Caro Jeroen, uso il nome più diffuso in Olanda, per
identificarti in senso lato dopo aver visto come la stampa olandese sbeffeggia
gli italiani dipinti come consumatori seriali di caffè e pizza e dediti solo al
fancazzismo più sfrenato, senza lavorare e pronti solo a prendere il sole
godendo della vita. Caro Jeroen si sono un consumatore seriale di caffè, l’espresso
è un ottimo corroborante per affrontare la vita e il lavoro, la pizza
rigorosamente Apicella per me, è un elemento irrinunciabile. Ti stupirò invece
sotto l’aspetto lavorativo, sono partita iva da 25 anni, rischio di mio in
quello che faccio e credo di poter affermare che poche volte ho mancato di
lavorare come gran parte dei miei connazionali, certo i fancazzisti non mancano
sia in Italia che nella fulgida batavia, credo sia un retaggio comune. Vivo in
una nazione carica di cultura e di bellezza e francamente anche migliore della
tua ma non credo di averla mai fatta pesare questa differenza. Se poi guardiamo
la storia mentre i Romani dominavano il mondo le tribù, perché tali erano, che
risiedevano tra Rotterdam e Amsterdam vendevano i propri servigi ai migliori
offerenti, mentre dall’italico suolo vi portavano un po’ di civiltà. Avete poi
cercato con le città anseatiche di dominare il continente, puntando sul
commercio e sui dazi ma l’inventiva latina, anche sul fronte commerciale,
aprendo nuove rotte vi ha messo in disparte. Sono stato ad Arheim e mi ricordo
di aver sorseggiato un thè nella casetta dove i colonnelli britannici, fecero
altrettanto e hanno poi trattato la resa ai nazisti durante l’operazione Market
Garden e pensavo che proprio da li nasceva quell’idea di Europa unita, tra
popoli differenti potesse diventare realtà e dove ognuno dei popoli che ne fanno
parte portasse una propria caratteristica a favore di un’integrazione continentale.
Evidentemente mi sbagliavo ma sono pronto a offrirti un buon espresso e a
spiegarti che Noi siamo diversi e migliori di come la tua stampa ci dipinge,
abbiamo cultura, inventiva, storia, gastronomia, qualità e la vogliamo
condividere ma vorremmo rispetto non chiediamo molto
sabato 30 maggio 2020
Warum amico olandese …. Lettera aperta
mercoledì 27 maggio 2020
Mefistofele - molto piu di una macchina
TORINO E IL Piemonte da sempre sono la patria dell’automobile
ma anche delle notizie curiose e in grado di emozionare, nel 1908 e la
Mefistofele di Sir Eldridge è una vettura italiana iscritta nella tabella dei
record mondiali assoluti di velocità su terra, la prima apparizione in veste
originale avviene appunto nel 1908 sulla pista inglese di Broooklands nella
gara contro la vettura inglese Napier di Selwin Edge. Quella che si attuò fu
una vera e propria sfida lanciata dall’inglese a Felice Nazzaro, capo equipe
della squadra Fiat riconosciuto come campione internazionale, la macchina messa
a disposizione poteva contare su una potenza di 175 cavalli che giù in prova
aveva sviluppato una potenza di 190 kmh, una follia per quei tempi. La prova
consisteva in dieci giri di quel circuito della lunghezza di quasi 4 chilometri
e mezzo. Nazzaro si superò e condusse a termine quella prova facendo registrare
la velocità di 193 kmh, eravamo all’otto di giugno del 1908 e il pubblico
ribattezzò il mezzo Mefistofele, chiamandolo a gran voce. Il pilota fece presto
ritorno a Torino, ma la macchina cambiò diversi proprietari da George
Abercromby a Noel Macklin per arrivare a dopo la prima guerra mondiale a John
Duff che la comprò per sole 100 sterline, cambiarono alcuni pe<zi e la
macchina venne poi rimontata dal pilota Eldridge che aggiunse un motore d’aereo
il Fiat A12 bis e sul cofano fece scrivere a lettere cubitali FIAT, il 6 luglio
1924 venne tentato un nuovo record e questa volta il mezzo arrivò alla velocità
di 236,340 kmh orari, ma il record non venne omologato perché l’automobile
mancava della retromarcia. Risistemata con la marcia mancante il 12 luglio
tornò in pista e si aggiudicò tre record del mondo sul chilometro lanciato a
234,980 kmh, sul miglio lanciato, poco sotto e sul chilometro da fermo a 137
kmh insomma un portento, la macchina poi dopo il secondo dopoguerra torno di
proprietà della casa automobilistica piemontese, un modo per suggellare i
record ottenuti ma anche per consacrarne la storia
domenica 24 maggio 2020
Indicium per tutti
La delazione (indicium) fu un mezzo ampiamente utilizzato
perché consentiva, a basso costo e in tempi rapidi, di conoscere dinamiche
riguardanti un singolo soggetto, un nucleo di persone, un possibile movimento
eversivo, una corrente politica avversa. La pratica era molto utilizzata soprattutto
nell’antica Roma e nei periodi più burrascosi ed era anche un modo per molte
persone per sopravvivere, garantirsi risorse, e vivere della carità dello
