103 anni fa i nostri nonni in
questi giorni cercavano di dare un futuro alle speranze dell’Italia, sul Piave,
anche nonno Beppe, a pochi km dalla sua Carbonara imbracciava il suo Carcano
per respingere gli ultimi assalti di un Impero che si stava disgregando. Quelli
contro cui lottavamo erano tedeschi, cecoslovacchi, croati, sloveni, stranieri
a casa nostra che con tanta baldanza cercavano di riconquistare territori che
avevano perso 50 anni prima. Era una lotta senza quartiere fatta di assalti e
controassalti, decine di ponti buttati sul fiume per cercare di passare e di
aprirsi la strada verso la bassa veneta. Arditi fanteria, alpini, nessuno volva
mollare, era un Italia che dopo Caporetto aveva riacquistato fiducia, era la
lotta per la sopravvivenza di una giovane nazione contro un vecchio impero.
120.000 austriaci e 90.000 italiani vennero messi fuori combattimento in quei
quindici giorni della battaglia del Solstizio d’Estate. Storie di eroismo come
quella del biellese Costantino Crosa MOVM, o di Francesco Baracca che perì proprio
quei giorni al culmine di un combattimento aereo. Storie della nostra
Repubblica che ancora a distanza di un secolo vivono nei nostri ricordi. E come
mi raccontava nonno Beppe durante la mia infanzia: “in quei giorni eravamo
stanchi, sporchi, affamati ma lucidi e attenti perché sapevamo che ogni momento
poteva essere decisivo”. Una sensazione che avrebbe provato anche qualche
settimana dopo quando fu uno dei primi a passare il Piave, direzione Vittorio
Veneto
giovedì 24 giugno 2021
La battaglia del Solstizio d'Estate, quando l'Italia era sotto pressione ma vinse
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