mercoledì 27 agosto 2014

Repubbliche partigiane l’intervento al Convegno di Cogne 23 agosto 2014


Nella primavera del 1944 la lotta militare al centro Italia è incancrenita sui salienti di Montecassino, la battaglia che si combatte dal febbraio al maggio del 1944 mette in contrapposizione le migliori divisioni tedesche contro le truppe alleate di seconda scelta: reparti americani, francesi, neozelandesi, inglesi e i Goumier temibili più per quello che realizzeranno fuori del campo di battaglia che non sullo stesso. La vittoria delle truppe alleate contro le forze dell’Asse e la successiva ritirata sulla linea dell’Appenino mette le ali dell’entusiasmo di chi si sta ribellando al Nord, la contemporanea apertura del secondo fronte in Normandia e la pressione dei russi a est aumentano la possibilità che la guerra sia al passo decisivo. La congiura contro Hitler e il fallito attentato creano qualche difficoltà nella gestione del potere a livello centrale della stessa Wehrmacht. In questo periodo i distaccamenti partigiani aumentano la pressione perché sentono la vittoria a portata di mano e si creano le condizioni ideali per dei territori liberi. Repubblichini e tedeschi abbandonano i territori e i partigiani prendono il sopravvento. Questi territori  vengono chiamate repubbliche, perché spesso e volentieri si dotano di autogoverno e regole, ognuna differente per modalità e per interpreti. Ma in nuce si tratta della prima formula di autogoverno adottata proprio per cominciare a far respirare concetti oramai desueti dopo un ventennio di dominazione fascista.

La durata di queste repubbliche varia da pochi giorni a qualche settimana e non tutte nello stesso periodo. In realtà i nazi-fascisti si sono ritirati solo per riorganizzarsi e per mettere a punto un piano strategico di riconquista.
La zona libera della Valsesia  Con questo nome si intende la vallata del fiume Sesia che si distende da Alagna, ai piedi del Monte Rosa (da dove nasce il Sesia), fino a Romagnano. Le tre valli principali che la compongono sono: Val Grande, Val Sermenza e la Val Mastallone. L’alta Valsesia confina con il Biellese, la valle di Gressoney, la valle Anzasca e la valle Strona; nel 1940 la popolazione ammontava a circa 60.000 unità la maggior parte della quale era concentrata nei comuni di Borgosesia, Quarona, Varallo e Serravalle (Bassa Valsesia). La zona libera nasce sotto il segno della preoccupazione e dell’attesa del contrattacco nemico; non viene presa in considerazione l’ipotesi di un governo dei Cln. In alcune località il Podestà non viene nemmeno sostituito e continua la sua attività con il nome di Commissario. Viene invece istituita una figura molto importante quella del Commissario civile che ha il compito di controllare tutte le aziende e le fabbriche. Con gli industriali viene sancito un accordo di ‘protezione’ che, da una parte, vieta loro di lavorare per i tedeschi e di versare tasse al Governo di Salò, dall’altra, assicura alle fabbriche la possibilità di lavorare indisturbate senza che vengano compiuti atti di sabotaggio da parte dei partigiani.

Vi erano ottimi rapporti con le popolazioni civili quale condizione base per intraprendere un lavoro politico ed amministrativo anche se la fisionomia della zona restò nei suoi contorni quasi esclusivamente marziale per scelta, le forze partigiane non potendo difendere a lungo le proprie posizioni evitarono di costituire organi amministrativi comunali.
I partigiani costituirono tre distaccamenti speciali per sanità polizia e informazioni. I militari provvedevano al proprio fabbisogno senza pesare sulla popolazione, i generi prelevati venivano pagati o in contanti o con dei buoni. Fu invece potenziata l’attività di informazione che sarebbe risultata particolarmente utile nei mesi successivi 

Durante il periodo della “zona libera” i servizi civili (poste, telefono, comunicazioni) continuano a funzionare normalmente. Vennero invece aboliti gli ammassi, che erano stati imposti dalla Repubblica Sociale; stabilendo il controllo sulla vendita e sui prezzi dei generi contingentati; si aumentarono le razioni alimentari, le quantità di legna e degli altri prodotti sottoposti a requisizione da parte dei tedeschi


La prima controffensiva nazifascista viene effettuata  il 2/14 luglio 1944: la battaglia portata avanti dai nazifascisti per riconquistare la Valsesia venne contrastata efficacemente dai partigiani solo per i primi tre giorni poi questi furono costretti a sganciarsi; divisi in piccoli gruppi. Il 19 luglio 1944: i nazifascisti che non erano ancora riusciti ad avere ragione dei partigiani e a rioccupare tutta la zona compiono una feroce rappresaglia; a Borgosesia, nelle frazioni di Rozzo e Lovario, 20 civili vengono barbaramente trucidati.

Il 1944 diventa a tutti gli effetti l’anno horribilis, almeno nella seconda parte, i rastrellamenti aumentano così come le barbare rappresaglie – fucilazioni, impiccagioni e torture all’ordine del giorno sconvolsero sicuramente quei territori che erano diventati una palestra di democrazia, l’inverno terribile del 1944/1945 scavò un solco deciso tra la parte garibaldina e i nazifascisti.

Prima di chiudere permettetemi un ringraziamento a chi ha organizzato un iniziativa come questa per ripercorrere e approfondire un momento della storia nazionale, forse sconosciuto ai più, ma che merita di essere ricordato. Leggevo un interessante articolo di Antonio Carioti del Corriere della Sera alcuni giorni fa che parlava del ruolo della memoria e anche del fatto che il periodo del ventennio e della resistenza a distanza di settant’anni sia sempre più considerato quasi come un reperto archeologico. Invece bisogna destare un certo interesse partendo anche dalla spiegazione della vita quotidiana stimolando la curiosità su aspetti forse poco conosciuti, questo è l’unico modo di accendere la curiosità nei giovani che sono il nostro deposito testamentario.


Giuseppe Rasolo

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