Sarà l’epilogo come scrivevano in qualche recensione? La
speranza è ovviamente negativa, ma l’ultimo Woody Allen, probabilmente autobiografico
che si interroga sul significato della vita, in questo caso un deja vou, è
molto più di una commedia a tinte psicologiche; è un calembour di situazioni che
si intrecciano avendo come base il rapporto tra persone. L’omaggio al cinema
europeo sempre presente nel comico newyorchese qui raggiunge vette altissime e
non solo per le dotte citazioni di Fellini e Bergman, ma per il continuo uso di
un bianco e nero che analizza il passato del protagonista. La cornice splendida
di San Sebastian poi rende la trama particolarmente godibile così come la
fotografia. Una comicità tutta impostata su dotte citazioni e battute fulminanti,
come la gag in cui un regista lascivo dice a una starlettina in minigonna
che sarebbe perfetta per interpretare Hannah Arendt nel suo prossimo film sui
processi di Eichmann. Altre sono riciclate, ma hanno un peso specifico
determinante nella comprensione della commedia. La partita a scacchi con la
morte è vinta dal protagonista che costringe Cristoph Waltz a un rapido dietrofront
non prima di aver consigliato all’altra giocatore tutta una serie di analisi
mediche per non incontrarlo al più presto. Insomma sembra proprio una sorta di
agiografia il cui motto sembra una sorta di assoluzione personale pronto a
godersi la parte finale della propria esistenza. Emblematica la chiusura del
film con il protagonista che si rivolge al suo interlocutore chiedendo se ha ben
compreso il tutto; il silenzio dello stesso è una sorta di messaggio che il regista
lancia allo spettatore e che apre le porte, volendo, a una nuova avventura.
venerdì 7 maggio 2021
L'ultima commedia di Woody Allen, una partita a scacchi a lieto fine ?
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