domenica 17 maggio 2020

L'intelligence ai tempi dei Savoia



Il Piemonte dopo i moti del 1821 con Santorre di Santarosa e quelli successivi del 1830 è una sorta di polveriera sempre pronta a scoppiare, le fitte trame mazziniane hanno facile presa soprattutto nella borghesia e nell’esercito, dove miete un numero crescente di consensi. L’Amministrazione piemontese è preoccupata e ne ha ben donde visto che nel 1833 si prepara una sorta di sollevazione popolare che dovrebbe partire nelle intenzioni degli insorti da Alessandria eGenova per poi costringere il Monarca Carlo Alberto all’esilio, viene segnalata una riunione preparatoria a Locarno. La congiura viene scoperta grazie a una rissa in cui viene coinvolto un sottufficiale che spiffera i piani e tutto va all’aria. Tutto questo costringe il Ministro degli Affari interni conte Tonduti dell’Ascarene a vigilare e a scatenare i propri segugi non solo nelle grandi città ma nei piccoli centri urbani Questo è un modo per recuperare informazioni e per tenere sott’occhio la popolazione. Ne abbiamo un chiaro esempio a Corio nel Canavese dove vengono compilati dei rapporti che mettono in evidenza sia nomi che situazioni da monitorare. Ma più che un vero e proprio movimento di insurrezione quello che emerge è un club di quelli che oggi chiameremmo leoni da tastiera: nella relazione si legge che i convitati all’osteria Rostagno del paese si radunano molte persone che leggono con assiduità e commentano gli scritti della Giovine Italia mazziniana portati li dall’Avv. Canaperia, tra gli avventori l’Avvocato Data, lo speziale Ferrero, i fratelli Marchiolatti, uno studente di filosofia tale Bartolomeo Monaco e anche l’avv. Oberti di Rivara” tra le altre segnalazioni si raccolgono anche elenchi di Lanzo capitanati da un certo Casetti e aspetto quasi ludico gli affiliati Giovanni Enrico e Cerva Giuseppe si esercitano al tiro al bersaglio con un effige del Re, quando si dice lo sprezzo del pericolo. Insomma l’intelligence sabauda aveva il suo bel da fare per cercare di sopravvivere e di mantenere al potere il re anche se Carlo Alberto dopo quello che ero successo in passato non era certo affidabile 

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