martedì 31 gennaio 2023

In fin dei conti è solo una partita


 

Articoli, proclami, hastag, tag, tifo viscerale e tanta troppa informazione, tra fanzine, webzine e bar sport improvvisati in cui vince chi la spara più grossa tutti vogliono dire la loro. Nel panorama giornalistico mentre ci lascia una grande firma come Perrone continua la ridda di voci incontrollate che animano e popolano l’universo del calcio straparlato. Dove la partita non è altro che un orpello sportivo che fa da contorno a tutto il resto. E così i soloni da divano, gli esploratori del risaputo che lo avevano detto, manco avessero frequentato Coverciano, sono pronti a pontificare su tutto il calcio minuto per minuto fuori dal campo. Io da buon tifoso, si ho detto proprio tifoso, del Milan guardo da fuori, sorrido, e non mi angustio più di tanto, ho seguito una squadra nelle polverose trasferte degli anni settanta contro team dell’est europeo che rispondevano al nome di Lokomotiv, Dinamo ecc, ho vissuto delusioni apotropaiche come a Verona, ho goduto del primo Milan di Silvio e l’apoteosi di Manchester e il delirio di Istanbul. Insomma ho trascorso una vita da sportivo da divano o da primo anello blu, cercando di non farmi domande ma solo di tifare a favore e contro (inutile farsi belli dicendo che non vai allo stadio per tifare contro, lo fai lo fai) e ho sempre percepito come devi godere con moderazione dei momenti belli e non incazzarti in quelli in cui non ne azzecchi una. Forse sarà per questo che mi piace la scrittura del giornalista del Foglio Jack O’Malley che prende in giro il sistema pedatorio, da par suo, alla stregua di un normale avventore di un pub. Dovremmo tutti guardarlo questo sport con la stessa attenzione, ne guadagneremmo in salute e non ci faremmo un fegato grosso così. Per inciso le cinque pere prese dal Sassuolo non mi hanno fatto piacere ma fanno parte del cerchio della vita, a volte vinci, a volte perdi ma carpe diem, goditi il momento, anche su un campo da calcio  

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