domenica 15 settembre 2013

Caro Aldo Grasso Biella è diversa da come viene dipinta


 

 

Ho letto con colpevole ritardo (giovedì 12 settembre) quanto scrive il noto critico televisivo Aldo Grasso dalle colonne del Corriere della Sera a margine dell’anteprima del libro di Silvia Avallone “Marina bellezza”, quello che emerge dalle parole di Grasso è un ritratto del biellese decisamente stereotipato, particolare che non fa certo onore alla nostra provincia. Sono cresciuto con l’equazione Biella Aiazzone e andando a Milano a scuola a fine anni ottanta era una sorta di tassa che dovevi pagare venendo dalla provincia. Noto con dispiacere che a distanza di trent’anni che per Grasso tutto è rimasto immutato, siamo rimasti gli stessi, bollati nel mito del marketing e della pubblicità selvaggia e come coloro, leggendo la presentazione di Grasso, che vivono una lugubre realtà di provincia persi tra l’ebbrezza di poter sfondare nel mondo dello show business e l’attaccamento ai prodotti della terra e alle sagre di paese .

Quello che mi ha fatto letteralmente sobbalzare sulla sedia è il paragone della strada Trossi con il mito della frontiera americana la route 66, disseminato di silos arrugginiti (secondo Grasso) e di aziende agricole isolate (del riso Dop della Baraggia meglio non parlarne presumo); pullulanti di cartelloni pubblicitari enormi (ma solo noi !!!) e capannoni sfitti (come se la crisi economica fosse una nostra unica prerogativa). Certo la nostra provincia è cambiata, non siamo più la Manchester d’Italia piena di aziende e di telai dedicati al tessile, ma il tessile di qualità è pur sempre ben presente, così come la ricerca di nuovi prodotti legati al nostro target (tessile e salute – Po.in.tex). Abbiamo un patrimonio di archeologia industriale proprio sulle rive del Cervo unico e inestimabile, e all’anteprima del premio Federico Maggia ieri presso il Lanificio Sella potevo ammirare allestimenti suoni e colori di un territorio particolare molto ricco dal punto di vista ambientale e culturale. Biella e il biellese certo non saranno il posto migliore al mondo, ma hanno una tipicità e particolarità che li rendono speciali, forse gli stessi abitanti sarebbe bene che se ne rendessero conto invece di piangersi addosso, ma di sicuro non ci facciamo dipingere come indigeni con l’anello al naso dal critico televisivo. Venga da noi gli faremo scoprire un'altra Valle Cervo e un’altra Biella

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