Stato. Ne fece un gran uso Nerone durante il suo Regno ma era una pratica che
si sviluppo soprattutto durante il tardo impero. Ebbene oggi dopo aver letto
della notizia degli assistenti civici, in teoria per vigilare in pratica forse
anche per altro mi chiedo se siamo in uno stato di diritto, oppure se si torna
indietro nei tempi, se non a quelli romani ai fascicoli di informazione dell’intelligence
dei Savoia o peggio del ventennio
1939 - Mirafiori
Lega Anseatica ? Ancora ? NO Grazie
In principio era il parallelo con
il 1300 la grande pandemia d peste, quella conosciuta come la Peste Nera che
decimò e di parecchio la popolazione europea e costrinse gli Stati a limitare
viaggi e affari, era il periodo in cui gli Stati nazionali non esistevano e gli
Imperi si disgregavano a favore di piccole comunità che che stringevano
rapporti di affari e di buon vicinato. I soldi venivano dai traffici che molte
di queste città realizzavano e se l’Italia era famosa per le repubbliche
marinare, perennemente in lotta. Nel Nord Europa i traffici erano regolamentati
da un gruppo di città – Lega Anseatica - che aveva Lubecca il suo motore
insieme ad Amburgo. Anni felici e un gruppo di municipalità che crebbe in modo
esponenziale avendo una propria regolamentazione che riuniva città tedesche,
olandesi, belghe e del Nord Europa. Dazi pesanti per chi non ne faceva parte e
molta autoreferenzialità. Ma con l’avvento delle potenze spagnole, portoghesi e
francesi il potere di queste leghe diminuì, le nuove rotte commerciali, i
traffici scoperti diedero la mazzata finale. Tecnologia, politica e commercio
furono le chiavi di lettura negative. Ora a distanza di tempo cercano di
tornare in auge proprio quei figli di quelle potenze, ponendo veti, restrizioni
e un sistema di governo differente. Inutile dire abbiamo già dato, insieme non
determinarono le scelte di quell’epoca, insieme non determineranno il futuro
dell’Europa, se ne facciano una ragione e discutano confrontandosi solo unendo le
qualità ne usciremmo vincitori ma senza imposizioni
domenica 17 maggio 2020
Basta ricordi e racconti si torni a giocare
Speriamo che finisca questo
lockdown sportivo fatto di racconti, di storie, di ricordi e di passato. Lo
sport è vita, è sfida, è mettersi in gioco quotidianamente per raggiungere
risultati e record. In questi tre mesi ne abbiamo sentite e lette di tutti i
colori, e qualche volta anche le fake news hanno preso il sopravvento. Torno
sul fatto di cronaca dell’autobiografia di Giorgio Chiellini, da cui fuoriesce
una polemica al giorno, che francamente hanno stufato anche se fossero un piano
di marketing, l’ultima dedicata a Sergio Ramos. Un ricordo non propriamente oxfordiano
e per chi lavora nello stesso settore non propriamente bello, quando si taccia
il collega di essere più che sportivo un furbo. Il tutto ha scatenato una ridda
di commenti e qualche buontempone ha addirittura soffiato sul fuoco postando
una notizia falsa ripresa persino da giornalisti che ne hanno così decretato
importanza e discussione e che pone un dubbio su una categoria che dovrebbe
fare della verifica delle fonti il proprio mantra. In più ci si mette Rizzoli
che parlando di arbitri, ex colleghi, e polemiche invita i giocatori a non
protestare altrimenti i direttori di gara potrebbero innervosirsi e non essere
sereni nei giudizi (ma siamo seri?) urge effettivamente che si torni a giocare
e al più presto così forse termineranno sproloqui e ricordi, rimarremo sulle
polemiche fresche di giornata ma non si può avere tutto nella vita
L'intelligence ai tempi dei Savoia
domenica 10 maggio 2020
Tutta colpa del virus
Il mondo dello sport in questo periodo di lockdown è andato
un po’ in paranoia e complice anche un settore informativo che non sapeva più
cosa inventarsi ci siamo sbizzarriti coi ricordi. Ci abbiamo messo del nostro
ricordando episodi del passato, beandoci delle vittorie e sfottendo gli avversari
sulle altrui disgrazie, in campo sportivo ovviamente. Il florilegio è
cominciato dai milanisti dopo Istanbul c’è sempre Atene, chiaro riferimento al
periodo in Champions 2005/2007 (non dormo ancora ripensando ai sei minuti di
quella partita) per finire al 5 maggio, un tempo anelito della dipartita di Napoleone
Bonaparte ma negli anni duemila mantra del tifo juventino e non solo per il suicidio
all’ultima giornata di campionato della Beneamata. E da li sono fioccati i ricordi
di Materazzi e i contro-ricordi dei pedatori bianconeri. Insomma un can can che
nemmeno i bambini dell’asilo (ah già son chiusi) sono più abituati. L’ultima
perla la biografia di Chiellini, una volta i ricordi di una vita veniva dati al
tipografo solo in tarda età e fuori dal campo, oggi invece basta poco è viene
sfornato subito un istant book su quello che hai fatto nei sei mesi precedenti.
