In un momento di estrema
difficoltà economica nazionale, in cui gli investimenti in comunicazione sono
ridotti ai minimi, in cui ci si taglia le spese su cultura e modo di
esternalizzare quello che uno fa c’è un sistema che ha preso il sopravvento
ormai da tempo. Finito il tempo dei supermercati ora l’advertising si gioca
tutto sul “caro” estinto. E mentre l’estate
regala ancora qualche comunicazione istituzionale su concerti e sagre paesane
da Callianetto a Trofarello. La pubblicità vive tempi grami risollevati solo
dal paradosso dell’ultimo viaggio. Dalle fiancate dei tram, ai posteriori dei
bus, quei pochi che ancora viaggiano, ai favolosi 6 x 3 che ammiccano alla dignità dell’ultimo
saluto. Il mondo è difficile ma almeno
facciamolo con stile verrebbe da dire. E così ogni volta che arrivo in
paese c’è un gigantesco poster che mi ricorda quanto il tempo sia breve e che bisogna prepararsi all’estremo insomma come nel famoso film con Benigni e
Troisi la risposta sarà banale: Mo’ me lo segno. Anche questi sono segni dei
tempi mi piacerebbe se la pubblicità tornasse a recitare ben altri ruoli, ma
vorrebbe dire che l’economia ha ripreso a girare e purtroppo questi messaggi
più che al personale sembrano rivolti all’economia in generale. Sperem
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