Ho letto con colpevole ritardo
(giovedì 12 settembre) quanto scrive il noto critico televisivo Aldo Grasso
dalle colonne del Corriere della Sera a margine dell’anteprima del libro di
Silvia Avallone “Marina bellezza”, quello che emerge dalle parole di Grasso è
un ritratto del biellese decisamente stereotipato, particolare che non fa certo
onore alla nostra provincia. Sono cresciuto con l’equazione Biella Aiazzone e
andando a Milano a scuola a fine anni ottanta era una sorta di tassa che dovevi
pagare venendo dalla provincia. Noto con dispiacere che a distanza di trent’anni
che per Grasso tutto è rimasto immutato, siamo rimasti gli stessi, bollati nel
mito del marketing e della pubblicità selvaggia e come coloro, leggendo la
presentazione di Grasso, che vivono una lugubre realtà di provincia persi tra l’ebbrezza
di poter sfondare nel mondo dello show business e l’attaccamento ai prodotti
della terra e alle sagre di paese .
Quello che mi ha fatto
letteralmente sobbalzare sulla sedia è il paragone della strada Trossi con il
mito della frontiera americana la route 66, disseminato di silos arrugginiti
(secondo Grasso) e di aziende agricole isolate (del riso Dop della Baraggia
meglio non parlarne presumo); pullulanti di cartelloni pubblicitari enormi (ma
solo noi !!!) e capannoni sfitti (come se la crisi economica fosse una nostra unica
prerogativa). Certo la nostra provincia è cambiata, non siamo più la Manchester
d’Italia piena di aziende e di telai dedicati al tessile, ma il tessile di
qualità è pur sempre ben presente, così come la ricerca di nuovi prodotti
legati al nostro target (tessile e salute – Po.in.tex). Abbiamo un patrimonio
di archeologia industriale proprio sulle rive del Cervo unico e inestimabile, e
all’anteprima del premio Federico Maggia ieri presso il Lanificio Sella potevo
ammirare allestimenti suoni e colori di un territorio particolare molto ricco
dal punto di vista ambientale e culturale. Biella e il biellese certo non
saranno il posto migliore al mondo, ma hanno una tipicità e particolarità che
li rendono speciali, forse gli stessi abitanti sarebbe bene che se ne
rendessero conto invece di piangersi addosso, ma di sicuro non ci facciamo
dipingere come indigeni con l’anello al naso dal critico televisivo. Venga da
noi gli faremo scoprire un'altra Valle Cervo e un’altra Biella
Nessun commento:
Posta un commento