Insomma
tanto tuonò che piovve: mobilitazioni popolari, la solita petizione su Change
org e alla fine la Rai ha partorito il topolino: la trasmissione, o meglio il
Canale, è salvo ecco il comunicato Luce Rai in cui si dice tutto e il contrario
di tutto : l'amministratore
delegato ha spiegato che non c'è alcuna volontà di chiudere nè
accorpare i canali Rai Storia e Rai Sport. Secondo Salini si tratta solo di ipotesi
riconducibili a simulazioni e scenari volti ad affrontare la situazione
economica. Ma l’idea è
che al momento non se ne farà niente e tutto rimarrà immutabile come i
programmi a volte vecchi, altre volte riproposti, altre volte ancora in onda lunghe
disquisizioni soporifere su temi triti e ritriti.
Ecco forse poteva essere l’occasione buona per
rivitalizzare un tema o meglio la storia come elemento e materia utile per
confronti, palestre di incontri, saggi, libri e magari attualizzarla e renderla
appetibile alle giovani generazioni. Ad esempio domani sera (oggi per chi
legge) sul canale troviamo la visione di un film dedicato alla prima guerra
mondiale (torneranno a fiorire i prati di Ermanno Olmi) la guerra sugli Altipiani.
Magari la visione del film poteva essere accompagnata da documentari o da
servizi dedicati al fronte italiano, alla recensione di libri legati alla Prima
guerra mondiale a trasmissioni sulle armi utilizzate al fronte, a un dibattito
politico/militare sulla Grande Guerra (in fin dei conti sono 102 passati dalla
fine del conflitto, magari legandola nei giorni successivi alla pandemia della
Spagnola), alla visione di video dedicati su you tube sull’argomento (che
possono appassionare i più giovani) alla presentazione dei medagliati italiani,
alla disquisizione per esempio sulle formazioni austriache (chi avevamo di fronte,
boemi, sloveni, croati, ungheresi o italiani di origine). Oppure parlare dell’economia
di guerra, del ruolo delle donne, dei canti e dei giornali presenti al fronte,
della retorica e della propaganda.
Sono veramente mille e più lavori che potevano
dare una chiave di lettura dell’evento e invece nulla. Io avrei proposto anche se
si voleva fare audience una maratona di film sulla Grande Guerra (niente di
nuovo sul fronte occidentale, giovani aquile, war horse, 1917, il battaglione
perduto, la grande guerra ecc.) Invece la visione corre il rischio di essere
polverosa, paludata, per pochi ma non per tutti (ma in questo caso al
sottoscritto piacerebbe la platea fosse la più ampia possibile). La storia è il
giornalismo del passato, le esigenze di chi ha vissuto in passato sono le
stesse che viviamo quotidianamente, leggevo a proposito del 1853 dell’epidemia
di colera che colpì il Piemonte, Cavour doveva decidere se effettuare
quarantena o meno (l’odierno lockdown) ma lui si battè contro il parere del Consiglio
della Salute perché il paese doveva andare avanti e non chiudere. Come vedete
argomenti simili al nostro presente, allora, quello che mi chiedo e che vorrei è
un linguaggio che fosse il più possibile comprensibile e popolare, questo
gioverebbe molto alla storia e anche agli italiani e, probabilmente, renderebbe
appetibile la storia, anche su una rete pubblica.
Ottimo! Spero vivamente eliminino programmi meno educativi.. Ma a quando un tuo podcast, Beppe?
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