lunedì 1 maggio 2023

Il Nottingham Forest che scelse il colore della maglia in onore a Garibaldi

 

Storia e football non sono così distanti come può sembrare e, quando si dice che la storia dell’uomo ruota sempre attorno alle solite cose e le esigenze sono sempre le stesse, vale la pena di soffermarsi sui dettagli. Siamo a metà del 1800, gli stati nazionali sono ancora al di là da venire ma, dopo il periodo napoleonico, in tutta Europa, c’è un fermento per quelle popolazioni che cercano di costruire il loro Stato unitario e se nel 1830 i greci l’avevano trovata scrivendo pagine gloriose sul Missolungi (Byron), l’Italia che era ancora in nuce, grazie a un nutrito gruppo di esuli in Francia e in Inghilterra aveva un sacco di simpatie. A maggior ragione un nutrito gruppo di fan amava (non esisteva ancora Istagram) Giuseppe, detto Peppino, Garibaldi per le sue imprese al limite dell’impossibile. l’Uruguay (non quello di Suarez e Cavani) l’impresa Romana (Totti non c’entra) ma soprattutto la liberazione dal Sud Italia, non fu clamoroso al Cibali ma a Calatafimi e al Volturno si erano tutti passaggi per la gloria e le camice rosse erano diventate un simbolo di cui si parlava in tutta Europa. Fu così che nel 1865 in Inghilterra un gruppo di amici fondò la terza squadra di calcio presente nell’isola (la prima il Notts County) era il Nottingham Forest e come colore di maglia si scelse il rosso Garibaldi in onore proprio dei prodi garibaldini (grazie Andrea Santangelo per averlo ricordato). Nottingham ebbe il suo momento di gloria alla fine degli anni 70 del secolo scorso: un campionato inglese, ma soprattutto due Champions League, piccolo tra i potenti seppe imporre la sua legge calcistica prima dei grandi squadroni e se vogliamo un parallelismo con le truppe capitanate dal nizzardo Beppe ci sta proprio tutto. Ancora oggi quando un giocatore gioca come Luther Blisset al Milan, tanto per fare un paragone credibile, i tifosi del Forrest dicono: he’s not fit to wear Garibaldi

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