giovedì 18 luglio 2013

Ricordati che devi morire

In un momento di estrema difficoltà economica nazionale, in cui gli investimenti in comunicazione sono ridotti ai minimi, in cui ci si taglia le spese su cultura e modo di esternalizzare quello che uno fa c’è un sistema che ha preso il sopravvento ormai da tempo. Finito il tempo dei supermercati ora l’advertising si gioca tutto sul “caro” estinto.  E mentre l’estate regala ancora qualche comunicazione istituzionale su concerti e sagre paesane da Callianetto a Trofarello. La pubblicità vive tempi grami risollevati solo dal paradosso dell’ultimo viaggio. Dalle fiancate dei tram, ai posteriori dei bus, quei pochi che ancora viaggiano, ai favolosi 6  x 3 che ammiccano alla dignità dell’ultimo saluto. Il mondo è difficile ma almeno  facciamolo con stile verrebbe da dire. E così ogni volta che arrivo in paese c’è un gigantesco poster che mi ricorda quanto il tempo sia breve e che bisogna prepararsi all’estremo insomma come nel famoso film con Benigni e Troisi la risposta sarà banale: Mo’ me lo segno. Anche questi sono segni dei tempi mi piacerebbe se la pubblicità tornasse a recitare ben altri ruoli, ma vorrebbe dire che l’economia ha ripreso a girare e purtroppo questi messaggi più che al personale sembrano rivolti all’economia in generale. Sperem

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