foto Calciomercato.com
Uso un classico delle vignette di Goscinny e Uderzo per rappresentare
quello che pensano tutti i calciofili europei, una squadra quella francese che ha
fatto del far play finanziario una bandiera ma al contrario e che nel corso di
questa estate pazza post covid ha introitato prima il Giuda rossonero e il suo
amico pizzaiolo, poi il truce difensore Sergio Ramos, ha aggiunto il talentuoso olandese
Wijnaldum che dopo due partite epiche all’europeo è scomparso dai radar e
adesso la puce (pulce in francese) il pluridecorato e funambolico argentino.
Che si vanno ad aggiungere a gente del calibro di Neymar e Mbappe. Insomma predestinati
a una serie di vittorie senza senso. Ma il pallone è rotondo, e spesso, una
collezione di figurine non fa una coppa. La dimostrazione l’hai con Manchester
City e proprio il Psg che hanno immesso nel mercato fondi immensi, ma che, di
fatto, non hanno mai inciso, non basta comprare il campione o i campioni e
pensare che i successi arrivino da soli. A volte, anzi sempre, è la capacità di mettere insieme le qualità migliori di un gruppo ad avere il sopravvento, fu
cosi per Guardiola (Xavi e Iniesta), ed è stato così per Tuchel, ultimo
vincitore (Kantè, Thiago Silva, Rudiger). Facendo un paragone con le italiche squadre
il Milan perse la finale di Champions del 1993 e 1995 contro squadre non
irresistibili e vinse proprio nel 1994 contro la boria di Cruyff imbottito
di campioni. Una Juve superiore per campioni a Borussia Dortmund e Real perse
le finali del 1997 e 1998. Insomma un percorso pericoloso per Pochettino e
siamo pur certi che lo aspetteranno al varco milioni di tifosi delle squadre
avversarie, pronti a prenderlo per i fondelli alla prima occasione; anzi alla
seconda, la supercoppa francese è già andata al Lille
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