A volte i
ricorsi storici ti riportano a un periodo della vita da un lato felice, perché ti
ricorda la gioventù, dall’altro meno, perché ti paventano un periodo in cui la
tua squadra del cuore era un abbozzo e quando andava bene si faceva la Coppa
Uefa da protagonista ma solo nel primo turno. A cosa mi ricollego ma al mio
Milan ovviamente, il cuore non si abbandona mai, però c’è un po’ di tristezza
nel vedere quanta poca cosa sia rimasta delle gloriose casacche rossonere. E se
un anno sabbatico ogni tanto può capitare; il triennio che andiamo a concludere
è stato per lo meno denso di tragici eventi, di cattive gestione e di mancate
promesse.
Per fortuna oggigiorno ti puoi dedicare ad altre opportunità e sport –
uno su tutti il calcio a 5 – ma il pensiero va a un periodo che si sperava e si
pensava sepolto da tempo. Mi sovviene un particolare, o meglio un ricordo, di
una partita giocata al Main Road di Manchester – la squadra non era nemmeno
quella più blasonata inglese - era il City. Un pareggio rocambolesco a San Siro
e poi il tracollo nelle perfida Albione. Booth Hartford e Kidd era la triade
che in pomeriggio degli anni settanta seppellì la mia velleità europea.
Oggi
che nemmeno più frequentiamo i palcoscenici di secondo piano dell’Europa League
vedere le casacche rossonere sprofondare nel pantano di Sassuolo e di Bergamo,
nell’immaginare le smisurate praterie di San Siro su cui maramaldeggiano i
nuovi barbari del pallone mi viene il magone. Torneranno i tempi eroici. Manca
solo un novello Cochi e Renato e poi torniamo a essere la Milano quella dei
Beppe Viola. Più che un goduto amarcord una tristezza infinita. San Siro
pensaci tu
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