lunedì 12 luglio 2021

Il limite da non superare


Siamo ancora ebbri della sbornia di vittoria della Nazionale di calcio che ha fatto riscoprire, anzi per meglio dire tirar fuori dagli armadi, quelle bandiere tricolori, misto naftalina che riscopriamo solo dietro imprese sportive. Si sa lo sport è un linguaggio universale, che fa la fortuna anche di nazioni e che fa dimenticare problemi e aiuta a superare momenti difficili. Per l’Italia è stato così nel 1982, nel 1990 con le notti magiche, con l’europeo scippato dalla Francia con il golden goal di Trezeguet, le notti tedesche del 2006 e ora quelle post pandemia. Certo quelle antiche erano situazioni pre smartphone in cui la gioia e la festa erano condivise dal vivo o rimandate a qualche scarna fotografia da tramandare ai nipoti. Oggi nella società dell’immagine perenne con tutti i profili social attivi, la documentazione immediata è la ricetta, un reality alla Truman show continuo in cui ogni persona è un attore consumato. E quelli che erano icone di giornalismo e di professionalità invece di ergersi nel loro mestiere in modo professionale, tolti i freni inibitori sono diventati attori, anche loro della peggior risma. Perché questa invettiva e filippica ? Per diversi motivi che forse non interesseranno ai più, ma che mi lasciano basito. Innanzitutto i colleghi giornalisti, sentire fior di professionisti che nel commento di una partita si lasciano trascinare dal tifo più estremo, forse per arringare le folle, non depone alla categoria, si deve applaudire alla giocata dell’avversario di turno e commentare con distacco, senza infierire anche le provocazioni. Ci pagano per essere dei giudici attenti e scrupolosi. I giocatori poi, esistono regole non sportive ma etiche che prevedono comportamento corretto (evitando le manfrine in cui si chiede di continuo il cartellino per il giocatore avversario, c’è li l’arbitro, provvederà lui nel caso) e soprattutto sappiano gestire sia la sconfitta che la vittoria. Togliersi una medaglia per essere arrivati secondi perché ? qual è l’insegnamento che si da alle giovani generazioni ? Che conta solo arrivare primi ? Che la vita sarà tappezzata di fiori e rose se sei vincente. E se vinci, citando un vecchio statista come W. Churchill sii magnanimo. Urlare in faccia ai tifosi avversari sapendo di essere ripreso “dovete mangiare ancora tanti spaghetti” farà sorridere forse sul momento il proprio schieramento, ma alla successiva occasione in cui non vinci, cosa ti potrà urlare l’avversario a proposito degli amati maccheroni? Gioisci per la tua vittoria e abbraccia l’avversario con cui ti sei scontrato. Gli esempi positivi non mancano: Pep Guardiola che bacia la medaglia d’argento nella finale di Champions o il sorriso serafico di Louis Enrique sconfitto (e peraltro maltrattato pesantemente dalla vita) che trasmette serenità e accettazione sono due facce di una medaglia che dà speranza per il futuro. A volte il successo nella vita passa da momenti come quelli celebrati dai perdenti e sempre per citare Churchill “il successo è la capacità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo”

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