L’affaire kazako ha messo in luce
un aspetto che tutti conosciamo ma che tendiamo a dimenticare spesso, ovverosia
il fatto che la nostra credibilità internazionale è pari allo zero, si tratta
di atteggiamenti e di immagine che paghiamo fin dalla fine del 1800; unico
stato a essere sconfitto da un esercito in forze marzo 1896 ad Adua, circuito
con il Patto di Londra del 1915 e poi sbeffeggiato dagli americani alla fine
della prima guerra mondiale (il mito della vittoria mutilata). La falsa
retorica e il mito dell’Impero con Mussolini, gli otto milioni di baionette
sono li a documentare che fummo derisi e sbeffeggiati da tutti. Persino nell’armistizio
fummo ondivaghi e non credibili e purtroppo a discapito della gente che pagò
sulla propria pelle questa insipienza. Non andò meglio nel dopoguerra ammessi
si al tavolo dei grandi ma sempre in posizione subalterna, più per il ruolo che
potevamo avere – portaerei naturale nel Mediterraneo – che non per l’effettiva
utilità. Anche la prima partecipazione alle missioni internazionali si risolse
nel ridicolo. Chi si ricorda nel 1982 le navi che portavano i nostri
bersaglieri in Libano ferme per guasti tecnici. I casi dell’Iman e quel che è
peggio per i poveri marò – ancora in India e nessuno che ne parla più – sono due
perle di inettitudine condite in salsa Kazaka (siamo parlando di una “repubblica”
caucasica) Mancano gli uomini che si prendano le responsabilità che siano in grado
di imporsi (l’ultimo forse fu Bettino Craxi contro Ronald Reagan ma si perde
nella notte dei tempi) e che diano la giusta presenza. Temo però che vista la
storia recente e un pedigree da costruire sia praticamente impossibile e quindi
pronti alla prossima ennesima figuraccia
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