Nella primavera del 1944 la lotta
militare al centro Italia è incancrenita sui salienti di Montecassino, la
battaglia che si combatte dal febbraio al maggio del 1944 mette in
contrapposizione le migliori divisioni tedesche contro le truppe alleate di
seconda scelta: reparti americani, francesi, neozelandesi, inglesi e i Goumier temibili
più per quello che realizzeranno fuori del campo di battaglia che non sullo stesso.
La vittoria delle truppe alleate contro le forze dell’Asse e la successiva
ritirata sulla linea dell’Appenino mette le ali dell’entusiasmo di chi si sta
ribellando al Nord, la contemporanea apertura del secondo fronte in Normandia e
la pressione dei russi a est aumentano la possibilità che la guerra sia al
passo decisivo. La congiura contro Hitler e il fallito attentato creano qualche
difficoltà nella gestione del potere a livello centrale della stessa Wehrmacht.
In questo periodo i distaccamenti partigiani aumentano la pressione perché
sentono la vittoria a portata di mano e si creano le condizioni ideali per dei
territori liberi. Repubblichini e tedeschi abbandonano i territori e i partigiani
prendono il sopravvento. Questi territori vengono chiamate repubbliche, perché spesso e
volentieri si dotano di autogoverno e regole, ognuna differente per modalità e
per interpreti. Ma in nuce si tratta della prima formula di autogoverno
adottata proprio per cominciare a far respirare concetti oramai desueti dopo un
ventennio di dominazione fascista.
La durata di queste repubbliche
varia da pochi giorni a qualche settimana e non tutte nello stesso periodo. In
realtà i nazi-fascisti si sono ritirati solo per riorganizzarsi e per mettere a
punto un piano strategico di riconquista.
La zona libera della Valsesia Con questo nome si intende la vallata del
fiume Sesia che si distende da Alagna, ai piedi del Monte Rosa (da dove nasce
il Sesia), fino a Romagnano. Le tre valli principali che la compongono sono:
Val Grande, Val Sermenza e la Val Mastallone. L’alta Valsesia confina con il
Biellese, la valle di Gressoney, la valle Anzasca e la valle Strona; nel 1940
la popolazione ammontava a circa 60.000 unità la maggior parte della quale era
concentrata nei comuni di Borgosesia, Quarona, Varallo e Serravalle (Bassa
Valsesia). La zona libera nasce sotto il segno della preoccupazione e
dell’attesa del contrattacco nemico; non viene presa in considerazione
l’ipotesi di un governo dei Cln. In alcune località il Podestà non viene
nemmeno sostituito e continua la sua attività con il nome di Commissario. Viene
invece istituita una figura molto importante quella del Commissario civile che
ha il compito di controllare tutte le aziende e le fabbriche. Con gli
industriali viene sancito un accordo di ‘protezione’ che, da una parte, vieta
loro di lavorare per i tedeschi e di versare tasse al Governo di Salò,
dall’altra, assicura alle fabbriche la possibilità di lavorare indisturbate
senza che vengano compiuti atti di sabotaggio da parte dei partigiani.
Vi erano ottimi
rapporti con le popolazioni civili quale condizione base per intraprendere un
lavoro politico ed amministrativo anche se la fisionomia della zona restò nei
suoi contorni quasi esclusivamente marziale per scelta, le forze partigiane non
potendo difendere a lungo le proprie posizioni evitarono di costituire organi
amministrativi comunali.
I partigiani
costituirono tre distaccamenti speciali per sanità polizia e informazioni. I
militari provvedevano al proprio fabbisogno senza pesare sulla popolazione, i
generi prelevati venivano pagati o in contanti o con dei buoni. Fu invece
potenziata l’attività di informazione che sarebbe risultata particolarmente
utile nei mesi successivi
Durante il
periodo della “zona libera” i servizi civili (poste, telefono, comunicazioni)
continuano a funzionare normalmente. Vennero invece aboliti gli ammassi, che
erano stati imposti dalla Repubblica Sociale; stabilendo il controllo sulla
vendita e sui prezzi dei generi contingentati; si aumentarono le razioni
alimentari, le quantità di legna e degli altri prodotti sottoposti a
requisizione da parte dei tedeschi
Il 1944 diventa a tutti gli
effetti l’anno horribilis, almeno nella seconda parte, i rastrellamenti aumentano
così come le barbare rappresaglie – fucilazioni, impiccagioni e torture
all’ordine del giorno sconvolsero sicuramente quei territori che erano diventati
una palestra di democrazia, l’inverno terribile del 1944/1945 scavò un solco
deciso tra la parte garibaldina e i nazifascisti.
Prima di chiudere permettetemi un
ringraziamento a chi ha organizzato un iniziativa come questa per ripercorrere
e approfondire un momento della storia nazionale, forse sconosciuto ai più, ma
che merita di essere ricordato. Leggevo un interessante articolo di Antonio
Carioti del Corriere della Sera alcuni giorni fa che parlava del ruolo della
memoria e anche del fatto che il periodo del ventennio e della resistenza a
distanza di settant’anni sia sempre più considerato quasi come un reperto
archeologico. Invece bisogna destare un certo interesse partendo anche dalla
spiegazione della vita quotidiana stimolando la curiosità su aspetti forse poco
conosciuti, questo è l’unico modo di accendere la curiosità nei giovani che
sono il nostro deposito testamentario.
Giuseppe Rasolo
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