mercoledì 24 luglio 2013

Non siamo un paese Internazionalmente credibile


L’affaire kazako ha messo in luce un aspetto che tutti conosciamo ma che tendiamo a dimenticare spesso, ovverosia il fatto che la nostra credibilità internazionale è pari allo zero, si tratta di atteggiamenti e di immagine che paghiamo fin dalla fine del 1800; unico stato a essere sconfitto da un esercito in forze marzo 1896 ad Adua, circuito con il Patto di Londra del 1915 e poi sbeffeggiato dagli americani alla fine della prima guerra mondiale (il mito della vittoria mutilata). La falsa retorica e il mito dell’Impero con Mussolini, gli otto milioni di baionette sono li a documentare che fummo derisi e sbeffeggiati da tutti. Persino nell’armistizio fummo ondivaghi e non credibili e purtroppo a discapito della gente che pagò sulla propria pelle questa insipienza. Non andò meglio nel dopoguerra ammessi si al tavolo dei grandi ma sempre in posizione subalterna, più per il ruolo che potevamo avere – portaerei naturale nel Mediterraneo – che non per l’effettiva utilità. Anche la prima partecipazione alle missioni internazionali si risolse nel ridicolo. Chi si ricorda nel 1982 le navi che portavano i nostri bersaglieri in Libano ferme per guasti tecnici. I casi dell’Iman e quel che è peggio per i poveri marò – ancora in India e nessuno che ne parla più – sono due perle di inettitudine condite in salsa Kazaka (siamo parlando di una “repubblica” caucasica) Mancano gli uomini che si prendano le responsabilità che siano in grado di imporsi (l’ultimo forse fu Bettino Craxi contro Ronald Reagan ma si perde nella notte dei tempi) e che diano la giusta presenza. Temo però che vista la storia recente e un pedigree da costruire sia praticamente impossibile e quindi pronti alla prossima ennesima figuraccia

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