Il progresso non si ferma. Lo si può rallentare, ostacolare, perfino circondare di divieti — ma prima o poi passa. Nel 1865, la Gran Bretagna cercò di fermarlo con una bandiera rossa. È il cuore del celebre Locomotive Act, la prima legge al mondo che introdusse limiti di velocità per i veicoli a motore. Una norma che oggi ci fa sorridere, ma che allora sembrava necessaria.
Le “locomotive stradali” — antenate delle automobili — facevano paura. Sbuffavano vapore, facevano rumore, spaventavano cavalli e persone. Così il Parlamento impose una legge paradossale: 2 miglia orarie in città (3,2 km/h) e l’obbligo che ogni veicolo fosse preceduto da un uomo a piedi con una bandiera rossa. Il messaggio era chiaro: la modernità può arrivare, ma solo se cammina. Ma dietro la cautela si nascondevano anche interessi economici: carrettieri, compagnie ferroviarie e tutto il mondo del trasporto tradizionale cercavano di difendersi dal cambiamento. Un po’ quello che accade oggi con i dazi commerciali: strumenti pensati per tutelare settori in difficoltà, ma che spesso finiscono per frenare l’innovazione.
Il risultato? L’automobile in Inghilterra restò indietro di trent’anni, mentre nel resto d’Europa si sperimentava e si produceva. Ma non si fermò. Nel 1896, quella legge fu abolita e il futuro si rimise in moto. Il progresso, se anche lo obblighi a camminare, prima o poi corre.
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