Il segno
dei tempi che passa quando un idolo della tua gioventù, quello per cui tifavi
ai tempi dell’università milanese e che ti portava a San Siro a godere delle
sue giocate come Razor Wilkins trapassa,
è inevitabile. E allora andiamo di coccodrillo. Le frontiere erano riaperte da
poco tempo , dopo il poco brillante esordio di Joe Jordan e la meteora Luther
Blisset, ecco la coppia inglese che precedette il Milan degli olandesi Raymond
Colin Wilkins e Mark Hateley, un doppio indovinato in grado di aumentare l’autostima
dei tifosi del Milan. La capocciata di Hateley fu il preludio a un periodo di
successo, l’avvento di Berlusconi la consacrazione, il suo stile pacato pulito
in grado di aprire le difese avversarie. Era un Milan da Coppa Uefa ancora non
in grado di scalfire lo strapotere del Napoli di Maradona e della Juve di
Platini, ma ci fece fare quel salto di categoria quanto mai indispensabile e
malta per i successivi traguardi raggiunti dopo. Un quinto posto e una finale
di Coppa persa contro la Sampdoria di Souness l’epilogo di quella stagione, ma
i cross di Raymond Colin erano una spettacolo, allora ci divertivamo con poco
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