E sulle vicissitudini del Giorgione Nazionale si è scatenata la rissa mediatica
aventi come protagonisti sia il difensore che Balotelli. A questo punto scatta
la nostalgia del calcio giocato e dell’impresa sportiva, qualunque essa sia e
anche una domanda legittima, ma perché mettere su carta o anche su file ricordi
e sensazioni che dovrebbero rimanere confinati negli spogliatoi? ne sentivamo
la mancanza? perché?. Palla
Il futuro è il gas illuminante
sabato 9 maggio 2020
Didinho - sempre nel mio cuore
giovedì 7 maggio 2020
La seconda guerra mondiale termina il 7 maggio, pardon l'8
Ben tre pagine di un noto
quotidiano oggi sono state dedicate alla fine della seconda guerra mondiale
partendo da una data quella sbagliata della fine della guerra indicata nel 7 maggio,
in realtà il giorno successivo, ma per carità un refuso, seppur grave, non pregiudicherebbe
il resto del giornale se nel complesso la stessa storia fosse presentata nel
modo corretto e senza altri errori. Il pretesto della fine della guerra è
quello di parlare del ruolo dell’Italia al tavolo dei vincitori con l’aggravante
di aver in un primo tempo cospirato con i nazisti; così si presenta De Gasperi
al mondo con il peso di aver preso parte alla guerra dalla parte sbagliata. Ma
andando sul concreto si parla delle tre battaglie che hanno deciso la seconda
guerra mondiale: Stalingrado, El Alamein e Midway, Se guardiamo la cronologia
si dovrebbe andare al contrario, giugno Midway, Ottobre El Alamein, Novembre/Gennaio
Stalingrado per la cronologia. Ma seguiamo il narratore e partiamo da
Stalingrado, quello che colpisce è la narrazione viene sbagliato il nome del
cecchino russo (eppure era stato impersonato da Jude Law nel film di Annaud),
la ricerca di una via per il Caucaso era stata una necessità per andare verso i
pozzi petroliferi del luogo e certamente Stalingrado poteva essere appetibile per la
propaganda, ma i tedeschi disprezzavano i russi non solo Stalin, infine si fa
menzione del 13 gennaio 1943 come della data del ritiro del Corpo d’Armata
Alpino dal Don, magari fosse avvenuta in quella data, molti più ragazzi italiani
si sarebbero salvati, in realtà l’ordine venne dato 72 ore dopo e nonostante questo
i militari italiani scrissero pagine gloriose sulla via del ritorno a Nikolajewka.
Passiamo a El Alamein la sproporzione di mezzi fu enorme e nonostante questo,
il glorioso tattico e il pessimo stratega Rommel, come è stato identificato dall’autore
dell’articolo, peraltro sbagliando e di brutto e scopiazzando articoli strani
comparsi in rete, tenne testa all’esercito inglese che aveva un numero di carri
tre volte superiore. Giusto per la cronaca Rommel nemmeno era al fronte quando
cominciò l’attacco inglese a El Alamein, la spinta dell’esercito italo tedesca
si era esaurita e senza ulteriori mezzi sarebbe stato impossibile proseguire.
Eppure Rommel sia come stratega che come tattico aveva messo spesso in
difficoltà gli alleati, in Francia, in Libia, in Tunisia e anche in Francia, ma
l’articolista preferisce glissare. Su Midway poi la prosa è un po’ raffazzonata,
i giapponesi tentarono il colpo ma andò male per una questione anche di fortuna,
ma anche se fossero riusciti a sovvertire la battaglia, difficilmente avrebbero
vinto la guerra, in sei mesi avevano consumato tutte le risorse. Insomma anche
questa volta un’altra occasione persa per un’analisi più completa e più
attinenti alla realtà. La foto usata invece è reale ed è quella di Evgeny
Chaldej fotografo di guerra sovietico che immortala la posa della bandiera
rossa sul Reichstag, anche se quella foto non è del giorno identificato con fine guerra 8
maggio ma di quasi una settimana prima, ma poco importa
domenica 3 maggio 2020
Mariposa: Starway to Heaven
Menabrea un Presidente del Consiglio tutto dedito al Bilancio
Camillo penso Conte di Cavour
Contro la Corrazzata Reggio Emilia si lotta fino alla fine
Si andava in casa della capolista contro un gruppo che non ha mai perso e ha solo concesso un pareggio nelle partite precedenti. L’abbiam...
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Finale convulso al Palabrumar a 59 secondi dalla fine Borgnetto si accascia a centrocampo mentre aveva la palla, Boscaro si invola e Tres D...
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(fonte www.arkistudio.eu) TUA MADRE E’ MORTA La parola Collegio ha sempre evocato nelle menti di tutti una connotazione negativ...
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La partita perfetta non esiste di solito, ma quella disputata al Palabrumar, oggi, per l’Orange Futsal ha tutti i crismi per diventarla. U...