lunedì 30 settembre 2019

Non può piovere per sempre tornerà a splendere il sole



Ieri sera tra il faceto e l’incazzato mi sono abbuffato sul divino alla ricerca del perché di una stagione per i colori rossoneri che potrebbe rivelarsi farsa, se non addirittura tragedia. L’invettiva migliore era per Suso, quando non per il turco 10. Pronto a brandire come un Robespierre qualsiasi la ghigliottina per tutti i colpevoli di questa ennesima partita finita in disastro. Poi, come sempre, la notte porta consiglio e ti fa affiorare i ricordi, soprattutto per chi è di lunga data e ha passato sulla propria pelle fior di gioie e di delusioni. Allora ti torna alla mente il periodo più bello, quello dell’infanzia, quello del domani tutto è possibile e ti ricordi Albino Buticchi, Tosetto, l’allenatore Gigi Radice, lo squalo, al secolo Joe Jordan, l’immarcescibile Tassotti, oscuro terzino acquistato nell’anno della tregenda. E ti chiedi, eravamo da buttare in quella stagione, abbiamo smesso di amare forse il Dia volo allora. Il tifoso milanista è sempre stato uno destinato a soffrire, a passare da gioie grandissime; Campioni d’Europa e del Mondo nel 1969 al doppio sorpasso sul filo di lana 1972/73 (lo Bello tu quoque), alle secche di metà anni Settanta a Giagnoni e a Calloni. Le forche caudine della serie B, le partite con la Cavese e anche in quei momenti abbiamo sempre investito nella nostra passione senza abbatterci. Noi siamo così, destinati a soffrire le pene dell’inferno (siamo il Diavolo no) ma sempre attaccati ai nostri colori qualunque cosa accada. I fasti di inizio del terzo millennio sembrano lontani anni luce, ma sono un fiero ricordo che deve farci capire che nella giostra della vita, dopo gli anni delle vacche grasse ci sono quelli delle vacche magre e se non bisogna specchiarci troppo nei primi, non dobbiamo neppure abbatterci troppo nei secondi. Il nostro DNA è l’appartenenza, l’attaccamento ai nostri colori, nel mondo dell’effimero, dei like sui social, conta più di qualsiasi altra cosa. E se c’è una società che recita vincere è l’unica cosa che conta per noi essere attaccati ai nostri colori è l’unica cosa che ci contraddistingue dagli altri. Non può piovere per sempre tornerà a splendere il sole

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