Te ne sei andata dopo i rintocchi
della mezzanotte, dopo una vita gattesca trascorsa accanto a noi, ricordo
ancora le prime volte in cui da randagia ti affacciavi sul balcone di casa
nostra, un po’ furtiva, un po’ guardinga, alla ricerca di cibo e di qualche
carezza. Bastò poco per farci amare, una piccola sottiletta di formaggio, un
sapore e un gusto che è diventato una sorta di richiamo anche negli anni
successivi, quando pur non abbandonando i tuoi amati croccantini ti lasciavi
sedurre dal fascino del formaggio rappreso. Darti il nome di un leggendario
rivoluzionario messicano (Emiliano Zapata) era una sorta di inno alla tua
nascita e ai tuoi primi trascorsi. Quanti piccoli hai sfornato e che hai
accudito sulla balaustra e che poi hanno intrapreso fortune diverse in
differenti luoghi del biellese. Di te mi piaceva la tua indipendenza, la tua
intelligenza sopraffina nell’aprirti la porta di casa per venire a riposare all’interno,
ma anche la capacità di essere al tempo stesso confortante nei momenti un po’
tristi. Ti accovacciavi sul divano accanto a me e alla sera quando mi mettevo a
scrivere testi di lavoro, tu eri li, a vegliare sui miei errori e a condividere
un percorso insieme. La tua passione erano le scatole, non sapevi resistere,
grandi o piccole che fossero, nascoste tu le volevi provare tutte, la tua
curiosità era ammirevole e al tempo stesso coinvolgente. Il tuo cruccio: la
macchina dentro il cestino un vero travaglio, proprio come ieri pomeriggio
durante la tua ultima visita al veterinario. Un ultimo abbraccio ieri sera
premonitore di una fine vicina e purtroppo la macabra scoperta stamani accanto
alla tua poltrona preferita, quante ne abbiamo passate insieme cara Zappie e
grazie per la tua pazienza e per il tuo attaccamento. Se ne va un pezzo di noi,
dei nostri ricordi, della nostra vita di cui tu eri una parte importante
martedì 1 gennaio 2013
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