venerdì 7 maggio 2021

L'ultima commedia di Woody Allen, una partita a scacchi a lieto fine ?


Sarà l’epilogo come scrivevano in qualche recensione? La speranza è ovviamente negativa, ma l’ultimo Woody Allen, probabilmente autobiografico che si interroga sul significato della vita, in questo caso un deja vou, è molto più di una commedia a tinte psicologiche; è un calembour di situazioni che si intrecciano avendo come base il rapporto tra persone. L’omaggio al cinema europeo sempre presente nel comico newyorchese qui raggiunge vette altissime e non solo per le dotte citazioni di Fellini e Bergman, ma per il continuo uso di un bianco e nero che analizza il passato del protagonista. La cornice splendida di San Sebastian poi rende la trama particolarmente godibile così come la fotografia. Una comicità tutta impostata su dotte citazioni e battute fulminanti, come la gag in cui un regista lascivo dice a una starlettina in minigonna che sarebbe perfetta per interpretare Hannah Arendt nel suo prossimo film sui processi di Eichmann. Altre sono riciclate, ma hanno un peso specifico determinante nella comprensione della commedia. La partita a scacchi con la morte è vinta dal protagonista che costringe Cristoph Waltz a un rapido dietrofront non prima di aver consigliato all’altra giocatore tutta una serie di analisi mediche per non incontrarlo al più presto. Insomma sembra proprio una sorta di agiografia il cui motto sembra una sorta di assoluzione personale pronto a godersi la parte finale della propria esistenza. Emblematica la chiusura del film con il protagonista che si rivolge al suo interlocutore chiedendo se ha ben compreso il tutto; il silenzio dello stesso è una sorta di messaggio che il regista lancia allo spettatore e che apre le porte, volendo, a una nuova avventura.  

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