Articoli, proclami, hastag, tag,
tifo viscerale e tanta troppa informazione, tra fanzine, webzine e bar sport improvvisati
in cui vince chi la spara più grossa tutti vogliono dire la loro. Nel panorama
giornalistico mentre ci lascia una grande firma come Perrone continua la ridda
di voci incontrollate che animano e popolano l’universo del calcio straparlato.
Dove la partita non è altro che un orpello sportivo che fa da contorno a tutto
il resto. E così i soloni da divano, gli esploratori del risaputo che lo avevano
detto, manco avessero frequentato Coverciano, sono pronti a pontificare su
tutto il calcio minuto per minuto fuori dal campo. Io da buon tifoso, si ho
detto proprio tifoso, del Milan guardo da fuori, sorrido, e non mi angustio più
di tanto, ho seguito una squadra nelle polverose trasferte degli anni settanta
contro team dell’est europeo che rispondevano al nome di Lokomotiv, Dinamo ecc,
ho vissuto delusioni apotropaiche come a Verona, ho goduto del primo Milan di
Silvio e l’apoteosi di Manchester e il delirio di Istanbul. Insomma ho trascorso
una vita da sportivo da divano o da primo anello blu, cercando di non farmi
domande ma solo di tifare a favore e contro (inutile farsi belli dicendo che
non vai allo stadio per tifare contro, lo fai lo fai) e ho sempre percepito
come devi godere con moderazione dei momenti belli e non incazzarti in quelli
in cui non ne azzecchi una. Forse sarà per questo che mi piace la scrittura del
giornalista del Foglio Jack O’Malley che prende in giro il sistema pedatorio, da
par suo, alla stregua di un normale avventore di un pub. Dovremmo tutti
guardarlo questo sport con la stessa attenzione, ne guadagneremmo in salute e
non ci faremmo un fegato grosso così. Per inciso le cinque pere prese dal
Sassuolo non mi hanno fatto piacere ma fanno parte del cerchio della vita, a
volte vinci, a volte perdi ma carpe diem, goditi il momento, anche su un campo
da calcio
martedì 31 gennaio 2023
In fin dei conti è solo una partita
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