domenica 3 maggio 2020

Menabrea un Presidente del Consiglio tutto dedito al Bilancio



Forse non è stato troppo mitizzato dai media e della storia ma Menabrea a pieno titolo si può considerare uno dei padri fondatori della patria italiana, sia per le sue qualità militari che quelle politiche, tanto è vero che venne chiamato alla carica di Primo Ministro nel 1867.Era un periodo di crisi quello successivo alla terza guerra di indipendenza che pur se aveva portato in dote il Veneto era stato teatro del disastro della battaglia di Custoza, un nome infausto per la genesi dello Stato Italiano e soprattutto dell’incapacità croniche del giovane stato sabaudo di avere un esercito uniforme e in grado di competere. Nel 1867 succede a Rattazzi Luigi Federico Menabrea generale, politico e ambasciatore italiano a lui tocca raccoglierei cocci di quella situazione ingarbugliata e soprattutto a mettere mano al Bilancio con Luigi Guglielmo Cambray e dopo il corso forzoso realizzato da Rattazzi a Menabrea toccò introdurre la tassa sul macinato, l’imposta sulla macinazione dei cereali che si pagava direttamente al mugnaio. Di fatto i più colpiti erano i ceti meno abbienti e soprattutto causo violente proteste sedate dall’esercito ma che costarono più di 250 morti e 1000 feriti sotto la supervisione del Generale Raffaele Cadorna. Anche i tabacchi vennero privatizzati e dati in concessione a un gruppo di capitalisti privati tra cui alcuni istituti di credito stranieri. Come sempre circolarono voci anche di corruzione che sembra toccassero anche l’entourage del RE. Il gettito era di 170 milioni di lire annui. Vennero messi all’asta anche alcuni beni ecclesiastici che fruttarono un altro capitale di 162 milioni. Insomma un vero e proprio ginepraio di balzelli per poi arrivare al pareggio di bilancio che avvenne in capo al biellese Quintino Sella nel 1870, anno in cui finalmente anche Roma fu annessa allo Stato Italiano. Gli ultimi anni di vita di Menabrea furono invece dedicati al ruolo di ambasciatore e a Lui furono date due sedi prestigiose prima quella di Londra e successivamente quella di Parigi, in anni assolutamente caldissimi ma utili per far progredire lo stato italiano al consesso dei grandi stati Europei 


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