(foto repubblica)
Lo abbiamo omaggiato, abbiamo
esultato con lui e poi abbiamo assistito all’inequivocabile, ridimensionamento,
tattiche sbagliate, una supina posizione nei confronti della società, una
svendita dei gioielli di famiglia e una incapacità cronica di riuscire a
incidere nel campionato. Partenze deboli, recuperi non troppo prodigiosi e
figure barbine in Europa: 3 pere dall’Arsenal, 4 dal Barca e per di più 4 dal
Sassuolo che hanno sancito l’inevitabile: il divorzio. Una scommessa quella di
Allegri che ha pagato finché la società ha allargato i cordoni della borsa. Lui
è così, un aziendalista voglioso di fare solo il bene (e d’altronde è pagato
per questo) della Società. Non è famoso per tattiche, le sue conferenze sono
monocordi, e non dà carica. E’ riuscito a perdere uno scudetto a vantaggio
della Juve con una squadra che era oggettivamente superiore agli antagonisti. E
allora per quali motivi Andrea Agnelli e Marotta lo hanno voluto: per capacità
?? non credo. Per le sue intuizioni ?? nemmeno. Lui sarà a Vinovo perché di
fatto riconsegna alla società di Torino le gerarchie del potere. Uno come Conte
era troppo ingombrante per Agnelli & C. Era la squadra di Conte non di
Agnelli, la sua grinta, l’accentramento mediatico un personaggio così era di
fatto destinato alla rotta di collisione con l’entourage torinese. Agnelli ha
voluto ristabilire le gerarchi e pazienza se per un paio di stagioni non si
vincerà: in Europa era improbabile, in Italia difficile ma non impossibile.
Ecco quindi spiegato l’arcano. Vidal forse partirà e sarà sostituito da
Marrone, sarà capitalizzato Pogbà. Llorente finirà nelle retrovie perché
vedrete, che magari, il conte Max troverà dal cilindro qualche sconosciuto o
qualche perla in arrivo dall’Aglianese. Tempo venti mesi e il nocchiero
cambierà di nuovo, magari uno estero capace ma intanto la Juve tornerà ad
essere la squadra di Agnelli con il servo muto al suo fianco
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