quello dell’infanzia, quello del domani tutto è possibile e ti ricordi Albino
Buticchi, Tosetto, l’allenatore Gigi Radice, lo squalo, al secolo Joe Jordan, l’immarcescibile
Tassotti, oscuro terzino acquistato nell’anno della tregenda. E ti chiedi,
eravamo da buttare in quella stagione, abbiamo smesso di amare forse il Dia
volo allora. Il tifoso milanista è sempre stato uno destinato a soffrire, a
passare da gioie grandissime; Campioni d’Europa e del Mondo nel 1969 al doppio
sorpasso sul filo di lana 1972/73 (lo Bello tu quoque), alle secche di metà
anni Settanta a Giagnoni e a Calloni. Le forche caudine della serie B, le
partite con la Cavese e anche in quei momenti abbiamo sempre investito nella
nostra passione senza abbatterci. Noi siamo così, destinati a soffrire le pene
dell’inferno (siamo il Diavolo no) ma sempre attaccati ai nostri colori
qualunque cosa accada. I fasti di inizio del terzo millennio sembrano lontani
anni luce, ma sono un fiero ricordo che deve farci capire che nella giostra
della vita, dopo gli anni delle vacche grasse ci sono quelli delle vacche magre
e se non bisogna specchiarci troppo nei primi, non dobbiamo neppure abbatterci
troppo nei secondi. Il nostro DNA è l’appartenenza, l’attaccamento ai nostri
colori, nel mondo dell’effimero, dei like sui social, conta più di qualsiasi
altra cosa. E se c’è una società che recita vincere è l’unica cosa che conta
per noi essere attaccati ai nostri colori è l’unica cosa che ci
contraddistingue dagli altri. Non può piovere per sempre tornerà a splendere il
sole
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